sente lui il gioco di tutti i fiumi
ghiacciati, e il rumore del tempo,
sente, e il suo stesso volto: l’età
tra le brume rivela il canto,
rifugiandosi nell’avvilimento del fuoco,
appena riempito l’avvinghiato orlo
“ama e loda: i fiori, oh Impotente!
per arrivare, tingiti dove si parla
una lingua come questa!, poi rallegrati
come morte spezzata: negli stessi giorni
la nostra potenza, i miei rozzi insegnamenti!,
è quella Natura, è quel fine lassù – lo sento! –:
più d’ogni altra cosa va lentamente:
ah le più dolci afflizioni!:
lotta accompagnato dal cuore
e odora i ventri del piacere
e ridi e piangi e annusa la non facile
danza!” – non rimane qui, è usato: come
un paziente, va a conoscersi nel meno
pieno argomento, egualmente viene
viene a proclamarsi ‘sostituzione del giorno’
“dov’è il Lemano?, lo vedi?, fu davvero vero?” –
simile a gioiello che si risolve – che ha maturata,
veramente!, l’occasione del tempo – va mutando:
col lume grigio del braccio,
luoghi diversi e ghiaccio
mutano raccolti e meraviglie seguenti,
acque di persone e presenze furenti:
delle volte è caparbio!, questo l’autorizza
già a dirigersi, a indossare sensatezza
fino all’insuccesso e al suo puro fallimento
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