sabato 4 ottobre 2025

riscrivere Dostoevskij

L’uomo, misero artigiano d’inganni, ha plasmato l’idea di Dio come un atto estremo di disperazione, per nascondere quel nulla che lo dilania dall’interno. Ha innalzato un’ombra immensa, un idolo, nella speranza di trovare rifugio dall’orrore della sua stessa fragilità. Ma cos’è questa figura divina, se non un velo che lui stesso ha tessuto, una benda sugli occhi per non vedere l’abisso?

Forse nulla di tutto ciò ha un senso: bene e male non sono altro che parole vuote, eco lontane di una coscienza che si è smarrita nel tempo. Mi invade un pensiero sottile, una liberazione beffarda che sa di veleno: e se tutto fosse apparenza? Se l’universo non fosse altro che il teatro del nostro delirio? In questa libertà che si apre come una ferita scorgo la possibilità della rovina, poiché il mio stesso desiderio di significato sembra sciogliersi nel nulla.

La vita, nella sua essenza, è una spirale di dolore e paura, un fremito incessante che serra l’uomo in una morsa di angoscia. E tuttavia, come un amante perverso, egli si aggrappa a questo tormento, si avvolge nella sua stessa sofferenza come in un mantello, come se il dolore fosse l’unico specchio in cui osasse guardarsi.

Ma immaginate, per un istante, un uomo che non conosce più il terrore della morte, un essere che esce indenne da ogni vincolo. Egli non proverebbe né gioia né dolore, poiché sarebbe un uomo nuovo, un essere di pura indifferenza. L’antico Dio, quel fantasma creato dalla paura, svanirebbe come un sogno all’alba; il dolore stesso, la paura, diventerebbero reliquie dimenticate, simboli di un’epoca di tenebre ormai tramontata.

In questo scenario l’uomo potrebbe finalmente vedere la verità, scoprire che non vi è infelicità, se non quella di non sapere di essere già felice. E allora, in quell’istante fugace, ogni cosa sarebbe bene, ogni cosa sarebbe giusta. La felicità non sarebbe più una conquista, ma uno stato di pura consapevolezza.

E così, l’angelo dell’Apocalisse non annuncia una distruzione, ma la fine di un’illusione: il tempo stesso svanirà, come polvere soffocata dal vento. L’uomo scoprirà che l’eternità non è un luogo, ma uno stato, una quiete che pervade ogni cosa.