Mi muovevo nella notte come una preda, col cuore in fiamme e il respiro strozzato,
inseguito da ombre fameliche e silenti.
Qualcosa di spaventoso mi aspettava,
accucciato nell’oscurità, pronto a divorarmi.
Ora sono i cani d’amore a darmi la caccia,
mi cercano, mi inseguono, mi azzannano,
con occhi feroci, con bocche affamate.
Sono sempre stato un codardo, un figlio della paura,
una vita destinata a bruciare piano, a svanire senza mai sapere cosa possa salvarmi.
Eccomi qui, tra gli alberi incatenati dalla nebbia,
le gambe pesanti, gli occhi persi nel nulla.
Qualcuno, chiunque, mi liberi da quest’orrore!
Salvatemi, vi prego, salvatemi!
Strappami le scarpe,
gettale nell’acqua, lasciami dissolvere,
un’orma sull’acqua, un’ombra che scompare.
Ho trovato una volpe,
massacrata dai cani,
l’ho raccolta tra le mani tremanti,
e il suo cuore, fragile, battente,
era mio specchio – vile, frenetico, disperato.
Mi lascio fuggire da questo inferno reale,
un incubo che palpita e sanguina,
ma io non so scappare, non so affrontare.
Sono nei tuoi cani d’amore,
avvolto da catene dolci e mortali,
mentre le tue braccia sono corde tese, un cappio.
Oh, eccomi, affondato fino al cuore,
strangolato, in un abbraccio più spietato della fine stessa.
Non lasciarmi andare – no – fammi sprofondare,
abbandonami al terrore che mi stritola.
Togli le scarpe,
gettale nel lago, nell’acqua nera,
perché io sia soltanto un’eco che si spegne.
Non so cosa mi farebbe bene, non l’ho mai saputo.
Tutto quello che resta è una brama disperata,
un amore, amore, amore,
un’oscurità che si dilata senza fine.