Le notti insonni, quelle serate languide in cui l'anima si siede al tavolo dell’inquietudine per sorseggiare lentamente il calice amaro dei ricordi. Sono notti di pensieri oziosi, in cui ti scopri a contemplare la tua stessa immagine nello specchio della mente e, con un sorriso stanco, ti domandi se cambiare non sarebbe un atto supremo di arte personale. Vi sono notti in cui senti la mancanza non di grandi cose, ma di quelle frivolezze essenziali che, come un tocco di seta, rendono la vita degna di essere vissuta.
E poi, ci sono quelle notti di desideri segreti, così dolci nella loro impossibilità, e altre ancora in cui i progetti, già nati delusi, si sgretolano come statue di gesso, lasciando solo la polvere della disillusione. Infine, le notti più affascinanti di tutte: quelle in cui il tuo romanzo, frutto delle tue ore, dei tuoi sogni, è finalmente apparso al mondo, ma tu, creatura immortale eppure così effimera, non ci sei più. E ti accorgi, con un'elegante ironia, che il vero protagonista della tua storia è il tempo, quell’astuto ladro che sottrae tutto tranne l’eternità dell’arte.