Vivi, dunque, come un fragile vessillo
che il vento regge tra cielo e tempesta,
ché ogni respiro è un filo che si tende,
ogni passo un’incisione sul nulla.
Non aggrapparti ai giorni come un naufrago,
non chiedere alle stelle un’altra via:
esse brillano, ma conoscono il buio
più di quanto la luce possa insegnarti.
Tu sei la fiamma che consuma sé stessa,
sei il tremito che abita ogni istante.
E quando la voce giungerà dal fondo,
non sarà un grido, ma un sussurro lieve,
un canto d’ombra che si intreccia al vento,
un richiamo che penetra ogni fibra,
strappando il velo alle tue paure antiche.
Non ti voltare con occhi imploranti,
non cercare rifugio tra le memorie:
lascia che cadano come foglie spente,
ché il loro peso non varcherà il confine.
Avanzerai verso la soglia oscura,
un portale che il tempo non consuma.
Lì, folle silenziose di viandanti
marciano senza passi, senza orme,
anime mute che portano in grembo
il peso di vite sospese e infrante.
Ogni volto è uno specchio di tormento,
ogni ombra reca una corona infranta,
ma nessuno si ferma né si volge,
ché il passato è un eco che non consola.
E tu, con il cuore gonfio di silenzio,
porterai i tuoi giorni come un talismano,
non un dono, ma un carico di assenze,
ricordi che non hanno più radici,
desideri svaniti come nebbia
e sogni che il sole non ha mai scaldato.
Ti unirai alla lenta processione,
un fiume di ombre che scorre nel nulla,
verso un confine dove il tempo crolla
e ogni cosa si spegne senza rumore.
E quando giungerai all’estrema soglia,
non piegarti come uno schiavo al giogo,
ma avanza come un re che incontra il fato,
come un viaggiatore che torna al grembo
della terra che l’ha generato.
Troverai lì un letto di pietra fredda,
non prigione, ma trono di silenzio,
un manto che non conosce stagioni,
un rifugio dove i confini svaniscono.
Adagiati con calma, come chi attende
non la fine, ma l’inizio di un sogno.
Sistema il sudario che ti avvolge,
ché non è tomba, ma porta dischiusa,
varco verso un regno mai immaginato.
E chiusi gli occhi, abbraccerai il buio
non come un nemico, ma come un amante
che ti svela l’intima verità nascosta.
Là, nell’oscurità senza confini,
troverai un caos di luci e ombre,
un vortice di visioni e frammenti,
dove il tempo si frantuma in scintille
e il tuo nome si dissolve nel vento.
Vedrai i tuoi sogni spegnersi e rinascere,
gli incubi danzare come lingue di fuoco,
e ascolterai il canto dell’eterno,
una melodia che fonde creazione e fine.
Sarai parte di un abisso senza fondo,
ma non perderai ciò che sei stato:
sarai l’onda, il vento, la luce oscura,
l’essenza che tutto permea e distrugge.
Il tuo volto svanirà nell’oblio,
ma la tua sostanza sarà immortale,
un granello d’infinito che pulsa,
che vibra nel cuore dell’universo.
E là, oltre il velo del nulla eterno,
comprenderai che ogni morte è un seme,
ogni caduta un volo verso l’alto.
Non esiste fine che non sia principio,
non esiste buio che non sia luce.
Diventerai il respiro delle stelle,
il silenzio che canta tra le rovine,
il mistero che si cela in ogni cosa,
l’inizio di un cammino senza fine.