Nel panorama del cinema queer, Taxi zum Klo (Ai cessi in tassì, 1980) è un'opera che ha lasciato il segno per la sua radicalità, il suo realismo e la sua assenza di compromessi. Scritto, diretto e interpretato da Frank Ripploh, il film è più di un semplice racconto autobiografico: è un manifesto della sessualità gay vissuta senza colpa, un’esplorazione delle contraddizioni del desiderio e un ritratto senza filtri della Berlino Ovest alla fine degli anni ’70.
Realizzato con un budget ridotto e girato con uno stile che mescola il documentario, la narrazione intimista e l’ironia grottesca, Taxi zum Klo divenne rapidamente un cult, suscitando scandalo, ammirazione e polemiche. Oggi, a oltre quarant’anni dalla sua uscita, mantiene intatta la sua potenza visiva e tematica, rimanendo uno dei film più audaci mai realizzati sulla vita omosessuale.
La trama: la doppia vita di Frank
Il protagonista del film è Frank, un insegnante di scuola elementare nella Berlino Ovest pre-AIDS. Di giorno, veste i panni del docente responsabile, amato dai suoi studenti e benvoluto dai colleghi. La sua vita professionale è scandita dalla routine scolastica, dai compiti da correggere e da una parvenza di normalità borghese.
Ma di notte, la sua esistenza prende una direzione completamente diversa: Frank si immerge nella scena sessuale gay della città, praticando il cruising nei bagni pubblici, nei cinema porno e nei parchi, alla ricerca di incontri anonimi e avventure erotiche. È un uomo che vive nel costante conflitto tra il bisogno di sicurezza e il desiderio di libertà sessuale.
L’incontro con Bernd, un uomo gentile e stabile, introduce un nuovo elemento di tensione nella sua vita. Bernd rappresenta l’amore domestico, la possibilità di costruire una relazione monogama e rassicurante. Frank prova affetto per lui, ma allo stesso tempo si sente soffocare all’idea di rinunciare alla sua indipendenza e alla sua sessualità libera e compulsiva.
Questa tensione tra stabilità e avventura è il motore del film. Frank vuole tutto: la dolcezza della vita di coppia e l’eccitazione degli incontri casuali, il calore di un partner fedele e il brivido della trasgressione. Ma questa sua voracità emotiva lo condanna a un’esistenza inquieta e contraddittoria, che lo porta inevitabilmente a sabotare ogni forma di equilibrio.
Uno sguardo senza filtri sulla sessualità gay
Ciò che rende Taxi zum Klo un film rivoluzionario è il suo approccio crudo e diretto alla sessualità. Ripploh non si limita a suggerire, ma mostra il sesso gay in tutta la sua concretezza: scene di masturbazione, fellatio, rapporti consumati nei bagni pubblici e nei cinema hard. Non si tratta di pornografia, ma di un realismo senza precedenti nel cinema non esplicitamente erotico.
Questa scelta stilistica ebbe conseguenze importanti. Il film venne censurato in diversi paesi, suscitando scandalo anche all'interno della comunità gay. Molti lo considerarono una rappresentazione dannosa, temendo che rafforzasse gli stereotipi sulla promiscuità omosessuale, proprio in un periodo in cui il movimento LGBTQ+ cercava di ottenere una maggiore accettazione sociale.
Ma Ripploh non era interessato a costruire un’immagine rassicurante dell’omosessualità. Il suo intento non era pedagogico, né politico: voleva raccontare la sua verità senza edulcorazioni, senza preoccuparsi di risultare simpatico o esemplare. Il protagonista non è un modello positivo, ma un uomo reale, con le sue contraddizioni, le sue ossessioni e la sua incapacità di trovare un equilibrio tra amore e desiderio.
Berlino Ovest prima dell'AIDS: un’epoca di libertà sfrenata
Uno degli aspetti più affascinanti di Taxi zum Klo è la sua capacità di catturare lo spirito di un’epoca. Berlino Ovest, alla fine degli anni ’70, era un laboratorio di libertà, un luogo in cui la cultura gay aveva trovato spazi di espressione inediti.
I locali gay erano numerosi e vivaci, il cruising nei bagni pubblici e nei parchi era una pratica diffusa e accettata all’interno della comunità, e il sesso anonimo era visto come una forma di esplorazione identitaria. Era un periodo di sperimentazione, di gioia fisica e di edonismo, in cui il desiderio poteva essere vissuto senza la paura di malattie o giudizi morali.
Ma visto con gli occhi di oggi, il film assume anche un valore malinconico. Il mondo che Ripploh racconta è quello dell’ultima grande stagione della liberazione sessuale prima dell’arrivo dell’AIDS, che avrebbe stravolto la vita della comunità gay in modo drammatico.
Nel giro di pochi anni, il sesso occasionale divenne sinonimo di pericolo, e la spensieratezza si trasformò in paura. Guardando Taxi zum Klo, non possiamo fare a meno di vedere il presagio di una tragedia imminente, un ritratto di un paradiso perduto che non sarebbe mai più tornato.
L’eredità del film e la figura di Frank Ripploh
Quando Taxi zum Klo uscì nelle sale, il pubblico e la critica reagirono in modo contrastante. Alcuni lo salutarono come un capolavoro di sincerità e coraggio, altri lo trovarono scioccante e disturbante. Ma al di là delle reazioni immediate, il film divenne rapidamente un cult, influenzando generazioni di cineasti queer e aprendo la strada a una rappresentazione più autentica e complessa della vita omosessuale.
Frank Ripploh tentò di replicare il successo con Taxi nach Kairo (1987), un sequel che però non ebbe lo stesso impatto. La sua carriera cinematografica non decollò mai completamente, e la sua figura rimase legata quasi esclusivamente a Taxi zum Klo.
Dopo il ritiro dal cinema, Ripploh condusse una vita più riservata, segnata da problemi di salute. Morì nel 2002 a soli 52 anni, lasciando dietro di sé un film che ancora oggi viene studiato, analizzato e discusso.
Perché Taxi zum Klo è ancora attuale?
A distanza di oltre quarant’anni, Taxi zum Klo mantiene intatta la sua forza. Se oggi la rappresentazione dell’omosessualità nei media è più diffusa e accettata, raramente si vedono film che affrontano la sessualità con la stessa onestà e senza compromessi.
Ripploh non voleva costruire un film rassicurante, ma raccontare la verità della sua esperienza. Il suo protagonista è un uomo che lotta con il proprio desiderio, incapace di scegliere tra la stabilità e l’avventura, tra l’intimità e l’indipendenza. In questo, il film parla a chiunque abbia mai vissuto il conflitto tra amore e libertà.
Taxi zum Klo non è solo un film sulla vita gay: è un’opera che esplora la natura umana con un’intensità e una sincerità raramente viste sul grande schermo. Ed è per questo che continua a essere un’opera di riferimento, un punto di partenza imprescindibile per chiunque voglia comprendere il rapporto tra desiderio, identità e libertà.