1.
Non s'impara più –
bile ed elemosina,
vento di lame.
2.
L'arrotino va,
sull'ultimo asfalto,
ruggine e luce.
3.
Estro di lame,
nel crepuscolo solo,
non s'impara più.
4.
Strade deserte,
l'ultimo arrotino,
bile nel cuore.
5.
Un'estrosità:
affilare memorie
che più non tagliano.
6.
Non c'è più mestiere,
solo un filo di voce:
la strada muore.
7.
Arrotino cieco,
strozza l’eco lontana
di un’arte perduta.
8.
Ultima ruota,
l'arrotino si ferma –
tagli in un cielo.
9.
Non si arrota più:
la bile avvelena il
silenzio obliquo.
10.
Nella nebbia,
una lama dimentica
urla il suo lustro.
11.
Tra i vicoli spenti
estro d’arrotino:
lamine d’aria.
12.
Un vecchio grido,
la strada lo cancella –
ruote di polvere.
13.
Bile e mestizia,
tagliente, affila il vento
strade perdute.
14.
Mani tremanti
su una mola mutata,
l'ultimo cerchio.
15.
Strade deserte,
un canto s’affila in
miseria e bile.
16.
Ultimo estro,
nelle lame il riflesso
del tempo morto.
17.
L'arrotino tace,
mola che non si spegne
nel suo desio.
18.
Che cosa resta?
Un filo d’estro e bile,
vuote promesse.
19.
Il grido muore,
strade senza ascolto e
bile di vita.
20.
Sulla soglia,
l’arte che fu strada
cade nel nulla.
____
Questi venti haiku nascono dall’elaborazione poetica di un’immagine sospesa tra nostalgia e disillusione, ispirata alla figura dell’arrotino come metafora del tempo che passa, della perdita di abilità e tradizioni, e di un mondo ormai scomparso. Ogni haiku esplora aspetti diversi di questa scena:
1. Decadenza del sapere – Il progressivo oblio dell’arte di arrotare, simbolo di un’umanità che dimentica.
2. Solitudine urbana – Un personaggio che si muove in un paesaggio desolato, dove persino l’asfalto sembra dimenticarlo.
3. Arte perduta – L’antica manualità contrapposta all’ineluttabile fine.
4. Declino umano – La bile come metafora della fatica e dell’amarezza di vivere una realtà che non riconosce più il suo valore.
5. Memorie affilate – L’idea che affilare coltelli diventi un gesto simbolico per risvegliare ricordi sbiaditi.
6. Silenzio e morte – La strada, ormai muta, simboleggia l’estinzione di mestieri e storie.
7. Fragilità dell’arte – L’arrotino diventa cieco, incapace di distinguere tra ciò che resta e ciò che è già perso.
8. Lama nel cielo – Le lame si fondono con l’orizzonte, un’ultima traccia della presenza umana.
9. Erosione del mestiere – Il mestiere non serve più, come un filo di lama che non può più tagliare.
10. Eco di metallo – La lama e la sua lucentezza rimangono come ultimi frammenti di un passato prezioso.
11. Risonanza del vuoto – Gli spazi urbani diventano cassa di risonanza di un’arte in via di sparizione.
12. Grido spezzato – L’urlo dell’arrotino si dissolve nel tempo e nella dimenticanza.
13. Poesia urbana – La bile e la strada formano una coppia emblematica di abbandono e resistenza.
14. Fine circolare – La mola, simbolo di eterno ritorno, si spezza nell’ultima ripetizione del gesto.
15. Bile e malinconia – Una fusione tra la fatica fisica e quella emotiva di continuare un lavoro non più necessario.
16. Sguardo riflesso – La lama come specchio del passato, ma anche come arma contro un presente privo di bellezza.
17. Ultima speranza – Un desiderio che non si spegne, nonostante la resa.
18. Fine dell’estro – Riflessione sull’arte e sullo svuotarsi delle sue promesse con il mutare dei tempi.
19. Assenza d’ascolto – La società che non ascolta più chi, un tempo, ne era parte essenziale.
20. Nulla finale – La soglia del vuoto è attraversata; l’arte e l’uomo si perdono nel nulla.
Insieme, questi haiku creano un’atmosfera di malinconia e bellezza fragile, in cui ogni immagine evoca il legame tra un antico mestiere e il destino universale di ciò che si dimentica.