lunedì 9 ottobre 2023

scrivere poesia


scrivere poesia: presuppone una sintesi di pensiero sulla realtà che rischia di sfociare in qualcosa di già sentito. La poesia non si pone domande e non presuppone nulla che non sia ciò che deve essere detto. Nominato. E nominare in poesia significa ricreare il mondo. Rinominarlo

lunedì 2 ottobre 2023

ciò che deve essere detto


ciò che deve essere detto si stabilisce fra me che lo dico e tu che lo senti come se fossi tu a dirlo. Il poetante è colui che si illude che l'altro da sé stia sorridendo perché sente come suo quello che gli viene detto, quando invece è un sorriso di scherno

venerdì 29 settembre 2023

non mi chiedo cosa sia la poesia


non mi chiedo cosa sia la poesia ma “perché la poesia?” e ne indico una delle molte vie per praticarla. Quanto al “tu” che lo sente come se... stuoli, torme di lettori ingenui incensano pessimi poetanti perché “sentono come se fossero loro a dire”

lunedì 25 settembre 2023

cani d'amore


rubrica a cura di Milo De Angelis, rivista Poesia, Crocetti Editore, 1993
http://www.poesia.it/Archivio/1993/somm_01_93.htm

all’incubo di quel sogno, poi, d’un colpo,
strazia una pausa – non lo stesso
sperdimento aumenta il tono basso
ove è proibito, alle segrete cure,
il guarito pianto: camera mia, mio fiele
fedele!: ora piango ma langue pure questo
e opprime le dirupate valli
del riso fra Mortara e Sartirana nel più
sommerso solco –: non sempre quello snodo
di mostri dirama l’avanzata
ma sempre più sorprende il bel bosco,
il diletto lume, il cielo fosco

almeno uno, perfetto davanti a questo
ventivo controllo – piuma dorata, qualcosa
è avvenuto: un passamento, un tumultare:
un moto immoto che si muove obliquo! –, è
riuscito, nello scintillio di smalti,
al rosso accendere i gerani:
qui è registrato come umile animale
tanto che il mio grido rivela mari
di terra: è queste fate, è questa lenta
pupilla e insegna le strade così
ai rivelati come
ai danzanti lumi
fino a somigliare a una tenebra
[là dove pioggia battesse orribilmente]
 
“queste falle, nemmeno possono sentirsi!
qualcosa, però, improvvisamente diviene
la corona di spine ma come ordigno perché
si è dovuto colpire!: lo stesso specchio
ha le sue consistenze fino a strafare,

qui alla parabola, questa serata nuova”
è provincia nel riporto proprio mentre
ripete, di un altro moto, il perpetuo
stancarne l’addirittura detto ‘strumento’

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(questo componimento, parte integrante di una intera raccolta che mai vide luce, "cani d'amore", comparve all’interno del quaderno collettivo “a Marino per Moretti” di Casa Moretti, Comune di Cesenatico, datato maggio 2000. L’ultima cosa pubblicata su carta stampata da Fabio Galli. Seguì il silenzio forzato)

https://cultura.gaiaitalia.com/2016/01/la-pagina-dello-zio-bo-riesumanda-bo-summers-da-cani-damore/

cancellare il linguaggio della poesia


cancellare il linguaggio della poesia significa ciò che fa avvertire una sequenza di parole e pause come versi poetici? Quindi rime e assonanze, posizione degli accenti, a capo, lunghezza sillabica della riga, figure retoriche, ecc. oppure di cosa trattiamo?

giovedì 21 settembre 2023

generalizzazione

L’incomunicabilità tra generazioni, netta, decisa, così come il rimpianto da parte dei più vecchi esiste da sempre. Platone si lamentava dei costumi dei più giovani, svogliati e poco rispettosi, Cicerone si lamentava: O tempora, o mores. La verità è che non li conosciamo questi giovani, ma li giudichiamo, soprattutto quando con loro non c’è una relazione obbligata. Sono convinta che insegnanti e genitori della gen Zeta non li considerano affatto così. Quando ero giovane io il nostro mondo di ragazzi era fatto a pezzi dall’eroina. Proprio un’alegria do Brasil non era…

lunedì 18 settembre 2023

che rovesciato s'ascoltasse


Che rovesciato s’ascoltasse il di fuori! Come se fosse fatto viso, violento. Ma poiché c’è, questa tua faccia, su cui venire, fino in fondo, così, in duplice enunciata orgasmica quasi a rivivere in un’ondulazione di spasmi. Tu dici. La fine dei tre giorni insieme. Diverso. Meno presente. Col membro che si solleva da solo.

È un gesto, ormai, leggere i tuoi occhi. Noi eravamo, e si vede che è così, qui, alle stoffe, per colmare ciò che non è stato. E dell’aria sussiste.

Qualcosa, i frammenti di sbieco, discosti da un riflesso.

È difficile, adesso, risalire. Quasi agitata, la mente. Era senza questo presente, lo scorrere del tempo che torna da uno scambio, s’interrompe. S’era interrotto. Ma ripiegava ogni volta e ogni volta una registrazione, non proprio ogni volta, c’era.

Non più precisi di così, ero io, restavo. Perché vengono. Questo è accumularsi, dilatarsi, mentre l’insieme di tutte le cose non vien detto qui. Lo trovo, oggi, sull’orlo coricato.

Voi, in piedi, di fianco, dentro l’operazione. E non io in quel numero. La torsione era dunque l’eco.

Istantaneamente profondità o meglio: la carne, quel salto che risponde quale era scritto. Come se il muro, là, non altro colore potesse ricevere, per cui: il sudore.

Così, il punto e gli occhi, una forma che copre e allora sorge la testa. Questo richiamo, la bocca di qualcuno al seme, l’episodio che non avrebbe reso il rosso, il cielo riflesso, strappato nel quadro, terroso, dalla parte giusta che è poi la stessa che indicano tutti.

Al momento, in questo recesso, che è un momento di noi, gridando alla gola, venivamo.

S’apriva, così, a darci, in rilievo remoto.

[Minime Anime: Qualcuno mi ha chiesto di poterlo leggere, quel testo. Pochi, invero, ma si sa che a me basta così.

La stesura originale apparve, per diretto interessamento di Ubaldo Giacomucci, nella rivista "Tracce, trimestrale di scrittura multimediale", anno V, Luglio/Agosto 1986. Qui se ne presenta una versione con non poche variazioni perché il tempo è passato ed è giusto così.]