Litho #1 (Waves #1) di Willem de Kooning è un’opera che si distacca dalle convenzioni della sua produzione pittorica e si fa portatrice di un nuovo tipo di visione, che esplora le dinamiche tra segno, movimento e spazio. Quando si osserva l'opera, è inevitabile notare la tensione che sussiste tra il flusso del gesto e la rigidità del mezzo, che sfida la concezione tradizionale di litografia come tecnica. Questo lavoro va oltre il semplice esercizio tecnico: è una riflessione profonda sull'interazione tra l'artista, la sua pratica e il mondo che lo circonda, una riflessione che si manifesta visivamente attraverso l'energia inarrestabile di linee ondulate, che sembrano vibrare e muoversi sulla superficie della pietra litografica.
Nel contesto della sua produzione, Litho #1 (Waves #1) non rappresenta un’eccezione, ma piuttosto un’espressione di continuità e trasformazione. Il tema dell'onda si inserisce in un filone di ricerca che de Kooning ha sviluppato per tutta la sua carriera, un’ossessione per il movimento, l'energia e la fluidità che si riflette nelle sue opere. Le onde che scorrono in questo lavoro non sono semplicemente forme stilizzate o simboliche; esse sono il cuore pulsante di un processo di pensiero che cerca di catturare qualcosa di più profondo: la condizione stessa della vita, con i suoi alti e bassi, i suoi momenti di quiete e di turbamento.
L'onda, in molte tradizioni artistiche e filosofiche, rappresenta un simbolo universale di cambiamento, di impermanenza. Qui, de Kooning sembra voler trasformare questo simbolo in un atto di pura vitalità. Le linee che definiscono le onde non sono mai fisse, mai nette, ma appaiono come se stessero per spezzarsi o dissolversi, come se, di momento in momento, si stessero generando e dissolvendo in un ciclo continuo. La scelta di de Kooning di lavorare con la litografia, una tecnica che impone una certa riflessione sulla forma, non è casuale. La litografia, con il suo processo di stampa che passa attraverso il piano della pietra, permette all'artista di unire il gesto spontaneo alla precisione necessaria, dando vita a un lavoro che oscilla tra il controllo e l'imprevisto.
Il gesto dell'artista in quest’opera è un gesto di liberazione: le linee che tracciano le onde non si piegano a un’idea preconcetta di forma, ma sembrano più un tentativo di inseguire l’incessante mutare della realtà. Qui de Kooning non cerca di riprodurre la realtà in modo naturalistico, ma ne cattura l’essenza effimera, quella che sfugge alla presa della mente razionale. Le onde non sono mai statiche: si sollevano, si abbassano, si intrecciano, creando una dinamica visiva che invita l'osservatore a seguirle, a perdersi nel loro ritmo irregolare, a lasciarsi trasportare da un flusso che, proprio come la vita, è in perenne movimento.
La disposizione delle linee, la loro intensità e la loro curvatura non sono mai casuali, ma sono espressione della lotta tra la forma e la disgregazione, tra la ricerca di un equilibrio e il desiderio di abbandonarsi alla forza del caos. Questo continuo oscillare tra ordine e disordine si riflette anche nel contrasto tra i colori, il bianco e il nero, che si alternano nella composizione. Il bianco non è solo assenza, ma uno spazio di possibilità, una tela vuota che dà forma a ogni traccia, un’energia potenziale che attende di essere liberata. Il nero, al contrario, è la forza, l’impronta tangibile del gesto, il segno che si impone sulla superficie. Il contrasto tra questi due colori non è solo una scelta estetica, ma è simbolico: rappresenta la dualità della vita stessa, fatta di luci e ombre, di momenti di chiarezza e di oscurità. È un contrasto che dà forma al dinamismo dell’opera e ne esalta il movimento.
Le linee ondulate si sviluppano in modo quasi fluidico sulla superficie litografica, creando una sensazione di inarrestabile movimento che non accenna a fermarsi mai. Questo movimento è quasi tangibile, e l'osservatore può avvertirlo come una spinta, una tensione che attraversa l’opera da un lato all’altro. Non c’è nulla di fermo in Litho #1 (Waves #1), ogni linea sembra ripetersi come un'onda che si sovrappone a un’altra onda, una spirale di continuo rinnovamento, che non ha né inizio né fine. Questo effetto di continua evoluzione è espressione del concetto stesso di movimento, come qualcosa che non può mai essere fissato, ma che deve essere vissuto come un flusso, un processo in corso. La tecnica litografica si presta particolarmente a questo tipo di espressione, perché consente all'artista di tracciare con una certa libertà, ma allo stesso tempo di conservare un legame con la precisione e la struttura della stampa.
Il contrasto tra l'immediatezza del gesto e la riflessione della litografia è ciò che rende quest’opera particolarmente potente. La pietra litografica è la superficie su cui il gesto trova una sua definizione, ma nello stesso tempo la sua durezza sembra anche limitarlo. Eppure, nonostante questa apparente rigidità, de Kooning riesce a infondere al lavoro una sensazione di libertà: le linee sembrano sfuggire al controllo, scorrere senza sosta, come se volessero sfidare la durezza della pietra stessa. Il gesto, seppur reso su una superficie così precisa, sembra essere l'atto stesso di superare il limite del materiale, di lanciarsi in un processo continuo di esplorazione.
L'opera non è solo una riflessione sul movimento, ma anche sulla percezione del tempo e sulla sua rappresentazione. Ogni onda, che sorge e si ritira, diventa simbolo di un ciclo inarrestabile, di un cambiamento continuo. Le onde non sono mai ferme; esse mutano, si rincorrono e si sovrappongono, creando un dinamismo che rimanda all'idea che nulla nella vita è stabile, che ogni momento è un continuo divenire. L’artista ci invita a riflettere su come la realtà stessa sia fluida, in movimento, mai fissa. La litografia di de Kooning non solo cattura questa fluidità, ma la celebra, facendola diventare il nucleo pulsante dell’opera.
Ogni gesto che compie l’artista sulla pietra è come un tentativo di fermare l’onda, di dare una forma definitiva a qualcosa che è, per natura, in movimento. Ma è proprio questa impossibilità che rende l’opera così potente: Litho #1 (Waves #1) non è un tentativo di fermare il flusso, ma un atto di accettazione del fatto che il movimento non può essere fermato. L'opera stessa è il risultato di questo movimento, di questo flusso che si arresta solo per riprendere subito dopo, creando una sorta di circolo continuo che non si esaurisce mai. L'artista riesce a esprimere visivamente la stessa idea di instabilità, di transitorietà che caratterizza l'esperienza umana.
In questa litografia, de Kooning non cerca di rappresentare una verità oggettiva, ma di esplorare un'esperienza, un’idea che è molto più complessa e profonda. Il movimento delle onde non è solo fisico, ma anche emotivo e psicologico. Le onde non sono solo immagini naturali, ma riflettono un’emozione, una condizione esistenziale. In questo senso, l'opera diventa un viaggio non solo visivo, ma anche sensoriale e intellettuale, un'esperienza che sfida l'osservatore a entrare in una dimensione di tempo e spazio che non è mai fissa, ma in perenne evoluzione.
Litho #1 (Waves #1) non è solo una rappresentazione del caos, ma una meditazione sul processo di creazione stessa, sull’atto artistico come ricerca, come esplorazione, come continuo divenire. L’arte di de Kooning, in quest’opera, ci dice che la realtà non è mai fissa, che il movimento è la vera essenza di tutto, e che l'arte stessa è, in fondo, un tentativo di catturare questo flusso, questo movimento inarrestabile, e di trasformarlo in una forma che, pur non essendo stabile, riesce comunque a comunicare la sua verità.