remble et qui palpite,
J’arracherai ce cœur tout rouge de son sein,
Et, pour rassasier ma bête favorite,
Je le lui jetterai par terre avec dédain ! »
Vers le Ciel, où son œil voit un trône splendide,
Le Poëte serein lève ses bras pieux,
Et les vastes éclairs de son esprit lucide
Lui dérobent l’aspect des peuples furieux :
— « Soyez béni, mon Dieu, qui donnez la souffrance
Comme un divin remède à nos impuretés
Et comme la meilleure et la plus pure essence
Qui prépare les forts aux saintes voluptés !
Je sais que vous gardez une place au Poëte
Dans les rangs bienheureux des saintes Légions,
Et que vous l’invitez à l’éternelle fête
Des Trônes, des Vertus, des Dominations.
Je sais que la douleur est la noblesse unique
Où ne mordront jamais la terre et les enfers,
Et qu’il faut pour tresser ma couronne mystique
Imposer tous les temps et tous les univers.
Mais les bijoux perdus de l’antique Palmyre,
Les métaux inconnus, les perles de la mer,
Par votre main montés, ne pourraient pas suffire
À ce beau diadème éblouissant et clair ;
Car il ne sera fait que de pure lumière,
Puisée au foyer saint des rayons primitifs,
Et dont les yeux mortels, dans leur splendeur entière,
Ne sont que des miroirs obscurcis et plaintifs ! »
___
[...]
Ecco la traduzione in italiano:
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che trema e palpita,
strapperò quel cuore rosso dal suo petto,
e, per saziare la mia bestia prediletta,
glielo getterò a terra con disprezzo!
Verso il Cielo, dove il suo sguardo scorge un trono splendido,
il Poeta sereno leva le sue braccia pie,
e i vasti lampi del suo spirito lucente
gli nascondono la vista dei popoli furiosi:
— Sii benedetto, mio Dio, che doni la sofferenza
come un rimedio divino alle nostre impurità
e come l'essenza migliore e più pura
che prepara i forti alle sante voluttà!
So che tu conservi un posto per il Poeta
nei beati ranghi delle sacre Legioni,
e che lo inviti all’eterna festa
dei Troni, delle Virtù, delle Dominazioni.
So che il dolore è l'unica nobiltà
dove mai morderanno la terra e gli inferi,
e che occorre, per intrecciare la mia corona mistica,
imporre tutti i tempi e tutti gli universi.
Ma i gioielli perduti dell’antica Palmira,
i metalli sconosciuti, le perle del mare,
montati dalla tua mano, non basterebbero
per quel bel diadema abbagliante e limpido;
poiché sarà fatto solo di pura luce,
presa dal focolare sacro dei raggi primitivi,
e di cui gli occhi mortali, nella loro piena gloria,
sono solo specchi oscurati e malinconici!
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Ecco una nuova versione della traduzione:
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che trema e palpita,
strapperò quel cuore rosso dal suo petto,
e, per saziare la mia bestia favorita,
lo getterò a terra con disprezzo!
Verso il Cielo, dove scorge un trono splendente,
il Poeta sereno leva le braccia devote,
e i vasti lampi del suo spirito lucido
gli celano lo spettacolo dei popoli furenti:
— Sii benedetto, Dio mio, che ci dai la sofferenza
come un rimedio divino alle nostre impurità
e come l’essenza migliore e più pura
che prepara i forti alle sante voluttà!
So che serbi un posto per il Poeta
tra i beati ranghi delle sacre Legioni,
e che lo inviti all'eterna festa
dei Troni, delle Virtù, delle Dominazioni.
So che il dolore è l’unica nobiltà
dove terra e inferno mai arriveranno,
e che, per tessere la mia corona mistica,
devo dominare tutti i tempi e gli universi.
Ma i gioielli perduti dell’antica Palmira,
i metalli sconosciuti, le perle del mare,
montati dalla tua mano, non basterebbero
per questo bel diadema fulgido e chiaro;
poiché sarà fatto solo di pura luce,
presa dal sacro focolare dei raggi primordiali,
di cui gli occhi mortali, nella loro piena gloria,
sono solo specchi oscuri e tristi!
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Provo a dargli un taglio più fluido e meno formale. Vediamo se così funziona meglio:
che trema e palpita,
gli strapperò quel cuore rosso dal petto,
e, per saziare la mia belva preferita,
glielo getterò a terra, con disprezzo!
Verso il Cielo, dove vede un trono splendente,
il Poeta, sereno, alza le braccia devote,
e i vasti lampi della sua mente illuminata
gli nascondono la vista dei popoli furiosi:
— Sii benedetto, mio Dio, che doni la sofferenza
come un rimedio divino alle nostre impurità
e come la più pura e dolce essenza
che prepara i forti alle gioie sante!
So che conservi un posto per il Poeta
tra le schiere beate delle sacre Legioni,
e che lo inviti all’eterna festa
di Troni, Virtù e Dominazioni.
So che il dolore è l’unica vera nobiltà
che né terra né inferno potranno mai intaccare,
e che, per intrecciare la mia corona mistica,
dovrò abbracciare tutti i tempi e gli universi.
Ma i gioielli perduti dell’antica Palmira,
i metalli ignoti, le perle del mare,
montati dalla tua mano, non basterebbero
per quel bel diadema abbagliante e puro;
perché sarà fatto solo di luce pura,
presa dal focolare sacro dei raggi originari,
di cui gli occhi mortali, anche al massimo del loro splendore,
sono solo specchi oscurati e dolenti!
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Tradurre Baudelaire è un'impresa complessa per diversi motivi, a partire dalla densità di significato e dalla musica dei suoi versi. Ecco alcune delle principali difficoltà:
1. Il linguaggio evocativo: Baudelaire sceglie le parole con estrema precisione per evocare immagini, stati d’animo e sensazioni difficilmente definibili. Le parole non sono solo veicoli di significato, ma hanno un impatto emotivo. Trovare termini italiani che mantengano la stessa intensità è una sfida, perché spesso non c’è un equivalente diretto.
2. La musicalità: Baudelaire scrive con un senso ritmico che dà ai suoi versi una cadenza precisa e quasi ipnotica. Tradurre rispettando il ritmo originale, il numero delle sillabe e le rime è complesso: spesso, se si tenta di mantenere la musicalità, il significato può risentirne.
3. Le ambiguità volute: I versi di Baudelaire sono spesso ambigui o stratificati nel significato, con immagini che possono suggerire più interpretazioni. Un buon esempio è l’uso di parole come “sofferenza” o “voluttà,” che possono avere valenze mistiche, erotiche o morali. In traduzione, si rischia di “fissare” il significato, perdendo parte di questa ambiguità.
4. Il registro alto e “classico”: Baudelaire usa spesso un tono aulico e una sintassi complessa, che si distacca dal linguaggio quotidiano. Tradurre in un italiano arcaico o troppo solenne può rendere la poesia pesante; tuttavia, modernizzare eccessivamente rischia di far perdere la dignità e solennità del testo originale.
5. La potenza delle immagini simboliche: I simboli di Baudelaire – come il cielo, il trono, il cuore – sono carichi di significati culturali e filosofici, alcuni dei quali specifici alla Francia ottocentesca. Questi simboli spesso non hanno lo stesso impatto nell’immaginario italiano, e adattarli senza spiegazioni o “note” è difficile.
6. Il tono ironico o provocatorio: Baudelaire gioca spesso con una certa ironia, usando immagini forti per parlare di temi spirituali o erotici. Questo tono provocatorio rischia di perdersi nella traduzione, dove le espressioni più audaci potrebbero risultare troppo “volgari” o troppo “attenuate” rispetto all’originale.
La difficoltà sta quindi nel mantenere l’equilibrio tra senso, forma e impatto emotivo, creando una versione che possa parlare ai lettori italiani con la stessa potenza dell’originale.
E ci sono ulteriori difficoltà specifiche nel tradurre Baudelaire in italiano, che derivano in parte dalle differenze strutturali e culturali tra il francese e l'italiano:
1. Differenze grammaticali e sintattiche: Il francese permette costruzioni sintattiche e inversioni che suonano naturali, mentre in italiano spesso risultano forzate. Il francese ha anche un certo grado di flessibilità con l'ordine delle parole e un modo più facile di mantenere la brevità dei versi, mentre in italiano, mantenendo l’ordine naturale, i versi tendono a dilatarsi, perdendo compattezza e immediatezza.
2. Connotazioni delle parole: Molti termini di Baudelaire sono scelti per la loro risonanza culturale o per il modo in cui riecheggiano la tradizione poetica francese (ad esempio “volupté” o “angoisse”). Trovare l'equivalente italiano con lo stesso bagaglio di significati culturali è complesso. Ad esempio, “voluttà” ha in italiano sfumature meno mistiche e più sensuali rispetto all’originale francese, cambiando la percezione dell’intero verso.
3. Mantenere le allusioni mitologiche e letterarie: Baudelaire infarcisce le sue poesie di riferimenti alla Bibbia, alla mitologia e alla filosofia, che i lettori dell'epoca riconoscevano facilmente. Alcuni di questi riferimenti, però, non hanno la stessa risonanza nella cultura italiana e potrebbero risultare criptici senza spiegazione. È una sfida trovare soluzioni che rendano giustizia al contesto senza appesantire il testo.
4. Trasposizione della sensualità oscura: L’atmosfera dei suoi versi oscilla tra estasi e disgusto, tra il sublime e il decadente. Baudelaire riesce a creare uno stile che mescola purezza e corruzione con una grazia unica; in italiano, le traduzioni rischiano di risultare o troppo austere o, al contrario, troppo “cupe”, perdendo quel senso di raffinata perversione che caratterizza i suoi testi.
5. I neologismi e le parole rare: Baudelaire ama utilizzare vocaboli rari o addirittura inventare parole per creare immagini inedite. L’italiano ha una minore tolleranza per i neologismi, e usare termini “esotici” può far suonare il testo estraneo o forzato. Rendersi fedeli a queste scelte stilistiche senza tradire il senso e la leggibilità è un esercizio d’equilibrio.
6. Il tono tra sacro e profano: Baudelaire è un maestro nel mescolare il linguaggio religioso con immagini decadenti e sensuali. In italiano, l’uso di termini religiosi in un contesto non convenzionale può risultare eccessivamente provocatorio o addirittura blasfemo, mentre in francese queste mescolanze risultano più accettabili per ragioni sia linguistiche sia culturali.
In sintesi, tradurre Baudelaire in italiano richiede un adattamento quasi “creativo,” perché non si tratta solo di trasporre le parole ma anche di conservare quella sensazione di sospensione e ambiguità che caratterizza il suo stile. Ogni scelta traduttiva ha un impatto su ritmo, tono e significato, e trovare il giusto equilibrio è un’impresa che richiede conoscenza approfondita sia della lingua originale sia della cultura letteraria italiana.
Svuotare il senso. È proprio il rischio maggiore: nella traduzione di Baudelaire, il testo rischia di diventare un guscio vuoto, di perdere il “fuoco” che lo rende così disturbante e affascinante. Il senso profondo delle sue parole nasce spesso dalla tensione tra concetti opposti – purezza e decadimento, estasi e tormento, sacro e profano – e questa tensione è difficilissima da mantenere in italiano, perché si appoggia su sfumature linguistiche, ritmiche e culturali che non si trasferiscono automaticamente.
In francese, ogni parola di Baudelaire è carica di una risonanza che richiama sia la poesia romantica sia un senso decadente e provocatorio, così che ogni verso vibra di significati multipli. Nell’italiano, anche il linguaggio elevato rischia di apparire più “rigido” e perde quell’elasticità emotiva e sensuale del testo originale. Il traduttore si trova allora di fronte a una scelta spinosa: mantenere la forma e perdere intensità, oppure tradire la forma per cercare di restituire qualcosa della “carica” originale.
Questa “appiattimento” può far perdere la sottile ironia e il fascino perverso che rende Baudelaire ancora oggi così vivo e moderno. È come se, tentando di seguire una traduzione letterale, la traduzione stessa schiacciasse l’anima del testo. La sfida, allora, diventa un atto di reinterpretazione quasi poetica, per infondere nella versione italiana quello stesso contrasto che rende Baudelaire immortale.
Per tradurre Baudelaire senza svuotarlo, bisogna osare. Ecco alcune strategie per cercare di restituire la sua potenza senza rimanere troppo rigidi:
1. Tradurre l’esperienza, non solo le parole: Invece di cercare una fedeltà assoluta al testo, il traduttore dovrebbe cercare di trasmettere l’esperienza emotiva e sensoriale che Baudelaire vuole creare nel lettore. Questo può richiedere di scegliere parole o costruzioni che, pur allontanandosi dall’originale, ricreino quell’atmosfera di sublime ambiguità.
2. Accogliere l’interpretazione personale: Per tradurre Baudelaire in modo efficace, il traduttore deve entrare nel testo come co-creatore, lasciando che la propria sensibilità interpreti gli strati di significato. È un processo che implica una certa “libertà controllata”: il traduttore deve sentirsi autorizzato a prendere decisioni che privilegino il tono e il ritmo del testo, anche a costo di modificare la struttura o di riadattare alcune immagini.
3. Esplorare le alternative lessicali: In italiano, certe parole hanno connotazioni diverse dal francese, e in alcuni casi la traduzione diretta può sembrare troppo “fredda” o inadeguata. Il traduttore può quindi attingere a un lessico meno usuale, o rispolverare termini antichi o poetici che richiamino atmosfere vicine a quelle baudelairiane, restituendo un po’ della “musica” originale.
4. Rispettare la musicalità, ma senza rigidezza: Anche se la rima o la metrica non sempre possono essere mantenute in modo rigoroso, il traduttore dovrebbe mirare a una certa fluidità ritmica. Una traduzione “scivolosa”, che mantenga un andamento lirico, può essere più efficace di una traduzione meccanicamente fedele alla forma metrica.
5. Accettare l’ambiguità: Baudelaire vive nelle ambiguità, quindi il traduttore deve resistere alla tentazione di chiarire troppo il testo. Se un’immagine è ambigua in francese, l’italiano deve rispecchiare questa ambiguità, lasciando al lettore la libertà di interpretare senza “spiegare” il verso.
6. Usare note solo quando strettamente necessario: Baudelaire è ricco di riferimenti culturali e simbolici, ma spesso il fascino di queste allusioni sta nel loro essere implicite. Una nota di troppo rischia di spezzare il flusso, togliendo magia al verso. È meglio inserirle solo quando sono essenziali per la comprensione e non rischiano di disturbare l’immersione.
7. Conservare il contrasto tra sacro e profano: Baudelaire mescola il linguaggio religioso con l’erotismo e il decadimento in modo magistrale. In italiano, una traduzione che addolcisca o “moralizzi” il testo rischia di snaturarlo. Mantenere questo mix, se necessario attraverso espressioni forti e dirette, restituisce quell'aura di provocazione raffinata che caratterizza la sua poesia.
In sintesi, tradurre Baudelaire richiede un equilibrio tra fedeltà e reinterpretazione creativa. Il traduttore dovrebbe avvicinarsi al testo quasi come un interprete musicale, che non riproduce ogni nota pedissequamente ma cerca di trasmettere l’emozione e l’intensità della composizione originale.
E ancora per affrontare Baudelaire in traduzione, mantenendo il più possibile la sua essenza:
1. Lavorare su una “fedeltà evocativa”: Baudelaire non scrive solo per comunicare un pensiero, ma per evocare un mondo interiore. Una “fedeltà evocativa” significa cercare di trasmettere la stessa potenza visiva e simbolica delle immagini. Anche se l’immagine originale deve essere adattata, l’importante è mantenere quel senso di suggestione che dà profondità al testo.
2. Leggere ad alta voce: Baudelaire pensava alla musicalità dei suoi versi, quindi è fondamentale leggere la traduzione ad alta voce per verificare che suoni “viva”. I versi devono “risuonare” con una certa fluidità e forza anche in italiano. Se qualcosa suona rigido o artificioso, potrebbe essere un segnale che la traduzione necessita di un aggiustamento ritmico.
3. Accogliere l’influenza della poesia italiana: Baudelaire ammirava e traeva ispirazione dalla tradizione poetica italiana (Dante su tutti). Per restituire una certa “grandezza” e familiarità nel testo tradotto, si può attingere alle sonorità e al vocabolario dell'italiano classico, richiamando in modo sottile quel patrimonio poetico che, paradossalmente, lui stesso amava.
4. Accettare il rischio della “trasgressione”: Baudelaire è trasgressivo, e una traduzione che tenti di attenuare le sue immagini più dure o ambigue rischia di rendere il testo troppo educato e distante. Meglio correre il rischio di un’espressione “sconveniente” piuttosto che addolcire il linguaggio, perdendo la forza e l’audacia che Baudelaire usa per scuotere il lettore.
5. Considerare un approccio più libero alla metrica: Anche se Baudelaire usa la metrica in modo rigoroso, non sempre la traduzione italiana riesce a riprodurre questa precisione senza compromettere il senso. Mantenere una metrica simile ma più libera, come l’endecasillabo alternato a versi di diverse lunghezze, può dare respiro alla traduzione, mantenendo una musicalità compatibile con l’originale.
6. Evitare cliché e termini eccessivamente moderni: Baudelaire è moderno ma non usa un linguaggio colloquiale. In italiano, è utile evitare termini che potrebbero apparire come anacronismi o risultare piatti. Meglio optare per un lessico ricercato ma accessibile, che conferisca un’aura “senza tempo” al testo, più che modernizzarlo.
7. Rispettare la tensione tra concretezza e astrazione: Baudelaire alterna immagini molto fisiche (il cuore strappato dal petto, il dolore fisico) a concetti astratti (sofferenza come rimedio divino). Per rendere questa tensione, è importante non scegliere termini troppo “leggeri” per i concetti astratti, né troppo “astratti” per le immagini concrete: ogni parola deve avere una “densità” simile all’originale.
8. Accettare il mistero: Baudelaire lascia al lettore la libertà di interpretare, senza forzare spiegazioni. Nella traduzione, il traduttore deve fare altrettanto, accettando di lasciare certi passaggi enigmatici o volutamente oscuri. Baudelaire non vuole essere completamente decifrato, e la traduzione deve rispettare questa intenzione, nonostante possa sembrare ambigua.
In conclusione, tradurre Baudelaire richiede una combinazione di precisione, audacia e sensibilità poetica. Ogni scelta deve puntare a “incarnare” Baudelaire in un nuovo corpo linguistico senza impoverirne l’anima, e a restituire quella complessità che continua a renderlo un poeta vivo e sfidante.