Zelda Sayre Fitzgerald è un’icona dell’Età del Jazz, una figura la cui esistenza ha brillato con una luce sfavillante prima di spegnersi tragicamente. Per decenni, la sua immagine è stata ridotta a quella della moglie stravagante e instabile di F. Scott Fitzgerald, il genio dietro Il grande Gatsby. Ma Zelda era molto più di questo: una scrittrice, pittrice, ballerina, un’anima ribelle che lottò contro le aspettative soffocanti della società e contro un destino che sembrava volerla ingabbiare nel ruolo di musa piuttosto che di artista autonoma.
La sua storia è un dramma di genialità repressa, un romanzo intriso di desiderio, amore, gelosia e follia. Una lotta continua per essere riconosciuta non come la compagna di un grande uomo, ma come una creatrice indipendente. È la parabola di una donna che ha vissuto in un’epoca che celebrava la modernità ma che, al contempo, negava alle donne il diritto di esprimere la propria voce senza essere catalogate come capricciose, eccessive o, nel caso di Zelda, addirittura folli.
Se oggi il suo nome risuona accanto a quello del marito, non è più soltanto come l’eterea e sfortunata musa di una generazione perduta, ma come un talento ingiustamente soffocato, una donna che ha lasciato un segno nel mondo dell’arte e della letteratura nonostante i limiti imposti dal suo tempo.
L’infanzia nel Sud: un’anima inquieta tra i codici dell’alta società
Zelda Sayre nacque il 24 luglio 1900 a Montgomery, in Alabama, in una delle famiglie più influenti della città. Suo padre, Anthony Dickinson Sayre, era un rigido giudice della Corte Suprema dell’Alabama, mentre sua madre, Minnie Buckner Machen, proveniva da una stirpe di intellettuali e artisti. La giovane Zelda crebbe immersa nell’atmosfera aristocratica del Sud, tra balli, tradizioni e un codice sociale che imponeva alle donne di essere gentili, composte e devote alla famiglia.
Ma Zelda non aveva alcuna intenzione di adeguarsi. Sin da bambina dimostrò una personalità irriverente e uno spirito libero. Adorava nuotare, ballare, recitare, ed era celebre per la sua bellezza magnetica e il suo carattere imprevedibile. Se le altre ragazze dell’alta società si preparavano a diventare perfette Southern Belles, Zelda preferiva sconvolgere le convenzioni. Fumava in pubblico, si arrampicava sugli alberi, sfidava i ragazzi in gare di nuoto e lanciava battute taglienti che facevano rabbrividire le signore benpensanti della città.
Già durante l’adolescenza, la sua vita era segnata da una tensione tra il desiderio di libertà e il peso delle aspettative sociali. Era brillante e creativa, ma in un mondo che non offriva alle donne molte strade per esprimersi, il suo unico destino appariva quello di sposare un uomo facoltoso e rispettabile.
Ma Zelda voleva di più.
L’incontro con Scott: l’inizio di un amore epico e distruttivo
Nel 1918, a una festa a Montgomery, Zelda incontrò un giovane ufficiale dell’esercito, Francis Scott Fitzgerald. Lui aveva 22 anni, era di origine irlandese-cattolica, proveniva dal Minnesota e aveva un’ambizione smisurata: diventare il più grande scrittore d’America.
Scott si innamorò di Zelda a prima vista. Lei era la più bella e affascinante della città, con i suoi capelli biondi, i suoi occhi sfavillanti e un’energia magnetica che la rendeva unica. Ma Zelda non era una ragazza che si lasciava conquistare facilmente. Quando Scott le chiese di sposarlo, lei rifiutò. Non voleva legarsi a un uomo senza certezze economiche.
Scott, determinato a dimostrare il proprio valore, scrisse senza sosta. Nel 1920 pubblicò il suo primo romanzo, Di qua dal Paradiso (This Side of Paradise), che divenne un successo immediato. Zelda, vedendo che il giovane ufficiale squattrinato era diventato una star della letteratura, accettò di sposarlo.
Il 3 aprile 1920 si sposarono a New York. E da quel momento divennero la coppia simbolo degli anni Venti.
La coppia d’oro dell’Età del Jazz
I Fitzgerald erano giovani, belli, famosi e scandalosi. Vivevano tra New York, Parigi e la Riviera francese, frequentavano i circoli letterari più esclusivi, bevevano champagne a fiumi, spendevano senza limiti e facevano parlare di sé con gesti eclatanti.
Zelda divenne un’icona di stile e di ribellione. Amava scioccare la società: una volta, durante una festa, si immerse completamente vestita nella fontana di Union Square a New York; un’altra volta ballò per ore sulla punta dei piedi su un tavolo da ristorante.
Ma dietro la facciata dorata, il matrimonio era un campo di battaglia. Scott era possessivo e geloso, e non accettava che Zelda avesse ambizioni artistiche proprie. Quando lei scriveva racconti o articoli, lui insisteva perché venissero pubblicati con il suo nome, sostenendo che il pubblico non era interessato alle opere di una donna.
Zelda, esasperata, cercò altre strade per esprimersi. Si dedicò alla pittura, alla scrittura e alla danza. Ma la tensione tra loro cresceva sempre di più.
La caduta: follia e reclusione
Negli anni ’30, la vita dei Fitzgerald iniziò a sgretolarsi. Scott, consumato dall’alcolismo, si rifugiò a Hollywood, mentre Zelda, sempre più frustrata e isolata, ebbe un crollo nervoso.
Fu ricoverata per la prima volta nel 1930 in una clinica psichiatrica in Svizzera, dove le fu diagnosticata la schizofrenia. Oggi, molti studiosi ritengono che soffrisse in realtà di disturbo bipolare, una condizione che allora non era ben compresa.
Durante un ricovero nel 1932, Zelda scrisse il suo unico romanzo, Lasciami l’ultimo valzer (Save Me the Waltz), una versione romanzata della sua vita con Scott. Ma quando lui lo lesse, si infuriò: sosteneva che Zelda avesse usato materiale che lui voleva includere in Tenera è la notte.
Il libro fu pubblicato, ma venne stroncato dalla critica. Zelda ne fu devastata.
L’ultimo atto: una fine tragica
Dopo la morte di Scott nel 1940, Zelda visse tra ospedali psichiatrici e brevi periodi di lucidità. Dipingeva ossessivamente, scriveva lettere piene di immagini poetiche, ma il mondo sembrava averla dimenticata.
Il 10 marzo 1948, mentre era ricoverata all’Highland Hospital di Asheville, scoppiò un incendio nella clinica. Zelda rimase intrappolata e morì carbonizzata.
Aveva 47 anni.
Oggi: Zelda Fitzgerald come icona femminista e artista riscoperta
Oggi Zelda non è più solo la moglie di Scott. È riconosciuta come una scrittrice e un’artista. Il suo romanzo è stato rivalutato, i suoi dipinti esposti in mostre e il suo nome è diventato un simbolo di lotta per l’indipendenza artistica delle donne.
Zelda Sayre Fitzgerald non era solo una musa: era un’artista che cercava disperatamente di essere se stessa in un mondo che voleva ridurla a un ruolo secondario.