Sì, Love è quella notte.
Quella che non finisce. Quella dove tutto è carne, e ricordo, e respiro trattenuto, e liquido che cola.
Love è la notte in cui Molly Bloom si masturba da sola, nella penombra, tra i pensieri di un amore che ha già vissuto e continuerà a rivivere per sempre,
dentro, dentro, dentro.
Sì, dice Molly. E sì dice Electra quando Murphy la bacia piano, con la bocca ancora impastata di hashish e nostalgia.
Sì dice il corpo quando non riesce a mentire.
Quando si apre.
Quando pulsa.
Quando geme perché non può più parlare.
Sì.
Sì è il cazzo che entra.
Sì è la lingua che scivola lungo la schiena.
Sì è la mano che trema mentre cerca la pelle che conosce già.
Sì è la frase che non si dice, ma che esplode tra le gambe.
Love è un lungo, ininterrotto monologo del corpo.
Un flusso di cosce aperte, di labbra bagnate, di cuori strozzati che non riescono a dire addio.
È il corpo che pensa.
Che pensa mentre viene.
Che pensa mentre sanguina.
Che pensa mentre si lascia penetrare.
Electra è Molly. Ma anche Penelope.
Quella che aspetta.
Ma non un uomo — no, quella è mitologia stanca.
Aspetta quella scopata perfetta. Quella in cui l’altro non solo ti entra dentro, ma ti legge. Ti ascolta. Ti ricorda.
Non il sesso perfetto.
La ferita perfetta.
Quella che ti apre e ti fa dire, finalmente: sì.
Murphy è Ulisse. Ma senza casa, senza Itaca, senza mare.
Un Ulisse che ha scopato troppe ninfe, fumato troppi ricordi, pianto troppe erezioni.
Uno che torna a casa, ma trova solo una stanza vuota e il sapore del corpo che ha perso.
E allora che fa?
Si infila dentro altri corpi.
Ma non per scopare.
Per cercarla.
Lei.
Electra.
L’unica che sapeva come si dice sì.
Sì è una parola bagnata.
Sì è un gemito lungo, sussurrato nell’orecchio mentre tutto finisce.
Sì è una gamba che si apre.
Un collo che si piega.
Una bocca che aspetta.
Una mano che trattiene, senza forza, senza pretese, solo per dire: “resta ancora un po’”.
Love è quel flusso.
Quella veglia.
Quell’insopportabile nostalgia che ti fa masturbare nel letto accanto a qualcuno che non amerai mai.
E allora pensi a lei.
O a lui.
A quell’unica persona che ti ha fatto tremare il cazzo e l’anima nello stesso istante.
Quella che non tornerà.
E intanto ti tocchi.
E vieni.
E piangi.
E dici sì.
Sì, diceva Molly.
E lo diceva dentro, con tutto il corpo.
Come una donna che ha capito che il sesso è solo il modo più sincero per restare vivi.
E allora sì, Love è porno.
Ma è un porno come quello che ti fai da solo, con le lacrime agli occhi.
È la scena che non hai mai vissuto, ma che continui a ricordare.
È la fantasia che non smette, anche dopo l’orgasmo.
È l’eco della voce che ti diceva ti amo mentre veniva dentro di te.
E tu non volevi crederci.
Ma l’hai fatto.
L’hai creduto.
Hai detto sì.
Sì, sì, mille volte sì.
E ancora adesso, nel buio, tra le gambe che si stringono e si aprono come pagine umide,
lo ripeti.
Sì.
Sì.
Sì.