Nel 1982, con "Querelle", Rainer Werner Fassbinder realizza un’opera che non è solo un film, ma un manifesto di libertà creativa e di esplorazione delle pulsioni più profonde dell’animo umano. Tratto dal controverso romanzo "Querelle de Brest" di Jean Genet, il film è una celebrazione della sensualità, del crimine e del desiderio come forze che modellano le nostre vite. Fassbinder non si limita ad adattare il testo di Genet: lo reinterpreta con il suo sguardo unico, creando un’opera che è al tempo stesso una confessione intima e una provocazione. Come scriveva Genet, “il crimine è una poesia che l’anima recita”, e Fassbinder fa sua questa verità, costruendo un film che danza tra erotismo, tragedia e bellezza visionaria.
Il porto decadente in cui si svolge Querelle non è un semplice sfondo narrativo: è un luogo mitico, uno spazio dove le leggi della morale e della realtà si dissolvono. Qui, il protagonista Querelle, un giovane marinaio interpretato da Brad Davis, si aggira come un moderno Narciso, seducente e tormentato, pronto a distruggere e a lasciarsi distruggere. Querelle non è solo un personaggio, ma un simbolo: rappresenta il corpo come territorio di conquista e di conflitto, il desiderio come forza creatrice e distruttrice, e l’identità come qualcosa di mutevole, sempre in bilico tra colpa e redenzione.
Fassbinder costruisce questo mondo con un’estetica che non ha precedenti nel cinema. I colori accesi, quasi innaturali, e l’illuminazione carica di contrasti evocano un’atmosfera onirica, dove ogni scena sembra uscita da un quadro espressionista. Le scenografie volutamente artificiali trasformano il porto in un palcoscenico simbolico, in cui i personaggi recitano i loro drammi interiori. Ogni elemento – dalle ombre teatrali ai dettagli sensuali dei costumi – amplifica l’ambiguità emotiva e sessuale del film, immergendo lo spettatore in un’esperienza che è al tempo stesso viscerale e intellettuale.
Al centro di tutto c’è Querelle, che Brad Davis interpreta con una fisicità e una vulnerabilità disarmanti. La sua performance cattura la complessità del personaggio: il desiderio di libertà, la paura del giudizio, la volontà di dominare e la necessità di essere posseduto. Querelle è un uomo in guerra con se stesso, e ogni gesto, ogni sguardo, ogni incontro fisico riflette questa battaglia. Attraverso di lui, Fassbinder esplora non solo la sessualità, ma anche il potere, la violenza e il bisogno umano di connessione, per quanto fugace o distruttiva essa sia.
Non si può parlare di Querelle senza menzionare la sua audacia nel rappresentare il desiderio omoerotico in un’epoca in cui il cinema raramente osava farlo con tale schiettezza. Fassbinder non si limita a suggerire: mostra, esplora, insiste. Gli incontri tra i personaggi sono carichi di tensione sessuale, ma non c’è nulla di gratuito o voyeuristico: ogni gesto, ogni tocco, ogni parola pronunciata o sussurrata è parte di una coreografia emotiva che rivela la vulnerabilità e il bisogno di appartenere.
La morte prematura di Fassbinder, avvenuta pochi mesi prima della distribuzione del film, conferisce a Querelle un’aura tragica. È impossibile non vedere l’opera come un testamento artistico, un grido di libertà e disperazione da parte di un regista che ha sempre sfidato le convenzioni, sia nella vita che nell’arte. Fassbinder, come Genet, era attratto dall’oscurità, ma la sua visione non è mai cinica: in Querelle, c’è una bellezza struggente che illumina anche i momenti più cupi, un senso di poesia che trasforma il dolore in arte.
Quando il film uscì, fu accolto con reazioni contrastanti: da un lato, la critica lo accusò di essere troppo stilizzato, troppo esplicito, troppo distante dalle convenzioni narrative; dall’altro, i suoi sostenitori ne riconobbero immediatamente la portata rivoluzionaria. Negli anni, Querelle è diventato un cult, celebrato come una delle opere più importanti del cinema queer e come una testimonianza della capacità del cinema di esplorare le profondità dell’animo umano senza compromessi.
L’influenza di Querelle si estende ben oltre il suo tempo. Artisti come Andy Warhol ne hanno lodato la capacità di affrontare temi di identità e sessualità con una libertà rara, e la sua estetica visiva continua a ispirare generazioni di registi, fotografi e designer. Ma più di tutto, Querelle rimane una celebrazione della complessità e della bellezza dell’essere umano, un’opera che ci ricorda che, come scriveva Genet, “ogni poesia è una ribellione, e ogni ribellione è un atto d’amore”.