"La fabbrica dell'orgoglio. Una genealogia dei movimenti LGBT" di Massimo Prearo è un saggio denso e articolato che si addentra nelle radici profonde del movimento LGBT italiano, esplorando i processi storici, politici e culturali che hanno portato all'affermazione dell'orgoglio come strumento di emancipazione collettiva. Pubblicato da Edizioni ETS nel 2015, questo volume rappresenta una pietra miliare nell'ambito degli studi di genere e queer, offrendo una prospettiva inedita sulla formazione delle identità LGBT nel contesto italiano.
Con una scrittura precisa e ricca di riferimenti teorici, Prearo delinea una genealogia complessa, ispirata alle metodologie foucaultiane, in cui l'orgoglio emerge non come un sentimento spontaneo, ma come il frutto di una costruzione collettiva, un'architettura politica e simbolica che si sviluppa nel tempo attraverso lotte, sconfitte e momenti di riconquista. L'autore mette in luce il modo in cui il movimento LGBT ha saputo trasformare la vergogna in orgoglio, ribaltando il paradigma dell'invisibilità per affermare una presenza pubblica e politica.
Lungi dal presentare una narrazione celebrativa o lineare, il saggio svela le tensioni e le contraddizioni che hanno attraversato il movimento, mostrando come l'orgoglio sia stato ed è tuttora il prodotto di un delicato equilibrio tra diverse anime e correnti interne.
Il titolo stesso del libro, "La fabbrica dell'orgoglio", racchiude in sé un significato profondo e simbolico. La scelta della parola "fabbrica" suggerisce immediatamente l'idea di un processo produttivo, un luogo in cui si lavora, si assembla e si costruisce qualcosa con fatica e dedizione. In questo caso, ciò che viene fabbricato è l'orgoglio LGBT, un sentimento che non nasce per caso, ma che è il risultato di una lunga e faticosa elaborazione politica, sociale e culturale.
Prearo richiama alla mente l'immagine di una catena di montaggio, in cui ogni pezzo – ogni lotta, ogni manifestazione, ogni conquista legale – contribuisce a costruire il prodotto finale: un'identità collettiva capace di rivendicare la propria esistenza e i propri diritti. Ma come in ogni fabbrica, anche qui ci sono momenti di blocco, incidenti e conflitti tra operai, che riflettono le difficoltà e le divergenze interne al movimento stesso.
L'orgoglio, dunque, non viene rappresentato come qualcosa di naturale o innato, ma come un'articolazione politica che si sviluppa attraverso un lavoro incessante, che richiede tempo, energie e la capacità di confrontarsi con le resistenze esterne e interne.
Il cuore pulsante dell'opera risiede nell'approccio genealogico adottato dall'autore. Massimo Prearo si rifà esplicitamente alle teorie di Michel Foucault, il quale sosteneva che ogni fenomeno sociale o culturale non ha un'origine precisa e stabile, ma è il risultato di un processo storico complesso, in cui si intrecciano poteri, saperi e pratiche.
Prearo applica questa prospettiva al movimento LGBT italiano, ricostruendo i passaggi chiave che hanno portato alla formazione di un'identità omosessuale visibile e rivendicativa. Attraverso un'attenta analisi di documenti d'archivio, interviste con attivisti e una rilettura critica della letteratura di settore, l'autore ripercorre le tappe fondamentali che hanno segnato la nascita e lo sviluppo dell'orgoglio LGBT in Italia.
Uno degli aspetti più preziosi del libro è la ricostruzione dettagliata delle tappe fondamentali del movimento LGBT italiano, a partire dagli anni '70 fino ai giorni nostri.
Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, l'Italia è ancora dominata da un forte conservatorismo, in cui l'omosessualità viene percepita come una devianza da nascondere e reprimere. La Chiesa cattolica esercita un'influenza pervasiva e il clima culturale impone il silenzio sulle questioni legate alla sessualità.
Prearo dedica ampio spazio all'analisi di questo periodo di invisibilità, sottolineando come l'assenza di rappresentazioni positive contribuisca a rafforzare il senso di vergogna vissuto dalle persone omosessuali. Tuttavia, anche in questo contesto emergono le prime forme di resistenza, spesso sotterranee e individuali.
La svolta decisiva arriva con la fondazione del FUORI! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) nel 1971 a Torino, per iniziativa di Angelo Pezzana. Questa organizzazione segna l'inizio dell'attivismo omosessuale organizzato in Italia e si pone come obiettivo la visibilità pubblica e la rivendicazione dei diritti civili.
Prearo descrive il FUORI! come un fenomeno innovativo e radicale, capace di rompere il muro del silenzio e di portare l'omosessualità al centro del dibattito politico e culturale. L'associazione non si limita a rivendicare diritti, ma sfida apertamente le norme sociali e culturali dell'epoca, utilizzando la provocazione e la visibilità come strumenti di lotta.
Negli anni '70, il FUORI! stabilisce una stretta collaborazione con il Partito Radicale di Marco Pannella, che offre al movimento una piattaforma politica e una maggiore visibilità a livello nazionale. Questa alleanza permette di portare avanti campagne legislative, ma genera anche tensioni interne, con alcuni attivisti che temono una strumentalizzazione da parte del partito.
Prearo dedica un'intera sezione all'analisi di questo delicato rapporto, mostrando come il confronto con le istituzioni politiche rappresenti per il movimento una sfida complessa, che richiede compromessi ma offre anche nuove opportunità.
Gli anni '80 sono segnati dall'emergenza AIDS, che colpisce duramente la comunità LGBT e provoca una nuova ondata di stigma e discriminazione. Tuttavia, la lotta contro l'AIDS diventa anche un'occasione per rafforzare i legami di solidarietà all'interno del movimento e per sviluppare nuove forme di attivismo.
Prearo esplora in dettaglio come l'AIDS abbia contribuito a politicizzare ulteriormente la comunità LGBT, dando vita a nuove associazioni e collettivi dedicati alla prevenzione e al supporto delle persone sieropositive.
Nel capitolo finale, Prearo riflette sulle sfide future del movimento LGBT in Italia, sottolineando come la "fabbrica" dell'orgoglio non possa mai considerarsi conclusa. Ogni generazione di attivisti eredita il lavoro di chi l'ha preceduta, ma deve affrontare nuove battaglie, ridefinendo costantemente il significato stesso di orgoglio e liberazione.