Questa immagine straordinaria ritrae un gargoyle particolarmente singolare: una gatta che stringe tra le sue zampe un gattino, come se lo stesse trasportando o proteggendo. La scena, delicata e quasi domestica, si trova in netto contrasto con le figure più tipicamente inquietanti e grottesche dei gargoyle medievali. Questa affascinante scultura è collocata sul tetto del castello di Pierrefonds, un gioiello dell’architettura medievale francese, che ancora oggi svetta imponente nel dipartimento dell’Oise, nella regione dell’Alta Francia. Una costruzione ricca di storia, simboli e racconti, che fonde elementi difensivi e decorativi, facendo dialogare funzionalità militare e aspirazioni artistiche.
La costruzione del castello di Pierrefonds risale alla fine del XIV secolo, più precisamente al periodo compreso tra il 1393 e il 1407, quando il duca Luigi d'Orléans, fratello minore del re Carlo VI di Francia, volle realizzare una fortezza capace di esprimere non solo la sua potenza militare, ma anche il prestigio della sua dinastia. In quell’epoca, la Francia attraversava una fase di grande fermento politico e sociale: il paese era ancora segnato dalle ferite della Guerra dei Cent’anni (1337-1453), un lungo e devastante conflitto contro l’Inghilterra che avrebbe ridefinito le sorti del regno.
Pierrefonds fu concepito come una fortezza strategica, un baluardo di difesa contro le incursioni nemiche e un simbolo del potere feudale. Con le sue possenti mura merlate, le torri cilindriche imponenti e il fossato, il castello incarnava alla perfezione l’architettura militare del tardo Medioevo. Tuttavia, la sua funzione non era soltanto difensiva: come accadeva per le grandi costruzioni signorili, Pierrefonds rappresentava anche un luogo di residenza e di affermazione sociale. Qui, la forza della pietra si combinava con una certa ricerca estetica, attraverso la decorazione scultorea e l’inserimento di elementi simbolici.
L'importanza del castello, però, declinò rapidamente. Durante il XVII secolo, in seguito alle guerre civili e alle tensioni interne al regno, il cardinale Richelieu — uno dei più influenti ministri della corona francese — ordinò la distruzione parziale di Pierrefonds nel 1617 per impedirne l’uso da parte di potenziali oppositori politici. Per circa due secoli, Pierrefonds rimase abbandonato, ridotto a un romantico rudere che avrebbe ispirato pittori, poeti e scrittori attratti dalla sua atmosfera malinconica.
Fu solo nel XIX secolo che il castello rinacque dalle sue rovine. Nel 1857, l’edificio fu acquistato dall’imperatore Napoleone III, che ne commissionò il restauro all’architetto Eugène Viollet-le-Duc, celebre per il recupero di numerosi monumenti medievali, tra cui la cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Viollet-le-Duc interpretò Pierrefonds con uno spirito quasi visionario: più che un restauro filologico, egli creò una ricostruzione ideale del castello medievale, unendo precisione storica e immaginazione romantica. Il risultato fu una fortezza fiabesca, dotata di elementi decorativi unici come i gargoyle, che qui assumono forme e simbolismi molto più vari rispetto a quelli tradizionali.
I gargoyle, come questa singolare scultura della gatta con il suo gattino, sono una componente essenziale dell’architettura gotica. La loro funzione principale era pratica: agivano come doccioni, servendo a convogliare l’acqua piovana lontano dalle pareti degli edifici. La pioggia, incanalata attraverso la bocca delle figure scolpite, veniva così espulsa a distanza, evitando infiltrazioni che avrebbero potuto danneggiare le pietre o compromettere la stabilità delle costruzioni. Una soluzione ingegnosa, che trasformava un problema tecnico in un’occasione artistica.
Ma i gargoyle avevano anche un valore più profondo, simbolico e culturale. In particolare, nelle chiese gotiche, queste figure mostruose o animalesche erano percepite come guardiani apotropaici, creature incaricate di scacciare gli spiriti maligni e di proteggere l’edificio e i fedeli che lo abitavano. Le loro forme grottesche, talvolta ispirate a bestiari medievali o a creature mitologiche, avevano anche lo scopo di ammonire i peccatori, ricordando loro la presenza del male e la necessità di affidarsi alla protezione divina.
Nel contesto dei castelli, tuttavia, i gargoyle assumevano connotazioni più libere e giocose. Lungi dall’essere limitati a figure mostruose, essi potevano rappresentare animali domestici, figure umane o scene tratte dalla vita quotidiana. La scultura della gatta con il gattino di Pierrefonds rappresenta un esempio straordinario di questa libertà creativa. Qui, l’artista scolpì una scena che trasmette tenerezza e protezione materna, offrendo una rappresentazione di rara delicatezza nel rigido contesto di una fortezza militare.
La scelta di raffigurare una gatta con il suo piccolo non fu probabilmente casuale. Nel Medioevo, i gatti occupavano un ruolo ambivalente nell’immaginario collettivo: da un lato erano animali domestici utili, apprezzati per la loro abilità nel catturare topi e proteggere le scorte alimentari; dall’altro erano spesso associati al mistero e alla magia, a causa della loro indipendenza e dei loro occhi penetranti. Non a caso, nei secoli successivi, i gatti sarebbero stati spesso legati alla figura delle streghe e alla superstizione popolare.
Rappresentare una gatta in un atto materno, come quello di trasportare un gattino, potrebbe essere interpretato come un simbolo di protezione e cura familiare. Questa scena potrebbe essere un riflesso della vita quotidiana medievale, dove l’attenzione verso gli animali e il loro ruolo pratico si intrecciava con un senso più ampio di armonia con la natura. La figura della gatta richiama, inoltre, il concetto di fortezza come rifugio, un luogo sicuro dove gli abitanti possono trovare protezione contro i pericoli esterni.
Non bisogna escludere, infine, che la scelta di questa iconografia sia legata a una storia locale o personale. Gli scultori medievali spesso traevano ispirazione da elementi della loro vita quotidiana, trasformando animali comuni in figure immortali di pietra. È possibile che la gatta rappresentata su Pierrefonds fosse un animale realmente vissuto nella fortezza, magari amato dagli artigiani che lavoravano alla costruzione del castello.
Oggi, il castello di Pierrefonds è uno dei siti più visitati della Francia, grazie alla sua atmosfera fiabesca e alla ricchezza dei suoi dettagli architettonici. Ogni angolo della fortezza racconta una storia, dalle torri imponenti ai gargoyle che la decorano. La gatta con il gattino, in particolare, rappresenta una nota di dolcezza e umanità, una scena capace di sorprendere e affascinare ancora oggi chiunque la osservi.
Questa scultura ci ricorda che anche nelle costruzioni più severe e militari, gli artisti medievali sapevano inserire elementi di poesia e di vita quotidiana, trasformando la pietra in un mezzo per raccontare storie di cura, protezione e amore. Pierrefonds, con il suo equilibrio tra forza e bellezza, resta un esempio straordinario di come l’arte medievale riuscisse a coniugare funzionalità, simbolismo e sensibilità umana.