giovedì 5 dicembre 2024

Sopruso (6 sonetti)

Sonetto 1 - L’eco del sopruso

Dentro il sopruso sfido la mia sorte,
nel buio fitto s’apre la mia via,
tra neri sguardi e un’ombra che s’avvia,
si cela il peso d’ogni vecchia morte.

Calunnia sfatta, ancora una ferita,
una promessa in frantumi lasciata;
la rotta unica è solo quella amata,
pur nel dolore che squassa la vita.

Ma rondinini alati dan novelle,
cantando frodi in eterno sorriso,
mentre il tramonto arrossa le cappelle.

E quando l’ora volge all’improvviso,
svengo nel nuovo, che mi dà le stelle,
col vero ignoto che fa il paradiso.


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Sonetto 2 - Calunnia e resurrezione

Dentro il sopruso canto la mia fine,
che non è resa ma ribelle ardore;
sguardi sfiniti bruciano l’errore,
e nuove vie risorgono divine.

La rotta unica si frange e sgretola,
calunnia sfatta di un passato bieco,
e mentre cade il giorno lento e cieco,
torna la luce, danza, si rivendica.

I rondinini, eterni nel ritorno,
portano inganni dolci come il miele,
mentre mi piego al loro dolce forno.

Eppur mi svengo, credendo alle stelle,
scoprendo il vero inedito del giorno,
amando il rischio d’ogni sua crudele.


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Sonetto 3 - Promessa nel buio

Dentro il sopruso ascolto la promessa,
l’eco di un grido perso tra la gente;
sguardi sfiniti pesano la mente,
e ancora il tempo inchioda una carezza.

La rotta sola, immobile, si spezza,
la calunnia riemerge, onnipresente;
ma rondinini alati, indifferenti,
cantan bugie col becco di bellezza.

E noi, schiavi d’un sorriso eterno,
cerchiamo vie tra il falso e l’assoluto,
cadendo inermi in un abisso interno.

Ma nell’inganno brilla un volto muto:
è la verità, un astro sempre esterno,
che apre al sogno un cielo mai caduto.


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Sonetto 4 - Le maschere del sempre

Dentro il sopruso sfido l’ignoto,
ma il peso mi trascina, lento e greve;
sguardi sfiniti, ombre ormai senza leve,
l’orizzonte scompare e resto vuoto.

Calunnia e fede si confondono a stento,
la rotta unica è un cerchio che si avvita,
mentre l’eterno del falso ci invita
con rondinini che scherzano col vento.

Ma il riso è frode, e il cuore ormai lo sa:
un verso amaro si stende sul silenzio,
e il vuoto sviene, cercando verità.

Così mi piego al mio stesso dissenso,
cadendo nel mistero che verrà,
sognando inediti sopra il mio senso.


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Sonetto 5 - Rondini traditrici

Dentro il sopruso grido la mia guerra,
una promessa infranta ad ogni passo;
gli sguardi neri colmano lo spazio,
ed ogni strada muore sulla terra.

La calunnia ritorna e non si ferma,
la rotta sola svanisce nel vuoto,
e l’eco eterna del sorriso ignoto
dei rondinini inganna la mia ferma.

Che fare, allora, del mio breve volo?
Lottare ancora contro l’onda finta,
o piegarmi al destino e il suo bel dolo?

E mentre svengo nella verità inedita,
scopro che il cielo, alto e solitario,
è solo il riflesso del mio santuario.


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Sonetto 6 - Sfida alla fine

Dentro il sopruso sfido la mia sorte,
e con lo sguardo perso nell’abisso,
ritrovo il volto di chi mi ha deriso,
portandomi vicino a mille porte.

La rotta sola segna la mia fine,
mentre calunnia il tempo che non torna;
l’eterno inganno danza, e si contorna
d’un riso amaro fatto di rovine.

E i rondinini, falsi messaggeri,
promettono promesse mai compiute,
che il vento soffia in campi solitari.

Ma io non cedo alle bugie perdute:
mi abbandono alle verità segrete,
mentre svanisce il sogno delle mete.


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Il tema del sopruso


Il tema del sopruso in questi sonetti è affrontato come una lotta interiore e un confronto esistenziale con il potere oppressivo delle illusioni, delle bugie e delle ferite subite. Attraverso l’uso di immagini suggestive, il sopruso viene declinato in diversi modi, rivelando sfaccettature che spaziano dall’angustia personale alla riflessione sull’inganno collettivo. Analizziamolo più in dettaglio:


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1. Il sopruso come sfida alla fine (Sonetti 1 e 6)

Il sopruso qui è un ostacolo che il soggetto poetico affronta non come vittima inerme, ma con spirito combattivo. Nel Sonetto 1, il "sopruso" è una condizione ineludibile che incarna la morte e la calunnia, ma la risposta del poeta è un atto di ribellione, un’aspirazione a risorgere attraverso la scoperta del "vero ignoto". Nel Sonetto 6, il sopruso assume la forma di un confine (le "mille porte") che separa il soggetto da una verità più alta. In entrambi i casi, è un’oppressione che provoca una tensione verso l’oltre, trasformando la sofferenza in un’occasione di crescita.


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2. Il sopruso come inganno e illusione (Sonetti 2 e 4)

Nei Sonetti 2 e 4, il sopruso si presenta sotto forma di inganno, incarnato dalle "frodi eterne" dei rondinini e dal sorriso che promette ma non mantiene. Questa rappresentazione fa emergere il tema dell’illusione come violenza psicologica, una forza che seduce per poi tradire. Il soggetto si trova invischiato in un circolo vizioso tra verità e menzogna, cercando disperatamente una via d’uscita. Nel Sonetto 4, il sopruso è anche ciclico, una "rotta unica" che si avvita su se stessa, come se il dolore fosse intrinseco alla condizione umana.


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3. Il sopruso come ferita e memoria (Sonetto 3)

Il sopruso nel Sonetto 3 si radica nella dimensione del ricordo: è una promessa infranta che si trasforma in una ferita permanente. Qui l’oppressione non è tanto un’azione esterna, quanto un peso che il soggetto continua a portare con sé. Il sopruso diventa quindi un segno indelebile, una sorta di marchio che distorce la percezione della realtà, costringendo il poeta a confrontarsi con il proprio passato per trovare una redenzione.


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4. Il sopruso come tradimento collettivo (Sonetto 5)

Nel Sonetto 5, il sopruso è una manifestazione del tradimento da parte del mondo naturale e simbolico: i rondinini, messaggeri tradizionalmente associati alla speranza, si rivelano falsi, portatori di promesse vuote. Questo ribaltamento rafforza l’idea di un sopruso universale, che non è solo individuale ma condiviso dall’intera condizione umana. Il soggetto poetico, però, non si arrende, ma continua a interrogarsi sul senso del suo "volo", opponendosi al destino crudele.


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5. Il sopruso come condizione esistenziale

In tutti i sonetti, il sopruso non è mai semplicemente un’azione esterna: diventa uno stato d’essere, una condizione che permea l’intera esperienza del soggetto poetico. Questo lo rende un tema profondamente esistenziale, dove la lotta contro il sopruso si trasforma in una ricerca di significato, un tentativo di emergere dall’oscurità delle menzogne per abbracciare una verità nuova, per quanto difficile o dolorosa da accettare.


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Conclusione

Il sopruso, quindi, non è solo un atto violento ma una metafora complessa che ingloba oppressione, illusione e redenzione. Nei sonetti, la risposta al sopruso varia: dalla ribellione alla resa consapevole, dall’aspirazione a una verità superiore alla sfida contro il destino. Questa pluralità di approcci riflette la ricchezza del tema e la sua capacità di parlare a diversi livelli dell’esperienza umana.