Nosferatu (1922), diretto da F.W. Murnau, è una delle opere più iconiche e durature della storia del cinema, nonché un capolavoro del cinema muto. Il film è il frutto di un'epoca particolare, quella della Repubblica di Weimar in Germania, che era segnata da instabilità sociale, politica ed economica. Questi elementi hanno inevitabilmente influenzato la creazione di un'opera che non solo riflette le paure del suo tempo, ma che ancora oggi conserva una forza e una potenza visiva ineguagliabili. Tratto liberamente dal romanzo Dracula di Bram Stoker, Nosferatu si distingue dal classico racconto di vampiri per l'approccio radicale e innovativo alla figura del vampiro stesso, e per il suo uso spettacolare della luce, dell'ombra e della composizione visiva.
Il film si sviluppa su una trama che segue un filo narrativo simile a quello del romanzo di Stoker, ma introduce diverse deviazioni significative. Il protagonista, Hutter, viene inviato dal suo datore di lavoro, il signor Knock, in Transilvania per incontrare un nobile misterioso, il Conte Orlok, con l'intento di vendere una casa in una città tedesca. Lungo il viaggio, Hutter scopre presto che Orlok è un vampiro, e il suo incontro con la creatura darà il via a una serie di eventi tragici che porteranno alla morte di molti e alla distruzione del male, ma solo a un enorme costo. Come nel romanzo, Orlok segue Hutter verso la città e diffonde la sua maledizione, portando con sé morte e malattia. Ma ciò che rende Nosferatu un film così particolare è la sua interpretazione visiva della figura del vampiro e l'atmosfera inquietante che Murnau riesce a creare.
Il personaggio di Orlok, interpretato dall'attore Max Schreck, è uno dei mostri più spaventosi e memorabili mai apparsi sullo schermo. La sua rappresentazione come una figura scheletrica, con una testa allungata, orecchie appuntite e mani lunghe e affilate, si distacca radicalmente dal Dracula seducente e affascinante descritto da Stoker. Orlok è un essere alieno, deformato, che sembra meno un aristocratico e più una creatura parassitaria e maligna, la cui presenza sulla terra è una violazione delle leggi naturali. La sua malformazione fisica non è solo un espediente estetico, ma anche una manifestazione visiva del suo status come figura di morte e corruzione. Questo aspetto fisico, che lo rende quasi privo di umanità, amplifica la sua natura mostruosa e lo rende una rappresentazione tangibile delle paure collettive legate alla morte, alla malattia e alla decadenza.
L'approccio visivo di Murnau è una delle caratteristiche più rivoluzionarie di Nosferatu, e uno degli aspetti che ha permesso al film di resistere alla prova del tempo. Il regista sfrutta in modo magistrale le potenzialità del cinema muto, dove il linguaggio visivo diventa il mezzo principale per esprimere emozioni, simboli e stati d'animo. L'uso delle ombre è forse l'aspetto più distintivo del film, e Murnau le utilizza come un vero e proprio personaggio, un'entità che si muove e si trasforma, rendendo l'inquietudine e il pericolo palpabili. Una delle scene più celebri del film è quella in cui l'ombra del Conte Orlok si allunga e si staglia minacciosamente sulla parete. Questa immagine, che è diventata una delle icone del cinema horror, non solo enfatizza la natura minacciosa del vampiro, ma suggerisce anche l'idea che il male non possa essere contenuto o fermato, ma si espande in modo inesorabile.
Le ombre e la luce non sono solo elementi visivi, ma anche simbolici. La luce è il confine tra la sicurezza e la minaccia, tra il mondo umano e quello sovrannaturale. Quando Orlok appare in scena, la sua figura è quasi sempre avvolta nell'oscurità, ma al contempo le sue ombre sembrano proiettarsi su ogni angolo, suggerendo la sua inevitabilità. Questo contrasto tra luce e ombra, tra il visibile e l'invisibile, crea un'atmosfera di tensione e di suspense che pervade l'intero film. Murnau sfrutta la fotografia in bianco e nero non solo come una scelta estetica, ma come un mezzo per evocare emozioni, per trasmettere la dualità tra il bene e il male, e per intensificare l'effetto spettrale di ogni scena.
Il film si distingue anche per le sue scenografie, che sono una riflessione visiva del mondo interiore dei personaggi. Le ambientazioni non sono mai semplicemente sfondi statici, ma si integrano completamente con la narrazione, partecipando attivamente al racconto delle emozioni e delle paure. Le case e i castelli in cui si svolgono le azioni sono sovente caratterizzati da un'architettura gotica e distorta, che contribuisce a creare un senso di alienazione e di follia. I paesaggi, con le loro linee angolari e innaturali, evocano un mondo fuori dalla norma, un mondo che è dominato da forze oscure e incomprensibili. Il trattamento dei luoghi non è mai realistico, ma ogni ambiente sembra essere un riflesso delle paure e dei conflitti interiori dei protagonisti.
L'aspetto simbolico del film è altrettanto rilevante. Nosferatu non è solo una storia di terrore sovrannaturale, ma anche un'allegoria delle paure e delle ansie collettive dell'epoca. La Germania degli anni '20 era un paese che stava ancora cercando di riprendersi dalle cicatrici della Prima Guerra Mondiale, e la paura della malattia, della peste e della morte era palpabile. Il vampiro, in questo contesto, diventa simbolo di una minaccia invisibile e incontrollabile, che si diffonde come un'epidemia. La figura di Orlok non è solo una minaccia sovrannaturale, ma rappresenta anche la corruzione e la decadenza che la società stava vivendo. La sua figura incarna il caos e la morte che incombono sulla civiltà, minacciando di distruggere tutto ciò che è sano e puro.
La lotta tra il bene e il male, un tema universale del genere horror, è centrale nel film. Hutter, il protagonista, è una figura che inizialmente rappresenta l'innocenza e la razionalità, ma la sua vulnerabilità diventa presto evidente di fronte al male incomprensibile rappresentato da Orlok. La sua lotta non è solo fisica, ma esistenziale: sta cercando di proteggere la sua famiglia e la sua casa dal male che si sta diffondendo. La figura di Ellen, la sua giovane moglie, è altrettanto fondamentale, poiché il suo sacrificio finale diventa la chiave per fermare Orlok e distruggere il male. Il sacrificio di Ellen, che si offre al vampiro per distrarlo e fermarlo, è un atto di purificazione, che richiama il tema del sacrificio redentivo. La sua morte non è solo una tragedia, ma un momento di purificazione e di speranza, in cui il bene vince, ma a un prezzo doloroso.
Dal punto di vista tecnico, Nosferatu è una straordinaria testimonianza del potenziale espressivo del cinema muto. Nonostante la mancanza di dialoghi, il film riesce a raccontare una storia complessa e emotivamente coinvolgente attraverso l'uso di immagini, gesti e simboli. Ogni scena è costruita con precisione, e ogni inquadratura è un'opera d'arte che esprime più di quanto le parole potrebbero mai fare. La recitazione, sebbene esagerata e teatrale, è perfetta per il mezzo del cinema muto, e le espressioni facciali degli attori comunicano una gamma di emozioni che arricchiscono il significato della storia.
In conclusione, Nosferatu non è solo un film horror, ma un'opera cinematografica che trascende il suo genere per diventare una riflessione profonda sulla condizione umana, sulla morte, sulla malattia e sulle paure universali. La sua influenza sul cinema successivo è incalcolabile, e il suo impatto sulla cultura popolare è ancora forte, con la figura del Conte Orlok che continua a ispirare nuove generazioni di cineasti e artisti. Il film, pur essendo stato realizzato oltre un secolo fa, è ancora capace di suscitare emozioni forti e di terrorizzare lo spettatore, rivelandosi una pietra miliare non solo del cinema horror, ma della storia del cinema in generale.