lunedì 27 novembre 2023

pubblicare poesia


Pubblicare poesia, oggi, è al di fuori di ogni controllo, di ogni macinazione vicina all’atto consumistico. Poesia non è vendibiltà, mai lo è stata, a maggior ragione nel nostro contemporaneo. Pubblicare poesia è, oggi, più che allora, atto di identificazione con il nulla del dire. Se non al proprio parlarsi, a volte, addosso.

È da anni che in Italia la poesia corre lungo vie sotterranee di autodefinizione. Vie sotterranee che, a mio avviso, certificano un essere in disparte, un non centralizzarsi, nemmeno col pensiero. Neppure con la presenza fisica dell’autore. E non solo si tratta di una grande metafora di quanto avviene nella superficie delebile del reale.

 
Le vie del fare poetico sono spesso invisibili, o, meglio, sfuggono a criteri di visibilità. Ciascuno tenta le carte che può, che possiede, per raggiungere affannosamente un momento che si avvicini, almeno lontanamente, alla realtà del tangibile. Come se il poetare non dovesse essere il più lontano possibile da ciò che altre espressioni dell’umano artefare propongono. Poetare è assenza, mai centralità o assoluto dire.

orgasmica

E così vi posso assicurare che tutti i tentativi fondamentali di studiare la nostra condizione umana costituiscono un pericolo per il falso orgoglio e il pregiudizio, dietro i quali l’animale umano nasconde quasi compulsivamente la propria nudità.

Vivevo con il mio amico e in quel periodo decidemmo di costruire un piccolo appartamento.

Avevamo praticamente molto terreno davanti a casa per poter costruire questo piccolo appartamento che tanto avevamo desiderato, pur se avevo già anche troppo da fare con la mia intossicazione da sesso.

Così all’interno avevamo piazzato un vecchio congelatore sufficientemente grande per metterci dentro tanto cibo che ci permettesse di superare un’intera stagione senza troppi problemi.

Esiste il piacere dell’orgasmo che sale come una cifra di vendita in pieno rialzo, e il piacere di un orgasmo spiacevole che precipita gravemente come l’indice Dow Jones nel 1929.

Quindi, con piacere mi rendo conto che davvero, come tante delle cose eccellenti che ho scritto, anche questo è un eccellente passaggio ma è un fatto di pura finzione.

Considero che la malattia nasce quando la carica elettrica sulla superficie delle cellule umane cade esattamente come in un punto di soffocamento.

A fatica costruimmo una casetta di legno grande abbastanza per metterci dentro una sedia, un tavolo, un letto e una tv, poi rivestimmo completamente l’interno con uno strato di sughero e una fodera di metallo galvanizzato.

Era, cioè, la nostra idea di appartamento.

Decidemmo così di costruire questo piccolo appartamento ed assemblarlo come fosse un enorme loft.

Il mio amico ogni sera agiva, era uno dei miei numeri preferiti della serata dentro l’appartamento: si toglieva i vestiti, si sdraiava sul sughero e veniva, senza mani.

Davvero il mio amico era uno strumento sessuale potentissimo.

Insomma, per farla breve, abbiamo costruito questo appartamento all’inizio dell’anno.

E la gente del posto ci guardava da lontano dubbiosa, mormorando “Stregoneria”.

In qualche giorno, abbiamo assemblato una scatola di legno di una altezza approssimativa di due metri e mezzo e l’abbiamo foderata per bene.

Era quella la nostra stanza principale, il nostro open space.

Io ne ho fabbricato un altro, poi, più piccolo, lì vicino, rivestito di polistirolo da imballaggio e ovatta, il tutto avvolto in tela di iuta per costruire il nostro cesso, comunicante con l’edificio più grande tramite un grosso tubo, recuperato da una discarica, che funzionava come corridoio di comunicazione, e tappezzato da quattro strati di sughero molto spesso, per i rumori.

La gente ha comunque la tendenza a esagerare le cose, mitizzarle: mi domando come siano arrivati a raccontare che io organizzavo orge lì dentro per far divertire i maschi depressi della zona! ma è certo che l’appartamento aveva effetti sessuali ben precisi almeno su di me.

E poi ho pensato di migliorare il nostro appartamento orgasmico usando del legno il più organico possibile, e così abbiamo raccolto delle foglie e dei rami da cespugli di bosso per fissarli sul tetto di quella cabina mistica.

La decisione dovrebbe esser presa ovviamente dal paziente malato e non da altri, questo è chiaro.

Chi vi parla si è domandato se non si potrà concentrare l’energia orgasmica di quell’appartamento e dirigerla per tentare di dissuadere i miasmi della lascivia e dell’ansietà puramente idiota di questa società che blocca ogni ricerca scientifica dei fenomeni sessuali.

Chi vi parla pensa inoltre che quella terapia sia veramente inoffensiva e non si ponga assolutamente in conflitto con nessun’altra terapia.

Le pellicce di lapin davano all’appartamento un aspetto surrealista, più organico, come una vasca da bagno in pelliccia.

Passavo dai quindici ai trenta minuti ogni giorno in meditazione all’interno di quell’appartamento, con l’unica confortevole sensazione che, in fondo, stavo facendo diminuire la possibilità di contrarre la malattia a tutti quanti nella zona.

Qualcuno ci venne a trovare, ma non entrò mai nell’appartamento.

Nella parte esterna, il mio, amico stese una mezza dozzina di vecchie pellicce di lapin per rendere ancora più energica la carica orgasmica.

Io pensavo che l’effetto sarebbe potuto aumentare di molto usando acciaio magnetizzato e costruendo l’appartamento a forma di piramide e di certo non mi sbagliavo

La stanza orgasmica può effettivamente essere usata in situazioni senza speranza è ancor più in situazioni terminali, può infatti essere utilizzata durante il periodo che intercorre tra la biopsia e l’operazione chirurgica.

E quando affittai, qualche anno fa, quell’appartamento il mio amico stava fabbricando qualche mobile per me e ancora quando, dopo avermi lasciato, venne a trovarmi, io abitavo oltre il fiume, in una piccola casa sulla ferrovia, in un appartamento appoggiato su dei pilastri di cemento su un terreno paludoso.

Quell’appartamento orgasmico era una vera e propria terapia che venne rifiutata senza alcun valido motivo dall’estabilshment della medicina.

Nessuno ha sostenuto l’uso della terapia orgasmica a scopo preventivo e come miglior trattamento attivo contro la malattia.

Rimuovendo anche solo la possibilità di quella terapia, le autorità si sono caricate di una pesante responsabilità soprattutto in virtù del fatto che ricercatori indipendenti sono ora sostenuti da alcune certezze sulle nostre scoperte.

Se le piramidi possono preservare la carne dalla putrefazione, possono allo stesso modo farlo per voi.

Vorrei applicare il metodo scientifico ai fenomeni sessuali, misurare precisamente la carica elettrica di un orgasmo, e unire queste misurazioni all’esperienza soggettiva del piacere e del dispiacere.

© https://cultura.gaiaitalia.com/2014/02/week-end-letterari-di-gaiaitalia-com-bo-summers-orgasmica/

lunedì 6 novembre 2023

e per contro


Eccolo! Il senso del possesso della parola, l’illudersi che ti asserva che e ti smangia e ti divora e ti brandella: sì!, tutto, dico, tutto è ormai totale alla fine della notte, dello sbrodolamento del seme, come quando lo scrivente definisce il proprio io stitico “ho scritto”.

https://cultura.gaiaitalia.com/2016/11/la-pagina-dello-zio-bo-e-per-contro/

mercoledì 1 novembre 2023

proprio al di sotto del pensiero

Proprio al di sotto del pensiero riflesso, ovvero dell’io (non maiuscolo, in questo caso) che notoriamente, da anni, si articola nel linguaggio, o dovrebbe, quasi vicino al dire quotidiano – la Poesia – s’implicita come un pensiero tacito, silenzioso ma preverbale e oltre ogni categoria, inscritto nel corpo dello scrivente e dotato di una capacità simbolico-espressiva che risiede nel tradursi spontaneo di un senso altro nell’altro e nella gestualità che accompagna il situarsi dell’io, spaesato, esternato nel mondo del concreto.

Così per riscoprire questo fondamento comune che dovrebbe essere di ogni prassi e di ogni forma di attività poetica è necessario, secondo me, per quel che vale, operare decisamente una sospensione di giudizio, un’astensione, un taglio, nei confronti di tutti gli interessi di dicibilità o narrazione, nei confronti di tutte le finalità e le azioni che assumiamo e compiamo anche soltanto in quanto esseri avidi di sapere (quando di questo si tratta).

Nelle sue linee fondamentali, dovrebbe essere la riflessione di un Poeta che si sviluppa in una direzione opposta a quella attuale e non considera l’immagine come il momento della rappresentazione bensì come il luogo, il punto esatto, seppur minimo, piccole figure, ove le parole si scontrano e incontrano tra leggi immutabilmente poetiche. Dunque, si concretizza esemplarmente la relazione percettiva e corporea tra io e mondo e come l’apertura della possibilità di un accesso alla dimensione ontologica della visione e della sensibilità.

Cardine su cui si incentra l’interpretazione della scrittura come soggetto, direi, qui, unico, in questo ragionarmi addosso, della percezione è la distinzione (ma qui sul fare poetico) tra il corpo proprio vivo – ossia il corpo “in carne e ossa”, vivente e vissuto in prima persona, del Poeta – e il corpo oggettivo, corpo rappresentato e ridotto a cosa del poetare, del rappresentarsi esternamente. 

Un legame tra immaginazione e neutralizzazione della stessa e possibilità di immaginare dovrebbe venire radicalizzato.

Il riferimento del testo poetico stesso è fondamentale per comprendere lo sviluppo del dire, nel lavoro di un Poeta, e il suo approdo a un’ontologia del sensibile che risulta essere una parte portante dalla constatazione della sostanziale estraneità della Poesia rispetto al concreto mondo della vita soggettiva, è in quest’ottica che la coscienza rappresentativa e la riflessione diventano momenti delimitati di una vista esperenziale dominata da una viva corporeità. Sensibile e agente.

Percezione radicata nel corpo vivente, costantemente e ostinatamente orientata in modo prospettico e strutturata da diverse forme di motivazione.

Nella coscienza immaginativa del poetare lo scrivere è posto come non-esistente e in questo modo il soggetto perviene a divincolarsi dalla vastità del mondo esterno, lo neutralizza eclissandosi sospendendolo e negandolo nella sua posizione d’esistenza e aprendosi al possibile e all’irreale.

Mi pare si debba distinguere, oggi, nettamente tra percezione e immaginazione attribuendo alla prima la capacità di connettersi con le cose nel mondo, e alla seconda un radicale potere di nientificazione, di annullamento dei suoi contenuti.

Sebbene segnata anche da un confronto con il reale, il quotidiano, la scrittura non rinnega mai la propria provenienza dal quotidiano, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento della centralità del problema della percezione dello scrivere e l’esigenza dello scrivere. Al centro della riflessione, in tutto questo mio testo, vi è infatti il tema della percezione dell’inesistente-esistenza, intesa non come puro sguardo capace di descrivere assenze e strutture fenomeniche ma piuttosto come esperienza primordiale del Poeta, sfondo ultimo dal quale si staccano i suoi atti e il suo sapere.

Qui il soggetto della percezione non è tanto un ego che trascende, facile oggi a rintracciarsi nella poesia di molti minori (e molta se ne legge personalmente e quindi se ne sa), che opera la riduzione per attingere un piano di fenomeno da baraccone, di presenzialismo allo stato brado, quanto un corpo poetico agente e senziente, animato da un’intenzionalità irriflessa e precategoriale dell’io non esiste.

Solo in questo modo è possibile uscire del coro, attingere il piano di quel regno di evidenze originarie che è il piano dell’autore, del Poeta, un “autore minore”, sì.