giovedì 13 febbraio 2025

Ninetto e Pasolini: il sorriso dell’innocenza, l’ombra del genio

Questo testo non è un vero e proprio saggio ma un racconto che esplora il rapporto tra Pasolini e Davoli, intrecciando cinema, vita privata, cultura dell'epoca, emozioni e significati più profondi. Un viaggio nei sentimenti, nell'arte e nelle contraddizioni di un'amicizia che ha segnato la storia del cinema italiano.

UN INCONTRO DESTINATO A CAMBIARE IL CINEMA E LE LORO VITE

Roma, primi anni Sessanta. L'aria è ancora densa delle cicatrici della guerra, ma qualcosa sta cambiando. Il boom economico avanza, le televisioni iniziano a comparire nei salotti degli italiani e il cinema si divide tra il neorealismo che si spegne e le luci colorate del consumismo nascente. In questo scenario, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, si aggira per le borgate romane con il suo sguardo attento, alla ricerca di volti autentici, di quei ragazzi che popolano le sue poesie e i suoi romanzi, con il loro linguaggio crudo e la loro bellezza spontanea.

È in una di queste esplorazioni che incontra Ninetto Davoli. Il giovane, con i suoi capelli ricci, il sorriso aperto e l’energia incontenibile, non ha la minima idea che quell’uomo dall’aria assorta e dallo sguardo penetrante sta per cambiare la sua vita per sempre. Pasolini non è solo un intellettuale, è un uomo in costante ricerca. Ha già raccontato il sottoproletariato romano in Ragazzi di vita e Una vita violenta, ha già fatto scandalo con i suoi romanzi e le sue idee politiche, ha già conosciuto l’ostracismo e le accuse di immoralità. Eppure, davanti a quel ragazzo, avverte qualcosa di nuovo: non è solo un volto perfetto per il cinema, è un’idea, una presenza che racchiude quella purezza che il progresso sta cancellando.

Per Ninetto, che fino a quel momento ha vissuto una vita semplice tra scuola, amici e strada, l’incontro con Pasolini è un tuffo in un mondo sconosciuto. Non ha mai pensato al cinema, non sa cosa significhi essere attore, eppure si lascia trascinare da quell’uomo carismatico, con il quale inizia un’amicizia che sfugge a ogni definizione convenzionale.

DA "UCCELLACCI E UCCELLINI" AL MITO: LA NASCITA DI UNA MUSA

Il primo film in cui Ninetto appare è Il Vangelo secondo Matteo (1964), dove ha un piccolo ruolo, ma è con Uccellacci e uccellini (1966) che diventa davvero la musa pasoliniana. Accanto a Totò, emblema della cultura popolare italiana, Davoli porta sullo schermo una leggerezza che è quasi rivoluzionaria. Il film è un'allegoria, un viaggio attraverso un'Italia in trasformazione, e la presenza di Ninetto è il cuore pulsante di questa trasformazione. Il suo personaggio non è solo un ragazzo di borgata, ma la rappresentazione di un’innocenza che il mondo sta perdendo, un’energia vitale che Pasolini vorrebbe salvare dall’omologazione del potere e del consumismo.

Le riprese del film sono per Ninetto un’esperienza incredibile. Lui non è un attore nel senso tradizionale del termine: non recita, vive davanti alla macchina da presa. Pasolini lo lascia libero, lo guida senza costringerlo, lo osserva con uno sguardo quasi innamorato, affascinato da quella naturalezza che non si può insegnare.

Il film esce e il pubblico si innamora di Ninetto. La sua risata spontanea, il suo modo di muoversi leggero e scanzonato conquistano tutti. Ma il rapporto tra lui e Pasolini va ben oltre il cinema. Tra i due nasce un legame che sfida ogni categorizzazione: è un’amicizia, è un rapporto padre-figlio, è una forma di amore che non ha bisogno di definizioni. Pasolini vede in Ninetto un rifugio, una presenza che lo salva dalla sua stessa inquietudine.

UN’AMICIZIA CHE RESISTE AL TEMPO E ALLE PROVE DELLA VITA

Con il passare degli anni, Ninetto diventa una presenza fissa nei film di Pasolini. È in Teorema (1968), Porcile (1969), Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle Mille e una notte (1974). Ogni volta, il suo ruolo è quello di un’innocenza ostinata, di un ragazzo che sembra sfuggire alla corruzione del mondo adulto.

Ma il rapporto tra i due non è privo di momenti difficili. Quando Ninetto decide di sposarsi, per Pasolini è un colpo durissimo. Non si tratta solo di gelosia – che pure esiste – ma del dolore di vedere allontanarsi l’ultima ancora di purezza in un mondo che gli appare sempre più ostile. Pasolini soffre, si sente tradito, ma non può fare altro che accettare la scelta di Ninetto, pur con il cuore spezzato.

Eppure, anche dopo il matrimonio, il loro rapporto non si spezza. Continuano a vedersi, a lavorare insieme. Ninetto rimane sempre presente nella vita di Pasolini, come un legame indissolubile che il tempo non può spezzare.

LA NOTTE DEL 2 NOVEMBRE 1975: UNA FINE CHE È UN INIZIO

Poi, la tragedia. Il 2 novembre 1975, Pier Paolo Pasolini viene assassinato brutalmente all’Idroscalo di Ostia. Il suo corpo martoriato viene trovato all’alba, e l’Italia intera si sveglia con la notizia di una perdita devastante. La sua morte è un colpo per la cultura, per la politica, per il cinema. Ma per Ninetto è qualcosa di ancora più profondo: è la scomparsa di un punto di riferimento, di un amico, di una parte della sua stessa vita.

Negli anni successivi, Ninetto diventa uno dei principali custodi della memoria pasoliniana. Continua a recitare, ma rimane per sempre legato al ricordo di quell’uomo che lo ha scoperto, formato, amato. Ogni volta che parla di Pasolini, lo fa con un affetto immutato, con la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di irripetibile.

E forse, alla fine, è proprio questo il vero senso della loro storia. Pasolini ha trasformato Ninetto in un simbolo della sua poetica, ma anche Ninetto, con la sua semplicità e la sua autenticità, ha dato a Pasolini qualcosa di inestimabile: la possibilità di credere, almeno per un po’, che l’innocenza potesse ancora esistere.

UN LEGAME IMMORTALE

Oggi, guardando i film di Pasolini, vediamo ancora il volto sorridente di Ninetto Davoli. È il segno tangibile di un’epoca e di un’amicizia che non è mai davvero finita. La loro storia non appartiene solo al passato, ma continua a vivere in ogni inquadratura, in ogni parola scritta da Pasolini, in ogni risata di Ninetto che ancora riecheggia, come un’eco di un tempo che non potrà mai essere cancellato.

Perché certi incontri, certi legami, certi amori, sono destinati a non morire mai.