Le mostre di Darren Almond a Napoli, ospitate in due dei luoghi più iconici della città, la Cappella Sansevero e la Galleria Alfonso Artiaco, rappresentano un incontro straordinario tra l’arte contemporanea e la tradizione culturale e spirituale della città. Napoli, con la sua storia millenaria, che va dalle radici greche e romane alla sua influenza come centro di cultura barocca, è un contesto perfetto per l’esplorazione del tempo e della memoria che Almond affronta nel suo lavoro. La presenza di opere che hanno segnato la storia dell’arte, come il celebre Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, conferisce alle mostre un’aura di sacralità, elevando l’opera di Almond a un livello di riflessione sul nostro rapporto con il divino, il trascendente e la finitezza dell’esistenza.
Il Dialogo con il Sacro: “Rags” alla Cappella Sansevero
La Cappella Sansevero, uno dei luoghi più suggestivi di Napoli, diventa il contesto perfetto per le opere di Darren Almond, che si inseriscono in un dialogo con l’arte del passato e con le tematiche universali di vita, morte e resurrezione. La presenza del Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, con il suo velo scolpito in marmo che sembra trasparente e soffice, costituisce un simbolo potente della fragilità e della bellezza umana, ma anche della possibilità di trascendere la materia. La capacità di Sanmartino di rendere il marmo quasi “vivente” attraverso la tecnica scultorea è un invito a riflettere sulla distorsione tra apparenza e realtà, tra visibile e invisibile. Questo concetto di trasparenza e trasformazione diventa il nucleo attorno a cui si sviluppa il lavoro di Almond, specialmente nelle opere della serie Rags. Qui, gli stracci, che appaiono come oggetti di scarto e di trascuratezza, sono in realtà carichi di significato simbolico e filosofico. Almond, infatti, non rappresenta solo la miseria della condizione umana, ma piuttosto la possibilità di trovare una bellezza nascosta nella quotidianità e nei materiali più umili. In un contesto sacro come quello della Cappella Sansevero, il lavoro di Almond sfida la percezione della materia come qualcosa di effimero e insignificante, trasformandola invece in un linguaggio visivo che parla del passaggio del tempo, delle cicatrici della memoria e della continuità della vita, anche nelle forme più consumate.
Nel suo lavoro, la pittura diventa un linguaggio attraverso il quale Almond esplora la tensione tra la morte e la vita. Gli stracci, piegati e sovrapposti in modo apparentemente casuale, suggeriscono un movimento che non è mai statico, ma che è sempre in relazione con un passato che continua a riecheggiare nel presente. Ogni straccio è una traccia, un’orma, una testimonianza del tempo che passa. Come la scultura di Sanmartino, che cattura un momento di transizione, queste opere di Almond suggeriscono una condizione di sospensione, un’allegoria della condizione umana che è in perenne bilico tra l’essere e il non essere. Questi frammenti di stoffa diventano un’allegoria della nostra esistenza, di una pelle che si consuma, di un corpo che si decompone, ma che lascia un’impronta. Le opere di Almond, quindi, si inseriscono perfettamente in questo contesto di spiritualità e riflessione sulla mortalità, ma allo stesso tempo sfidano la concezione tradizionale dell’arte sacra, introducendo un linguaggio moderno che parla della nostra epoca e della nostra quotidianità.
La Natura e la Memoria: “Songbirds and Willows” alla Galleria Alfonso Artiaco
Alla Galleria Alfonso Artiaco, Almond prosegue il suo discorso artistico, ma questa volta con un’intensificazione della relazione tra l’essere umano e la natura. In questa serie di opere, intitolata Songbirds and Willows, il pittore si concentra su due immagini naturali che diventano simboli universali: gli uccelli canori e i salici. Questi due elementi, che nella loro apparenza possono sembrare semplici rappresentazioni della natura, sono in realtà carichi di significato e di potenza simbolica. Gli uccelli, con il loro canto breve ma carico di bellezza, sono metafore della fugacità dell’esistenza, di una vita che è per sua natura destinata a passare velocemente. La bellezza di un uccello che canta è legata all’impossibilità di fermare il tempo, alla consapevolezza che la vita è effimera e che ogni momento di bellezza è destinato a svanire. Tuttavia, in quest’idea di transitorietà c’è anche una bellezza intrinseca: ogni canto è unico e irripetibile, eppure tutti gli uccelli, in ogni tempo e in ogni luogo, sembrano ripetere lo stesso ciclo. Almond, con il suo approccio pittorico, riesce a trasmettere l’idea che la memoria e la bellezza sono legate indissolubilmente al tempo, ma che, nonostante il passare degli anni, restano impressi nell’immaginario collettivo, diventando qualcosa di universale.
I salici, dall’altra parte, rappresentano un simbolo di resistenza e di adattamento. Questi alberi, che si piegano sotto il peso del vento ma non si spezzano, sono metafore della forza interiore, della capacità di resistere alle difficoltà senza perdersi. In un mondo in cui il cambiamento è costante e in cui la nostra vita sembra essere segnata dalla fragilità, il salice diventa un simbolo di speranza e di resilienza. Almond, attraverso la sua pittura, sembra suggerire che, così come il salice si piega ma non si spezza, anche l’essere umano è in grado di adattarsi, di trasformarsi e di sopravvivere nonostante le difficoltà. La relazione tra questi due simboli, gli uccelli e i salici, diventa quindi una riflessione sul contrasto tra la caducità e la resistenza, tra il movimento e la staticità, tra l’effimero e l’eterno.
Questa serie di opere alla Galleria Artiaco, che si inserisce in uno spazio d’avanguardia, permette a Almond di estendere ulteriormente il suo linguaggio visivo, creando un dialogo tra la sua visione personale della natura e le tendenze artistiche contemporanee. La natura, pur essendo un elemento esterno all’essere umano, diventa un riflesso del nostro essere e del nostro pensare, e Almond riesce a trasmettere questa idea con una forza e una delicatezza che rendono ogni opera un invito a entrare in contatto con qualcosa di più grande di noi stessi. La pittura di Almond non è mai un semplice esercizio estetico, ma un vero e proprio strumento di riflessione sulla vita, sulla memoria e sulla nostra interconnessione con il mondo naturale.
Un Esperimento Sensoriale e Filosofico: L’arte come percorso di conoscenza
Il percorso che Almond offre al pubblico napoletano non è soltanto visivo, ma anche sensoriale e filosofico. La sua arte è un viaggio che stimola la mente e il cuore, che invita lo spettatore a entrare in contatto con le sue emozioni e con le sue riflessioni più intime. La capacità di Almond di trattare temi complessi come il tempo, la memoria, la morte e la rinascita si integra perfettamente con il contesto di Napoli, una città che è essa stessa una testimonianza vivente di secoli di storia, di cambiamenti e di sopravvivenza. La città diventa un ulteriore livello di lettura, un palcoscenico che accoglie le riflessioni di Almond sulla condizione umana e sull’esistenza. Ogni tela, ogni scultura, ogni elemento della mostra non è solo un’opera d’arte, ma un frammento di un discorso più ampio sulla vita e sul nostro posto in questo mondo. Napoli, con la sua vibrante energia, con il suo contrasto tra la bellezza e la miseria, tra l’antico e il moderno, è il luogo ideale per ospitare questo tipo di riflessione, che non cerca risposte definitive, ma che lascia spazio alla continua ricerca.
Il lavoro di Almond diventa quindi una riflessione sul significato della nostra esistenza, sulla memoria che costruiamo e che lasciamo dietro di noi. Non è un caso che il suo lavoro si inserisca in una città che ha fatto della memoria il suo tratto distintivo, che conserva nei suoi vicoli e nei suoi palazzi le cicatrici di una lunga storia. La sua arte diventa una parte di questa storia, ma anche un’anticipazione del futuro, un invito a pensare a come saremo ricordati e cosa resterà di noi nel tempo. Le mostre di Darren Almond a Napoli sono, in definitiva, un’esplorazione profonda della nostra condizione umana, un tentativo di rendere visibile l’invisibile, di dare forma a ciò che è destinato a svanire. La città, le opere, e la riflessione che esse suscitano ci invitano a non vedere il tempo come un nemico, ma come un alleato che ci permette di riflettere sulla nostra finitezza, sulla nostra bellezza e sulla nostra memoria.
Le mostre di Darren Almond a Napoli si svolgono in due prestigiose sedi:
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Cappella Sansevero: la mostra proseguirà fino al 21 febbraio 2025.
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Galleria Alfonso Artiaco: la mostra sarà aperta al pubblico fino all'8 marzo 2025.
La Galleria Alfonso Artiaco è aperta dal lunedì al sabato, dalle 10:00 alle 19:00.