giovedì 31 agosto 2023

cani d'amore

sente lui il gioco di tutti i fiumi
ghiacciati, e il rumore del tempo,
sente, e il suo stesso volto: l’età

tra le brume rivela il canto,
rifugiandosi nell’avvilimento del fuoco,
appena riempito l’avvinghiato orlo

“ama e loda: i fiori, oh Impotente!
per arrivare, tingiti dove si parla
una lingua come questa!, poi rallegrati
come morte spezzata: negli stessi giorni
la nostra potenza, i miei rozzi insegnamenti!,
è quella Natura, è quel fine lassù – lo sento! –:
più d’ogni altra cosa va lentamente:
ah le più dolci afflizioni!:
lotta accompagnato dal cuore
e odora i ventri del piacere
e ridi e piangi e annusa la non facile
danza!”  – non rimane qui, è usato: come
un paziente, va a conoscersi nel meno
pieno argomento, egualmente viene
viene a proclamarsi ‘sostituzione del giorno’
“dov’è il Lemano?, lo vedi?, fu davvero vero?”  –

simile a gioiello che si risolve  – che ha maturata,
veramente!, l’occasione del tempo  –  va mutando:

col lume grigio del braccio,
luoghi diversi e ghiaccio
mutano raccolti e meraviglie seguenti,
acque di persone e presenze furenti:

delle volte è caparbio!, questo l’autorizza
già a dirigersi, a indossare sensatezza
fino all’insuccesso e al suo puro fallimento

[parte integrante di una raccolta, "Cani d’amore", che, assieme ad altri miei inediti, venne inserito in una rubrica a cura di Milo De Angelis pubblicata dalla rivista Poesia, n° 58, Anno VI, Gennaio 1993, Crocetti Editore]

https://cultura.gaiaitalia.com/2016/04/bo-summers-ft-fabiogalli61-riesumanda-da-cani-damore-sente-lui-il-gioco/

martedì 29 agosto 2023

scrive un lettore di "Caròla", di Marina Pizzi

"l'atto delle tenebre, sottrarlo: bruscamente in pubblico" da qui si può arrischiare un dialogo con lo sfatato fato che sia, dando la vita vivendo la, docile caro fronte, maestà di pollini abortivi, emanazioni occidue le danze del Duemila. Poesia del Dopo magico quando avvenuto e nudo l'esempio d'anelito - il Desiderio - si fa inutile. E allora la solitudine è un cantante d'accatto, un passero spremuto da sanguisughe mostruose e fameliche, inganni che sanno, spreconi, fin dai tempi della scuola. Briciole amorose che si fanno necessità di respiro: " - o come un verso / per avere una probabilità di rinascita -". 
L'esterno è l'affronto del mondo, offesa: "uno spasso crudelissimo / infligge tutte le notizie" e moscacieca, gioco d'oscuro, dopo un filo di luce: "i campanili in serbo sopra / la linea bassa del mattino".
E gli incontri come un indice, magro, di un bello-bretella che resti, che stazioni al Nonostante, alla furia che è stata trovarsi immischiati a vagare. Versi, ormai, che come chioschi chinano al deserto serbando gli un po' di contasto.
Raccolta di mutismo divenuti da discorso diretto, divenenti di fine spessore per singole parole così, infine,  inatte al minimo, miserrimo raccontare. La vita è avvenuta, non resta che panchina, caverna di sguardo il poeta. E il verso si fa patente che si dirotta e si spampana, la cenere che impara, il figlio dal foglio che non dà, non ha futuro.
Si "arriva" al postremo nesso, a "la parete è architetto del mio incantamento" o la parola, àncora disposta, unica, ancora alla seduzione di lapide. I sentimenti sono stati, i figli non verranno, la musica, da sola, s'incanta di sé. La voglia di voler amoreggiar dialogo, ma è impossibile, ritorna afasia, avviene il fiato vuoto, il torto "bello" di vivere iati, di guardare piluccando acini quasi di cemento: "e tela non resta la voce".
Un inaridimento che espugna rimanenze: "età di licheni" , versi di tenui trame, chele che arrese brancolano, che colmano col buio la vita, la tregua si dà per tregua, vivace è l'immobile. Pur non e padrone l'abbandono, ma appena un nodo di chiuse prospettive atte a battere un cuore e, alle volte, astenersi dall'essere senza morire: "credo che il piacere, se lasciato, / sia un'immensa fortuna, un racconto / da sogno, vicinanza, pronuncia".

[in Fabio Galli, Caròla, Crocetti Editore 1991, collana Aryballos 28]

domenica 6 agosto 2023

a Marino per Moretti

all’incubo di quel sogno, poi, d’un colpo,
strazia una pausa – non lo stesso
sperdimento aumenta il tono basso
ove è proibito, alle segrete cure,
il guarito pianto: camera mia, mio fiele
fedele!: ora piango ma langue pure questo
e opprime le dirupate valli
del riso fra Mortara e Sartirana nel più
sommerso solco –: non sempre quello snodo
di mostri dirama l’avanzata
ma sempre più sorprende il bel bosco,
il diletto lume, il cielo fosco

almeno uno, perfetto davanti a questo
ventivo controllo – piuma dorata, qualcosa
è avvenuto: un passamento, un tumultare:
un moto immoto che si muove obliquo! –, è
riuscito, nello scintillio di smalti,
al rosso accendere i gerani:
qui è registrato come umile animale
tanto che il mio grido rivela mari
di terra: è queste fate, è questa lenta
pupilla e insegna le strade così
ai rivelati come
ai danzanti lumi
fino a somigliare a una tenebra
(là dove pioggia battesse orribilmente)
 
“queste falle, nemmeno possono sentirsi!
qualcosa, però, improvvisamente diviene
la corona di spine ma come ordigno perché
si è dovuto colpire!: lo stesso specchio
ha le sue consistenze fino a strafare,

qui alla parabola, questa serata nuova”
è provincia nel riporto proprio mentre
ripete, di un altro moto, il perpetuo
stancarne l’addirittura detto ‘strumento’

________________________________________
 
[questo componimento, parte integrante di una intera raccolta che mai vide luce, apparve all’interno del quaderno collettivo “a Marino per Moretti” di Casa Moretti, Comune di Cesenatico, datato maggio 2000. L’ultima cosa pubblicata su carta stampata. 
Seguì il silenzio forzato]

martedì 1 agosto 2023

per chi non lo sapesse

Per chi non lo sapesse, Fabio Galli, dalla seconda metà degli anni ’80 ai primi anni ’90, è stato redattore della rivista Poesia presso Crocetti Editore ed in seguito ha lavorato come redattore esterno per il gruppo Elemond, poi, in qualità di direttore responsabile, alla rivista "Mix, viaggiare attraverso le culture", di C&A edizioni, Monza.

Durante questo periodo Galli ha pubblicato numerose poesie, talvolta servendosi di diversi pseudonimi. Suoi versi sono apparsi sulle riviste Alfabeta (con una presentazione di Antonio Porta), Poesia (fondata da Nicola Crocetti), Tracce, Via Lattea, Offerta Speciale. Sulla rivista Poesia del gennaio 1993 (n°58) ne "I poeti di trent’anni" Milo De Angelis selezionò una serie di componimenti e prose poetiche di Fabio Galli tratti da "Cani d’amore".

Attualmente, con lo pseudonimo di Bo Summer’s, collabora al quotidiano digitale www.gaiaitalia.com, dove, alla sezione cultura, cura una rubrica https://cultura.gaiaitalia.com/cat/zio-bo/

Nella stessa pagina ha gestito piccole sottorubriche Recensenda (critica letteraria), e Memoranda (riletture e riproposizioni di autori che ha amato). Ora con Riesumanda propone suoi vecchi testi che si perderebbero nel vuoto pneumatico della dimenticanza.

All’edizione del 2014 del Teatro Festival promosso da www.gaiaitalia.com con la collaborazione del Teatro Studio Uno di Roma, Fabio Galli ha partecipato con una conferenza dal titolo "La cultura come diritto umano fondamentale". Recentemente l’autore ha pubblicato, in formato e-book, due libri: "Storie", una raccolta di racconti di Bo Summer’s (pseudonimo dell’autore) e Soufiane El Khayat , e il romanzo "El Horno", alla stesura del quale ha lavorato per dieci anni.

quasi a spregio di tutto quello che sta accadendo da più di 20 anni intorno al mio nome, vi ricordo questo:

Florilegio

si rialzò, guardò le fotografie che coprivano le pareti e riconobbe alcuni di quei visi. Tornarono lentamente, a piedi, verso la casa dove gli era stata preparata la camera. Il giovane tremava di gioia in presenza di quella grande anima venuta da tanto lontano, per portargli le parole. Ma perché ricordava ora il ritorno per la campagna addormentata? Si stupi del piacere che avvertiva in quelle corrispondenze. Una sera si sorprese a baciare la fotografia. In ginocchio, davanti alla finestra aperta che inquadrava il liquido. “Allora, vuoi essere mio amico?” Fuori, nelle vie deserte alle dieci, poterono parlare. Alla porta dell’albergo dovette lasciarsi. “Ebbene, fra noi è per la vita e per la morte caro!”

[da Poesie su Antologia Trame della parola a cura di Antonio Spagnuolo, edizioni Tracce, 1985]

avevano dovuto smettere di discutere perché là essa si era fermata: affannata, lucente, di vertita, battendo le lunghe ciglia del sorriso. I vetri neri risplendevano. Le pareti, con un rumore assordante, sparirono. Sorgeva improvvisamente al di sopra di quei gruppi: adorava Baal e declamava, imprecava, vagava a grandi passi, le mani levate al cielo. Correva lungo le tavole imbandite per la festa. Sotto le sue catene arrugginite si accatastavono i loro corpi, vaste vallate si aprivano rovesciandosi in ampie fiumane rosse. La festa, quella vera, doveva ancora iniziare

[da Impura, edizioni Tracce, collana I campi magnetici, 1986]

le ombre vanno dalla parte dei lanci. Un minuto, magnificamente, si fermano davanti a me, così vicine da assumere il ruolo di chiassosi lumi e guizzi incarnati all’aorlo della soddisfazione. Poi le loro parole di marmo rosa “tu che ami”. Io lascio guardare all’interno della disperazione – per quanto possibile – è una specie di llarme prematuro. Accanto a me – come ideale delle Foreze delle Diaboliche Visitazioni – c’è un messaggio. Le parole di fuoco sono “non si possono confondere, per quanti videro queste cose, col fracasso dei sassi, queste voci!”

[da Caròla, Crocetti editore, 1992]

ancora non è vittima a nulla. Di verde e di rosa è mite. Per i visceri suoi non è più in crescita. Non sarebbe ben buona educazione spalancare il suo balcone – non vi pare? – non ama alcuno e perciò. Grande Agitazione. “Madonna che allegria!” lì a ripetere svoltando fra il vecchio rosso ottenuto all’estate, gettao su di una sedia. Consulto al parlo, la voce che s’aggrotta rivolge al sottomettersi, al guardiano del luogo: tremano al vincersi. Di nuovo al bosco, al territorio d’acqua che non è nulla – se non acqua sobria all’ascolto e un maggio viene ad adescare, signore!, al possesso che può essere esercitato. Lì, come a vedere eguale allo stesso genere

[da Prima, nella storia, ancora, Bandecchi e Vivaldi editore, 1995]

 
bene. Queste cose venivano prese in considerazione, forse era un altro Mondo o forse sono di un altro Mondo io, non saprei…

lunedì 31 luglio 2023

che rovesciato s'ascoltasse

Che rovesciato s’ascoltasse il di fuori! Come se fosse fatto viso, violento. Ma poiché c’è, questa tua faccia, su cui venire, fino in fondo, così, in duplice enunciata orgasmica quasi a rivivere in un’ondulazione di spasmi. Tu dici. La fine dei tre giorni insieme. Diverso. Meno presente. Col membro che si solleva da solo.

È un gesto, ormai, leggere i tuoi occhi. Noi eravamo, e si vede che è così, qui, alle stoffe, per colmare ciò che non è stato. E dell’aria sussiste.

Qualcosa, i frammenti di sbieco, discosti da un riflesso.

È difficile, adesso, risalire. Quasi agitata, la mente. Era senza questo presente, lo scorrere del tempo che torna da uno scambio, s’interrompe. S’era interrotto. Ma ripiegava ogni volta e ogni volta una registrazione, non proprio ogni volta, c’era.

Non più precisi di così, ero io, restavo. Perché vengono. Questo è accumularsi, dilatarsi, mentre l’insieme di tutte le cose non vien detto qui. Lo trovo, oggi, sull’orlo coricato.

Voi, in piedi, di fianco, dentro l’operazione. E non io in quel numero. La torsione era dunque l’eco.

Istantaneamente profondità o meglio: la carne, quel salto che risponde quale era scritto. Come se il muro, là, non altro colore potesse ricevere, per cui: il sudore.

Così, il punto e gli occhi, una forma che copre e allora sorge la testa. Questo richiamo, la bocca di qualcuno al seme, l’episodio che non avrebbe reso il rosso, il cielo riflesso, strappato nel quadro, terroso, dalla parte giusta che è poi la stessa che indicano tutti.

Al momento, in questo recesso, che è un momento di noi, gridando alla gola, venivamo.

S’apriva, così, a darci, in rilievo remoto.

[Minime Anime: Qualcuno mi ha chiesto di poterlo leggere, quel testo. Pochi, invero, ma si sa che a me basta così.

La stesura originale apparve, per diretto interessamento di Ubaldo Giacomucci, nella rivista "Tracce, trimestrale di scrittura multimediale", anno V, Luglio/Agosto 1986. Qui se ne presenta una versione con non poche variazioni perché il tempo è passato ed è giusto così.]

Intervista a Bo Summer’s Fabio Galli, autore del libro che pubblichiamo a puntate, “El Horno” (10 Febbraio 2013)


Fabio Galli03di Maximiliano Calvo

El Horno, il libro di Bo Summer’s curato da Fabio Galli che pubblichiamo a puntate, è solo il primo di un progetto culturale che noi di Gaiaitalia. com abbiamo ben chiaro e che vogliamo portare avanti, insieme ad altre iniziative che saranno rese pubbliche quando sarà il momento. L’intervista all’autore non è un obbligo, è una necessità. Per conoscerlo, prima di tutto, e per parlare di letteratura e scrittura, e di cultura, ché non se ne parla più, quando non è quella becera istituzionalizzata da anno di burlesconismo & soci. Di seguito domande e risposte. Con conseguenti ringraziamenti.

L’intervista:

La genesi de El Horno (che tra parentesi è un locale gay che esiste sul serio)… ?

El Horno è un locale che esiste davvero, in Spagna, ma la descrizione dell’ambiente assembla vari locali che si possono identificare facilmente. Tutto nasce da una di immagine che io trovavo divertente: un uomo, durante un fist subito, ha la visione angelica di Nina Hagen nel suo periodo ultraterreno: completamente ambientato negli Anni ’80, El Horno ha una struttura cut-up ma la follia è stata di scriverlo in ordine alfabetico. Le prime stesure, iniziate intorno al 1995, risentivano di una scrittura vicina a Il pasto nudo o I ragazzi selvaggi di William Borroughs, poi col tempo, trasformai la forma e l’avvicinai a Jean Genet senza timore. Dieci anni di lavoro sul testo e le successive stesure, mi hanno permesso di raggiungere un risultato che è, forse, al di fuori dei nostri tempi, fuori certamente da un mercato editoriale che non ha nessuna intenzione di rischiare.

Come nasce il binomio Fabio Galli Bo Summer’s?

Fabio Galli nasce come poeta alla metà degli Anni ’80, pubblicando un testo molto vicino alle impressioni del Surrealismo per una piccola casa editrice di Pescara, si trattava di Impura e Tracce. Poi un lungo apprendistato come redattore alla rivista “Poesia”, un libro per Crocetti editore, Caròla, e una versione stralunata di un testo giovanile di Verlaine, Melancholia, ed. L’Obliquo di Brescia. Per quindici anni Fabio Galli fece il poeta lavorando nell’ambiente che amava e pubblicando varie plaquette sempre per piccoli editori e proseguendo con alcune collaborazioni con un grosso gruppo editoriale in qualità di editor. Poi accadde qualcosa… uno stallo, come se si fosse rotto l’incantesimo. Se ne andò, Fabio Galli, dall’ambiente editoriale, qualcosa non funzionava più, non era esattamente quello che aveva immaginato. L’ambiente della Poesia, che doveva essere puro, non si rivelò tale. Brutte storie. Arrivismi. Fabio Galli sparì, e intanto scriveva. Agli inizi di questo meraviglioso nuovo secolo cercò di rientrare nell’ambiente ma le porte si erano ormai sbarrate. Cercò di pubblicare, ma niente. L’oblio. Improvvisamente, scoprii internet, in assoluto ritardo sul mondo intero, cominciai a pubblicare blog e cose varie, per mio conto, prendendo come nome quello di un vecchio attore porno Anni’80, nemmeno così tanto famoso, Bo Summer. Bo Summer’s per vezzo.

Perché sceglie di ambientare la Sua storia in un sottoambiente del sottoambiente riservato alla comunità gay?Fabio Galli 01

Sarebbe stato facile scrivere una storia d’amore alla Pier Vittorio Tondelli o scrivere come Matteo B. Bianchi, Andrea Mancinelli, Marco Mancassola, ma era mia intenzione rappresentare una realtà, la parte più oscura, la vera verità. Non ero intenzionato ad avere compromessi con nessuno ,a costo di essere stomachevole. Volevo raccontare la sessualità di molta gente gay che vive il proprio corpo come una macchina da combattimento, gente che ho incontrato in molti locali, in molte chat e in molti luoghi all’aperto. Per molti anni ho frequentato gruppi del “sottoambiente” della comunità gay. Una realtà poco narrata e c he io intendevo raccontare. Ho voluto scrivere, sì, una storia d’amore, ma volevo che fosse ambientata in una realtà che non è poi così troppo inventata, direi.

Ci parli del Suo passato e presente di poeta…

Il mio passato di poeta è roba del secolo scorso, forse nemmeno nessuno si ricorda di me, o finge di non ricordarmi che è peggio. Il mio presente di poeta sta rinascendo, ringrazio qui, pubblicamente, Elio Grasso, perché, nonostante io sia una orso, crede ancora in me e nella mia scrittura.

Senza remore, con assoluta libertà, cosa pensa del panorama cultural-editoriale italiano?

Ci sono buone cose in giro, ma l’editoria non mi pare abbia molta intenzione di sperimentare o rischiare. Non ho mai avuto risposte negative su El Horno, mai nessuno ha detto che il testo non avesse valore ma che il momento non era quello giusto. Cosa volessero dirmi lo lascio pensare a voi.

Ha subito censure?

Due editori soltanto mi hanno chiesto di ripulire un po’ El Horno, beh ho detto “no grazie” ed è finita lì.

Nel Suo romanzo El Horno, che stiamo pubblicando a puntate, Lei dice piuttosto chiaramente cosa pensa dell’associazionismo lgtb di questo paese, vuole rinfrescarci la memoria?

Forse mi state chiedendo cosa penso di Arcigay? Credo che Arcigay non sappia guardare la base dei suoi tesserati. È come se fossero su di un piedistallo. Mi sembrano fermi. Forse sbaglio? Ci sono invece piccole associazioni, piccoli gruppi che sono nati spontaneamente in questi anni, che solo a livello di aggregazione fanno molto di più e senza i proventi di Arcigay. Tenendo conto che la maggior parte dei tesserati Arcigay è data dai locali, i quali vengono frequentati non certo per discutere problematiche, e che gli stessi ultimamente, non avendo voce alle riunioni Arcigay, hanno istituito circuiti di tessere da club privato… e via, e via, mi domando quanti tesserati e sostenitori avrà Arcigay.

Non hanno ereditato i gay italiani, un po’ dell’idea dell’amore francese alla Proust che una volta frustrato li fa finire ne “El Horno”?Bo Summer's

El Horno parla di sesso allo stato puro. C’è molta pornografia, lì dentro. I gay italiani forse finiscono a El Horno perché il sesso è parte integrante della loro vita, Proust o non Proust. E poi sono convinti che troppi gay non sappiano nemmeno chi sia Proust ma sanno benissimo cosa è un fist.

Fabio Galli scrittore, chi è stato e cosa sarà?

Cosa farò da grande? Forse diventerò un caso letterario.

Che cosa prova nello scrivere?

Scrivere mi produce la sensazione di poter fare, di poter dire, e che nessuna possa fermarmi.

Possiamo dire che pubblicherà El Horno, nella nuova collana di ebooks di Gaiaitalia.com?

Con Gaiaitalia.com sono già fidanzato da un po’, cioè da quando mi hanno chiesto: “Scusi, ma Lei scrive?”, li ho amati subito. Mi è parsa una dichiarazione di intenti che non leggevo più da anni. Se questo fidanzamento diventerà un matrimonio, scusate, ma non può che farmi piacere.

 

Fabio Galli, classe 1961
è stato redattore della rivista “Poesia” (Crocetti editore)

Pubblicazioni:

Prima, nella storia, ancora, Bandecchi e Vivaldi editori, 1995
Balli e Canti, edizioni Pulcinoelefante, 1993
Caròla, Crocetti editore, 1992 
Impura, edizioni Tracce, collana I campi magnetici, 1986 
Melancholia, versione da Paul Verlaine, edizioni l’Obliquo, 1992

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