domenica 2 febbraio 2025

Maurice (1987), diretto da James Ivory

Maurice (1987), diretto da James Ivory, è uno dei film più iconici del cinema britannico e un capolavoro in grado di trattare con delicatezza e forza il tema dell'amore omosessuale, ma soprattutto dell'autodeterminazione e della lotta per la libertà in un contesto storico che reprimeva fortemente ogni espressione di sessualità diversa da quella eterosessuale. Tratto dall'omonimo romanzo di E.M. Forster, scritto tra il 1913 e il 1914 e pubblicato postumo nel 1971, il film affronta una delle questioni più delicate e mai veramente risolte nel panorama sociale e letterario: la repressione dell'omosessualità. In un'epoca, quella vittoriana ed edoardiana, in cui l'omosessualità era perseguitata e condannata dalla società, Maurice offre una visione di speranza e liberazione, una visione che, pur nella sua utopia, continua a risuonare come una potente affermazione di libertà e di amore autentico.

La storia di Maurice Hall (interpretato da James Wilby) si svolge in un’Inghilterra edoardiana dominata dalle convenzioni sociali, dalle rigide morali e da una forte oppressione delle emozioni individuali. Maurice è un giovane uomo di buona famiglia che cresce in un ambiente in cui ogni forma di espressione sessuale diversa dall'eterosessualità è vista come un atto di dissolutezza e peccato. Sin da giovane, Maurice è in conflitto con il suo desiderio e con la consapevolezza che la sua sessualità è diversa da quella che la società si aspetta da lui. Il percorso di Maurice verso l'autoconsapevolezza non è facile né immediato. Inizialmente, egli vive un'attrazione profonda per il suo amico Clive Durham (interpretato da Hugh Grant), ma ciò che inizia come una sincera e forte amicizia si trasforma lentamente in qualcosa di più intenso, che Maurice non riesce a identificare appieno. Il suo amore per Clive è, infatti, tanto profondo quanto tormentato, poiché non viene mai ricambiato nella forma che Maurice spera.

Clive, pur essendo attratto da Maurice, non riesce ad abbracciare l'idea di una relazione fisica tra uomini. La sua posizione è radicalmente differente: nonostante riconosca il valore e la profondità dei suoi sentimenti per Maurice, Clive crede fermamente che l’amore tra uomini debba essere platonico, un’affinità spirituale e intellettuale che non può e non deve mai manifestarsi fisicamente. Questo è il cuore della tragedia di Maurice: per quanto Clive lo ami e gli voglia bene, non è disposto a vivere con lui una relazione che vada oltre la sfera emotiva. Clive è infatti il prodotto di una società che, pur essendo intellettualmente raffinata, è anche incapace di liberarsi dalle catene delle convenzioni sociali e morali che impediscono la vera libertà, sia emotiva che sessuale.

Maurice, dalla sua parte, è un personaggio che esplora il suo desiderio con frustrazione e confusione. Si rende conto che l’amore per Clive non potrà mai essere soddisfatto nella maniera che desidera. Sebbene Clive rappresenti il suo primo grande amore, Maurice non può rimanere intrappolato in una relazione che gli impone dei limiti. La separazione tra i due, quindi, diventa inevitabile e dolorosa per Maurice, che si trova ad affrontare una grande solitudine e una crescente ansia esistenziale. È qui che il personaggio di Scudder (interpretato da Rupert Graves) entra in scena, cambiando per sempre la vita di Maurice. Scudder, un giardiniere di classe inferiore, è tutto ciò che Clive non è: non solo fisicamente attraente per Maurice, ma anche pronto ad accettare l’amore in tutte le sue sfaccettature. A differenza di Clive, Scudder non ha paura del desiderio, non ha paura della passione, e soprattutto non ha paura di vivere liberamente il suo amore senza vergogna o remore. La relazione tra Maurice e Scudder è una liberazione per entrambi, una fuga dalle convenzioni sociali e dalla repressione che li ha costretti a nascondersi.

Il loro amore è terreno e fisico, ma è anche autentico e genuino. Scudder diventa per Maurice ciò che lui ha sempre cercato: non solo un compagno d’amore, ma anche un compagno di vita, una persona con cui condividere un legame che trascende le convenzioni sociali e i pregiudizi. Scudder rappresenta la possibilità di vivere un amore senza paura, senza la costante oppressione della società che cerca di zittirli, di cancellarli, di emarginarli. Con Scudder, Maurice non è più solo. Egli è finalmente in grado di sperimentare un amore che non è solo spirituale o emotivo, ma che include anche il desiderio fisico, l’espressione di sé che la società cercava di nascondere. In Scudder, Maurice trova la sua libertà.

Il film di James Ivory è una straordinaria esplorazione della lotta contro la repressione e dell'affermazione del desiderio. La cinematografia, curata da Pierre Lhomme, è estremamente curata e ricca di significato. Le immagini dei paesaggi e degli spazi chiusi, come le stanze e i giardini in cui Maurice vive la sua angoscia, sono simboli della prigionia interiore dei protagonisti. Le stanze sembrano sempre più strette, più soffocanti, mentre gli ampi panorami esterni, quando Maurice e Scudder si incontrano, suggeriscono una possibile libertà, uno spazio in cui vivere finalmente senza paura. La regia di Ivory, attenta e delicata, riesce a rendere tangibile il senso di oppressione e di libertà, mostrando visivamente il percorso del protagonista dalla sofferenza all’emancipazione.

Anche la colonna sonora di Richard Robbins gioca un ruolo fondamentale nel film, sottolineando l'evoluzione emotiva di Maurice e i suoi cambiamenti interiori. Le musiche sono sempre emozionanti ma mai invadenti; anzi, riescono a dare il giusto spazio alla trama e alle emozioni dei personaggi. La melodia che accompagna i momenti di dolore e di solitudine di Maurice è intima e malinconica, mentre quella che accompagna il suo incontro con Scudder è più leggera, più serena, come un inno alla libertà e alla speranza.

Le interpretazioni degli attori sono altrettanto eccezionali. James Wilby nel ruolo di Maurice dà vita a un personaggio che, pur nel suo tormento, riesce a evolversi, a crescere, a diventare l’uomo che ha sempre voluto essere. La sua performance è tesa, ma al tempo stesso delicata, capace di trasmettere sia la sofferenza interiore che la speranza. Hugh Grant, nel ruolo di Clive, è straordinario nel suo compito di rappresentare la fragilità di un uomo che, pur amando profondamente Maurice, non riesce ad abbracciare l’amore nella sua interezza. La sua interpretazione è introspettiva, riflessiva, ma anche un po’ rinunciataria. Rupert Graves, nel ruolo di Scudder, offre un'interpretazione radicata nella terra, genuina e piena di vita. Scudder è il catalizzatore del cambiamento per Maurice e Graves riesce a trasmettere questa energia, questa forza del desiderio, che diventa per Maurice un punto di salvezza e di rinascita.

La conclusione del film, che mostra Maurice e Scudder camminare insieme verso un futuro incerto ma finalmente libero, è uno dei momenti più potenti e significativi nella storia del cinema. L’immagine di due uomini che si tengono per mano e si allontanano in un paesaggio aperto rappresenta non solo la conclusione della loro storia, ma anche un messaggio universale di speranza e di resistenza. La loro è una vittoria non solo contro le convenzioni sociali, ma anche contro le paure, le insicurezze e la solitudine che ogni essere umano può provare di fronte all’autenticità del proprio essere. La conclusione di Maurice è una dichiarazione di libertà: la libertà di amare chi si vuole, come si vuole, senza timore, senza vergogna, senza paura.

In definitiva, Maurice è un’opera che va oltre la semplice narrazione di una storia d’amore. È una riflessione profonda sulla libertà, sull’identità, sul coraggio di essere se stessi. È un film che celebra l’autenticità e l’amore in tutte le sue forme, un inno alla resistenza contro l’oppressione, e una testimonianza di quanto sia importante vivere la propria vita secondo i propri desideri e le proprie verità. In un'epoca come la nostra, dove ancora molte persone si sentono costrette a nascondere la propria sessualità, il film di Ivory resta un punto di riferimento imprescindibile per comprendere le lotte sociali e emotive legate all’amore omosessuale, un’opera che emoziona, che fa riflettere e che, soprattutto, offre speranza.