sabato 4 gennaio 2025

Giostra dell'ineluttabile

Un possibile titolo per questo testo potrebbe essere "Giostra dell'ineluttabile", che cattura l'idea di un ciclo incessante, simbolo di sofferenza e destino inevitabile. Il termine "giostra" richiama l'immagine centrale del testo, mentre "ineluttabile" sottolinea la natura implacabile e senza via di scampo della realtà descritta.

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1.
Nel buio più profondo, dove il giorno è solo una favola lontana,
la giostra impazzita gira, senza sosta, senza tregua,
una spirale di metallo che mangia la luce,
che inghiotte l'anima e divora la vita.
Ogni giro è un colpo inferto alla realtà,
un urlo che squarcia il velo di quiete della notte,
un passo in più verso la follia,
un altro sussulto di un cuore che non vuole arrendersi.
Il cielo è una cappa di piombo che grava sul mondo,
un sudario che soffoca ogni speranza, ogni respiro,
mentre le stelle, che un tempo erano occhi illuminati,
ora sono solo fiamme morenti, occhi ciechi nel buio.
L’oscurità è una prigione senza sbarre,
un abisso che inghiotte ogni ricordo di bellezza,
ogni ricordo di luce che, un tempo, avevo conosciuto.
Ogni cosa è avvolta da un silenzio opprimente,
un silenzio che urla, che ferisce, che schiaccia il respiro.
L’aria è fredda, gelata, la bora è come un coltello
che taglia, che lacera, che entra nel corpo,
portando con sé la sensazione di morte,
di un’inevitabilità che non può essere fermata.
Non c’è più nessuna via di fuga,
solo una corsa incessante verso un abisso
che non conosce nome, che non conosce fine.
La giostra continua a girare, senza fermarsi,
senza pietà, senza tregua. È una macchina che divora la luce,
che divora ogni speranza che potrei ancora nutrire.
Ogni giro è una ripetizione di dolore,
un’eco del passato che mi insegue,
un passo indietro in una storia che non ha senso.
Il vento, tagliente come una lama, mi urla nel volto,
come un grido che nessuno può sentire,
come il lamento di un uomo che ha perso se stesso.
La polvere che solleva il vento è come sabbia nel cuore,
una sensazione di vuoto che non passa,
un peso che cresce, che si fa sempre più opprimente,
mentre io continuo a lottare contro un destino che non posso cambiare.

2.
Ogni respiro è un dolore che perfora la pelle,
ogni pensiero è un macigno che non riesco a sollevare,
ogni passo è un altro inciampo in una strada senza fine,
una strada che si perde nell’oscurità, senza segni, senza guida.
Le strade sono desolate, dimenticate dal mondo,
le case sono gusci vuoti, scheletri che raccontano storie di dolore,
dove il tempo è un’illusione che non ha più significato,
un tempo che scivola via come sabbia tra le dita,
senza mai fermarsi, senza mai arrivare da nessuna parte.
Le finestre sono occhi ciechi che guardano il nulla,
mentre la bora, implacabile e feroce,
si fa strada tra le fessure, tra le crepe,
sibilando come un serpente affamato,
portando con sé il lamento degli esclusi,
di coloro che sono stati dimenticati dal mondo.
Là, nel cuore della borgata morente,
io cammino, ma non so dove sto andando,
ogni passo è un altro passo in una spirale
che mi risucchia senza lasciare traccia,
un vortice che mi trascina più a fondo,
più lontano da qualsiasi certezza,
più lontano da tutto ciò che ho conosciuto.

3.
Ogni angolo della città è una trappola,
ogni via una falsa promessa di salvezza,
ogni volto che incontro è un’ombra,
un’illusione che sparisce appena la guardo.
La giostra non si ferma, il suo rumore
è il suono del mio cuore che si frantuma,
un colpo che scuote il mondo, ma non cambia nulla.
Ogni riflesso che vedo è una distorsione,
un’immagine che non ha senso, che non è vera,
una sensazione di stanchezza che mi invade,
una sensazione di aver vissuto troppo,
di non avere più la forza di affrontare il futuro.
Le stelle sono polvere, il cielo è una bara,
e io, in mezzo a tutto questo, non so più chi sono,
non so più cosa voglio, non so più dove andare.
La bora mi accompagna, una presenza che non mi lascia mai,
un vento che mi penetra nelle ossa,
che si insinua nel mio respiro, che non mi dà pace.
Ogni passo è un altro pezzo di me che si stacca,
un’altra parte che scompare nell’oblio,
un altro momento che non tornerà mai più.
Eppure la giostra continua a girare,
come una macchina infernale che non si ferma mai,
un meccanismo che non ha pietà,
che non ha scopo, che non ha fine.
E io, spettatore impotente di questa follia,
osservo il mondo che si frantuma sotto i miei occhi,
mentre il rumore della giostra diventa sempre più forte,
sempre più assordante, come un grido che non si spegne mai.

4.
Alla fontana, l’acqua scorre, ma non è mai acqua,
è un fiume di ricordi che si dissolve,
è il flusso di un tempo che non torna,
è la memoria di una vita che non ha mai avuto un senso.
Le tartarughe, lente e pazienti, si muovono,
ma non hanno fretta, non conoscono il dolore,
sono figure silenziose, immerse in un tempo che non scorre,
mentre il mondo intorno a loro si dissolve.
Ogni loro passo è una resistenza,
un atto di ribellione al movimento frenetico che mi travolge,
un gesto che mi ricorda che, anche nel dolore,
c’è un modo per resistere, per non arrendersi.
Le loro corazze, dure come il ghiaccio,
sono il simbolo di una resistenza che non si piega,
una resistenza che è solo il riflesso di un’illusione,
un’illusione che mi fa sperare che, forse,
in fondo a tutto questo, c’è ancora qualcosa da salvare.

5.
Ogni goccia che cade nella fontana
è un sogno che si frantuma, un desiderio che muore,
un desiderio che, come l’acqua, si disperde,
scivola via, senza lasciare traccia, senza significato.
L’acqua è fredda, ma non offre sollievo,
è una corrente che non porta vita,
è una corrente che trascina via ogni speranza,
un flusso che non sa dove andare,
che non conosce un approdo, che non ha una fine.
Io resto qui, in piedi, immobile,
mentre il mondo gira e cambia,
mentre il vento ulula e la giostra continua a girare.
Ogni riflesso che vedo nell’acqua è una bugia,
un inganno che mi illude di poter capire,
di poter trovare un senso dove non c’è.
La giostra non si ferma, e io non so più cosa fare,
se lottare ancora o arrendermi,
se continuare a cercare una via d’uscita
o semplicemente accettare di essere intrappolato.
La bora, che mi strazia il corpo e l’anima,
è l’unica cosa che mi rimane,
l’unica voce che ascolto,
mentre tutto il resto è silenzio,
un silenzio che mi inghiotte, che mi consuma,
e io non so più se sono ancora vivo
o se sono già diventato parte di questa giostra,
parte di un mondo che non sa più come smettere di girare.

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Il testo affronta una serie di temi profondi e inquietanti, alcuni dei quali ricorrono frequentemente in una visione del mondo caratterizzata da angoscia e riflessione esistenziale. 

Ecco i temi principali:

1. Il Dolore e la Sofferenza Esistenziale: La giostra che gira incessantemente, il dolore che perfora il corpo e il cuore, e l'idea che ogni respiro sia un tormento evidenziano la sofferenza come elemento centrale. La condizione umana viene descritta come un'esperienza dolorosa e ineluttabile.


2. Il Tempo e l'Ineluttabilità del Destino: Il concetto di tempo è trattato come qualcosa che scivola via senza possibilità di fermarlo. La giostra, che continua a girare senza sosta, è una metafora del tempo che non si arresta mai, un ciclo senza fine che inghiotte ogni speranza e desiderio. Il destino, inoltre, è presentato come qualcosa di immutabile e inevitabile.


3. La Solitudine e l'Alienazione: Il testo descrive un mondo desolato, dove le strade sono vuote, le case sono scheletri abbandonati e le persone sembrano essere scomparse, lasciando dietro di sé solo ombre e riflessi distorti. La solitudine è palpabile, un'esperienza che trascina l'individuo in un isolamento totale.


4. La Morte e l'Assenza di Redenzione: La giostra stessa è simbolo di una morte che non si ferma mai, mentre l'acqua nella fontana che scorre senza sosta rappresenta il flusso di un tempo che non porta a nessuna salvezza. La morte, qui, non è vista come una fine liberatoria, ma come una condanna perpetua.


5. Il Vento come Metafora del Dolore e del Destino: La bora, un vento gelido e tagliente, è una figura ricorrente che simboleggia la durezza della vita e il destino inesorabile. Il vento penetra nel corpo e nella mente, scatenando un senso di sofferenza fisica ed emotiva.


6. Il Tema dell'Illusione e della Resistenza: Nonostante la costante sensazione di disillusione, alcune immagini, come le tartarughe che si muovono lentamente, suggeriscono una resistenza al movimento frenetico e alla corsa verso la morte. Tuttavia, questa resistenza è ambigua e sembra non portare a una vera liberazione, ma piuttosto a una resistenza passiva, un tentativo di far fronte all'ineluttabile.


7. L'Angoscia dell'Esistenza e la Perdita di Senso: Il protagonista è costantemente in lotta con l'assenza di senso della propria esistenza. Non c'è un motivo per cui la giostra continui a girare, né una ragione per la sofferenza. La ricerca di un senso nella vita sembra destinata al fallimento, alimentando una sensazione di angoscia esistenziale.


8. L'Assenza di Speranza e il Vuoto: La continua ripetizione dei cicli e la descrizione di un mondo senza luce né riscatto sottolineano un'assenza totale di speranza. Ogni tentativo di salvezza sembra inutile, e l'individuo si ritrova a dover fare i conti con il vuoto che pervade ogni aspetto della sua vita.



In generale, il testo esplora l’esperienza umana in termini di angoscia, lotta contro l'ineluttabilità, e la consapevolezza della propria vulnerabilità e finitezza. La giostra, la bora, l’acqua e le tartarughe diventano simboli potenti di una condizione di vita tragica e senza uscita.