Era l'anno 1901, e un giovane Thomas Mann di venticinque anni si sedette a scrivere un racconto che avrebbe destato interesse e scandalo, sospiri e riflessioni profonde. Nacque così Tonio Kröger, una storia in cui l'eco della vita del suo autore risuona tra le righe. Quando il testo fu pubblicato nel 1903, Mann non era più un novellino: le sue tematiche erano ardite, i suoi personaggi vivevano lacerati tra l’arte e la borghesia, e Tonio, protagonista dal cuore inquieto, non faceva eccezione.
Tonio, un artista a disagio nel mondo ordinato dei borghesi, vive tra il desiderio di appartenenza e la consapevolezza di essere un diverso. In lui, Mann riversa il suo tumulto, i suoi dubbi, forse anche la sua nostalgia per qualcosa di proibito. Come non notare, infatti, il trasporto velato di Tonio per l’amico d’infanzia Hans Hansen? Un'attrazione innocente, eppure così profonda, che grida senza parlare e lascia intendere senza spiegare. Mann non poteva essere esplicito: l’epoca non lo permetteva, ma tra le righe, c'è un mondo di sospiri trattenuti.
Nato da un mercante severo e da una madre passionale, Tonio è un essere complesso, figlio di due mondi inconciliabili. Crescendo, si sente diviso tra l’invidia per la spensierata vitalità dei borghesi e l’orgoglio di poter cogliere qualcosa di più. La sua carriera di scrittore lo porta lontano, verso la Germania meridionale, ma dentro di sé resta sempre in fuga, un esule dalla realtà, come direbbe Erich Heller, un amico di Mann. Questa esistenza sospesa tra due rive culmina in un ritorno a casa, dove viene addirittura scambiato per un criminale, un evento che sembra confermare un sospetto che non lo lascia mai: l’artista è un estraneo, un outsider in un mondo che non comprende e non lo accetta.
Con Tonio Kröger e Morte a Venezia, Mann esplora la vita dell’artista in un doppio viaggio, uno verso il nord, uno verso il sud. Il primo termina in una vaga riconciliazione, l'altro in una morte disperata. Il contrasto tra questi racconti segna anche l’evoluzione di Mann, che attraverso Tonio Kröger canta l’innocenza di un primo amore, mentre con Morte a Venezia cede alla seduzione di una bellezza struggente e fatale.
È solo più avanti negli anni che Mann svela i suoi segreti epistolari: Hans Hansen, l’amico di cui scrive in Tonio Kröger, ha un corrispettivo reale, un compagno di classe della giovinezza, il biondo e affascinante Armin Martens. Quella passione innocente, quell'adorazione, è in realtà una confessione mascherata. Il mondo scopre un Mann tormentato, un uomo che nei suoi diari confida attrazioni brucianti e pensieri inconfessabili.
Nella sua vita e nei suoi scritti, Mann cammina sul filo di una tensione tra il desiderio e la rispettabilità, tra la passione segreta e la reputazione. Ogni volta che incontra un giovane di rara bellezza, che sia un amico, un violinista o un cameriere, si sente rapito, ammaliato. Da Paul Ehrenberg al giovanissimo Klaus Heuser, fino al cameriere Franz Westermeier, Mann si lascia trasportare da sentimenti che custodisce come reliquie. Nei suoi romanzi, queste figure prendono forma e diventano metafore di una vita vissuta sul confine tra eros e letteratura, tra amore e sublimazione.
Le sue attrazioni restano forse solo sussurri, desideri mai consumati, ma la loro eco risuona potente nelle pagine dei suoi romanzi, che, letti oggi, raccontano di un uomo che non ha mai smesso di amare. E proprio per questo, ogni volta che Mann incontra un giovane dal fascino angelico, torna ancora una volta a innamorarsi.