sabato 13 gennaio 2024

bio/biblio

Poeta, narratore (Vigevano, 1961), è stato redattore della rivista Poesia (Crocetti Editore) e ha lavorato come redattore esterno per il gruppo Elemond (tutto questo nel secolo passato).

Con lo pseudonimo di Bo Summer's, attualmente collabora, in qualità di blogger, al quotidiano digitale https://www.gaiaitalia.com/, dove alla sezione cultura ha una sua rubrica, https://cultura.gaiaitalia.com/cat/zio-bo/, nella quale prosegue il suo lavoro di ricerca sulla scrittura. Recentemente l'autore ha pubblicato, in formato e-book, due libri: "Storie", una raccolta di racconti di Bo Summer's e Soufiane El Khayat, e il romanzo sperimentale "#ElHorno", alla stesura del quale ha lavorato per dieci anni, frutto di una lunga ricerca stilistica caratterizzata dalla destrutturazione del testo attraverso l'utilizzo della tecnica del cut-up, cara a Tristan Tzara e mutuata in seguito da William Burroughs.

come Fabio Galli:

Poesie su Antologia "Trame della parola" a cura di Antonio Spagnuolo, edizioni Tracce, 1985

"Impura", edizioni Tracce, collana I campi magnetici, 1986

"Di una lettura di The Waste Land", breve saggio sul poema di Thomas Stearns Eliot apparso su "Post Scriptum", aprile 1988, ripubblicato da gaiaitalia.com

"Caròla", Crocetti editore, 1992

"Balli e canti", Pulcinoelefante editore, 1993

"Melancholia" - versione da Paul Verlaine, sezione d'apertura dei Poèmes Saturniens - edizioni L'Obliquo, 1992 (con serigrafia fuori testo di Bonomo Faita), ripubblicata da gaiaitalia.com con un testo introduttivo sulla traduzione

"Prima, nella storia, ancora", Bandecchi e Vivaldi editore, 1995

"A Marino per Moretti", quaderno collettivo, Casa Moretti, 2000

come Bo Summer's:

"Storie", racconti di Bo Summer's e Soufiane El Khayat, e-book

"#ElHorno", romanzo, e-book

https://ebooks.gaiaitalia.com/prodotto/elhorno-di-bo-summers-a-cura-di-fabio-galli/

"Orgasmica", racconto in “ Il foglio clandatino, aperiodico” n°86/87

domenica 24 dicembre 2023

la cultura come diritto umano fondamentale

Il 5 ottobre 2014, a Roma, incontravo, in qualità di curatore dell’opera omnia di Bo Summer’s, i suoi lettori, un incontro con un argomento che era quello della persona Bo. La persona che dovrebbe essere poi lo scrittore. La pretesa di raccontarne una genesi, uno sviluppo, una fine. L’idea stessa dello scrivere. Ne riporto di seguito, come per dovere di cronaca, e per chissà chi, le tematiche e i testi. Un compendio per chi non conoscesse.
da “Pillola” [storia di AIDS semivera e romanzata]
“Cioè dicevo che gli effetti collaterali della Pillola indicati sul sito dell’azienda produttrice, cioè ci sono un quantitativo eccessivo di acido lattico nel sangue che induce a debolezza, cioè dolori muscolari, difficoltà respiratorie, nausea, vomito, aritmie cardiache, brividi di freddo, febbre, problemi epatici, sovrappeso, cioè nervosismo a 1000 che intacca pure il sistema nervoso, se non lo sapete e in alcuni casi anche la morte. Cazzo è una roba da bestie, cioè una cura che ti spappola anche il cervello e un po’ la memoria che va a farsi fottere anche lei, e i vomiti e le nausee diobò”.
“Ho ancora il libretto che mi hai dato”, ha detto.
“I risultati finora ottenuti fanno ben sperare, soprattutto perché sembra che la Pillola non dia effetti collaterali a lungo termine, e l’unico inconveniente riferito sembra essere il mal di testa”. Sì, vabbé, questo dicono.
“Io non cerco qualcuno che mi consideri come GOOGLE e mi chieda 1000e1000 informazioni sul cosa e sul come e sul perché, dato che ci sono tanti siti in cui trovare informazioni sulle malattie sessualmente trasmissibili e, nonostante il mio stato, ci tengo ancora molto alla mia salute e cerco di preservarla il più possibile. Attualmente non sono in cura farmacologica, ho una carica virale attiva, anche se non esagerata, meno di 2500, ed ho i cd4, gli anticorpi che il virus dell’HIV cerca di distruggere, che, per il momento, sono alti: 1097, tenendo conto che una persona sana, ne possiede tra i 700 e 1400 diciamo che non si può dire che son messo male”.
“Ma insomma, tuttavia, ho delle forti perplessità su questa Pillola. Cioè io ho un mio amico d’infanzia , quasi come un fratello per me, che abbiamo fatto tutte quante le scuole insieme asilo, elementari, medie e superiori, che dopo una relazione etero, è bene dirlo e che cazzo!, si è scoperto sieropositivo e da sei anni, come terapia, gli viene consigliata proprio la Pillola.
“Mi piace baciare, fare le coccole, farmi accarezzare, fare l’amore, dare e ricevere piacere. Cerco persone con le quali interagire, possibilmente nella realtà, e non solo in chat, persone positive, non necessariamente in tutti i sensi, e con le quali relazionarmi in modo costruttivo, il sesso non sempre è necessario”.
“Questa malattia che è una invenzione dei media per attaccarci e non lasciarci la nostra libertà animale… i casi sono rari, non è come la descrivono la situazione in America, non è vero che la gente muore, io guardo prima una persona, si capisce se uno sta male o no” frasi ascoltate veramente, in quegli anni ’80, frasi che ancora oggi s’ascoltano.
“Sei molto gentile a dire tutte queste cose ma stai diventando drammatico. Non è tanto un atto di coraggio perché si tratta di un atto di temporizzazione. Cioè come aspettare il tempo giusto per morire, come ad aspettare fino a che non si ha finita la libertà vigilata per fare sesso”.
“Sono d’accordo la situazione è scioccante, c’è da dire, ma non è senza speranza. L’infezione da HIV è ancora evitabile. E c’è un modo, un unico modo ma non lo si pubblicizza abbastanza, è normale che sia così, ora, dopo anni, si è tornati al punto di partenza. Lo vedo, cazzo!, lo vedo nei locali come si fa ed è come non ci fosse mai stata la paura e il ragionamento è che tanto c’è la terapia mica si muore più. Questa è la realtà. Porcaputtana”.
“Sono positivo del virus HIV da molto tempo, ormai, come passa velocemente il tempo, e tutto sommato vivo abbastanza bene la situazione e così ho ancora un qualche problema a fidarmi del prossimo visto che, chi mi ha reso HIV positivo, era una persona di cui ero innamorato e mi ha nascosto, tra le altre cose, di essere sieropositivo, addirittura presentandomi analisi false e poi sono anche empatico e sensibile, dicono simpatico, gaudente e goloso, semplice e sofisticato allo stesso tempo, mi dedico, a tutto ciò che mi comunica benessere e piacere, sono attento ai dettagli, fin troppo”.
Delle chat e altre amenità
adesso ve lo chiedo: ma voi le chat porno le frequentate? Se sì, alzate la mano. E comunque, io, frequento le chat, specialmente le videochat: dovreste veder le facce (quando non si vdono altre parti anatomiche, naturalmente) delle personcine e modino che stan lì dentro… e comunque, spesso, nelle chat, ci son delle presentazioni scritte che mi piace di riportare, fare cassa di risonanza:
“Si astenga dal contattarmi, anzi non serve dar del lei se l’educazione è stata disintegrata dalle cattive abitudini , per cui NON CONTATTARMI SE : non scrivi un clinz nel tuo profilo!!! (clinz = niente )….o se ometti ogni o parziale informazzione !! hai un’età?? scrivi quella che hai o almeno dillo a me!! sei attivo ?? scrivilo !! sei sposato etc etc ?? dillo!! mi son rotto la minchia (MINCHIA = CAZZO PENE VERGA PISELLO) di perder tempo con anonimi del cazzo!! di fatti da oggi in poi eviterò pure di chieder chi sei ….come ti chiami …. che faccia hai …. manda una foto più decente etc etc …. per cui se sei gay sforzati di civilizzarti !! se sei “frocio” non fai per me !! in quanto gay (e fiero di esser gay!!) cerco di viver la vita senza mentire a me stesso o a chi frequento!! non son tipo da botta e via! …. non cerco malattie ne malati …. cerco gente che sia risolta con se stessa!! …. ps: a tutti coloro che credon che son frustrato o roba simile dico: GUARDATE VOI STESSI!! andate a far dell’amore ….o se preferite del sesso ….ma fatelo con cuore e cervello aperto!! non deformatevi la realtà a vostro piacimento!! vivete per la qualità della vita!! e non per la quantità!! ….ok ?? e se non è ok ciava zero!!(ciava zero = frega niente!) io non attacco nessuno!!! ….ma occhio a ciò che dite e o mi fate ….perché in guerra ( anche se non la cerco e non la voglio) ma in guerra tutto è concesso!! ok??
NON MI CONTATTINO Coloro che han foto scattate a 56 metri di distanza durante un eclisse solare, con una tempesta di sabbia in atto e per giunta il fotografo sofferente da una accoltellata al pancreas e con l’halzaimer!! sfocate ,parzialmente modificate e o rimpicciolite a tal punto che mi serve un microscopio professionale per visualizzarne il contenuto!! mi fate ridere!! siete solo cagati dall’esporvi !! (ma lo posso capire… solo che magari se evitate la scusa: non avevo altre foto , non so come metterne di nuove etc etc … ci son skype e msn per compensar a questo ….ma evidentemente credete di esser super furbi ?? chissà magari lo siete …. ”
sulla comunicazione, ad esempio, sono andato fino a Roma per dire: 
se disegno una forma su di un pezzo di carta, compio un atto che scelgo in base all’esperienza della mia situazione; cosa ho esperienza di fare, e qual è la mia interazione col Mondo fuori dalla mia esperienza di scrittura sul pezzo di carta? Nulla.
Jobo è un racconto di Bo, dopo la serata qualcuno mi ha detto che in redazione erano arrivate email che dicevano che non si può sempre rappresentare un gay in questo modo:
Avevano camminato almeno un paio di chilometri dietro di me e tutto stava concludendosi con un ospintone e qualche buffetto?
Avevo cercato di cancellare tutte queste sensazioni malate ma quel gesto fu una vera riveazione.
Avevo interrotto il cerchio dei loro corpi sul vagone della metropolitana per passare e per andare oltre e per lasciarmeli deinitivamente alle spalle. Immaginavo che a muta fosse formata da prdatori armati che amano solo le prede vive. M’era parso di cogliere il loro sguardo quando me li ero trovati davanti. Faccia a faccia.
Bo Summer ha narrato
la nascita del fetish, il voyeurismo, il trimmer, goldenshower… e di altre amenità. Ma in pochi si sono accorti dello stile e della scrittura.
Ha raccontato un mondo a parte. Un minuscolo e miserrimo universo parallelo. Tutte le voci, le intenzioni, gli intendimenti, le parodie sono state come remixate in un piccolissimo e annoiatissimo teatro di volti rifratti, con la nenia romanzesca di un poetucolo minore, ormai scordato dal mondo letterario e mai entrato a farne parte veramente, che narrava, inascoltato quasi, ogni volta, con suono querulo e petulante, obbedendo esclusivamente e caparbiamente all’ispirazione della sua sessualità disinvolta e mai tradita e poi ancora s’arrabattava a confessare con affanno, quasi masochisticamente, al primo lettore che mai gli capitasse a tiro, il proprio sesso felicissimo, le proprie depravazioni risolte, le proprie trasognate avventure erotiche, a volte addirittura rocambolescamente realizzate, le livide striature del suo corpo e del suo animo divelti che sono come marchi d’una fin troppo assaporata e privilegiata cattiveria desiderata.
breve nota:
tutta questa roba che vi racconto, tra il vero e il fantascientifico, è vera e fantascientifica. Ho lavorato sull’allusione poiché troppe e tali sono le aspettative che non me la sentivo di far comprendere appieno la realtà. Molti fatti narrati son veri altri inventati per stupido piacere narrativo. Non volevo che alcuni si potessero riconoscere tanto è il dolore di questa verità. Direi che il risultato non cambia, pur avendo, a volte, esaltato, inventato o riportato falsate statistiche ed eliminato o artefatto nomi o altri fatti e persone cui faccio riferimento. Chi potrà capire a fondo, capirà, ad altri rimarrà un terrorifico racconto che instillerà loro il dubbio. Almeno, spero.
riprendo la lettura di “Jobo” spiegando che Jobo è il nome del protagonista, un nome di pura invenzione, che quel nome non esiste e che quindi anche i fatti narrati non esistono.. mi fermo.. forse sorrido.. e aggiungo che se quel nome fosse reale, allora anche quei fatti sarebbero reali:
“Brutta checca, frocio di merda.
Capii soltanto che probabilmente avevo interferito in una loro impresa. Avevo assunto ai loro occhi non so più se il ruolo del testimone di un gioco e di un ruolo che mi fece diventare il nemico.
Cose ovvie di questo genere. Voci. Sciabordii. Ma che mi producono un certo quale effetto di sottomissione. Un orizzonte. Un balenìo di senso dissennato.
Così è che tutti gli esseri umani, o solo alcuni, o nessuno siano delle scrittori.
Così pensai mentre mi alzavo da terra e m’appoggiavo al muro. Caddi dunque con la faccia in avanti. Avvertii il contraccolpo che attraversava il mio corpo.”
Di me, su me. Ho provato a dire. Fra volti perplessi.
Della mia storia passata di scrivente, pochi sanno, pochi sapevano e pochi sapranno. Ma ora qualcosa di tutto questo mio scrivere passato e presente è ritornato come a dire: Signore e Signori sono ancora qui. È stato un buon tempo, questo, per questa mia narrazione che in tutto il periodo della sua stesura, durata anni, ha avuto non poche difficoltà e rifiuti. E qui chiude. Altre cose ho già in cantiere, troppo silenzio ho subito.
desideravo definire lo scrittore e ho detto loro:
Devo giocare al loro gioco
di non vedere che vedo il gioco.
ripreso “Jobo”
“Difficile essere più preciso. Stavo lì. A terra e con la nuca appoggiata deicatamente all’asfalto nell’attesa che se n’andassero.
Doveva essere il capo della muta.”
ho accenato a #ElHorno, il mio romanzo ancora lì, in attesa…
E ancora il concetto, tipico di quegli anni, all’inizio del contagio dell’AIDS.
Ci ho pensato più volte a questa cosa dello scrivere per scrivere. Dello scrivere come terapia. Io non scrivo per curarmi. Per quello c’ho le medicamentose medicine chimiche. Son stanco e non ho un ego maiuscolo. Mai avuto. Non comincio di certo ora che non ho nemmeno più il tempo per stargli dietro. Fare gli amoreggiamenti con me stesso. Mettermi in primo piano, alla berlina, se si vuole… ma no, non sono io quello.
Così ognuno deve rifarsi, a questo punto, alla propria esperienza personale. La mia esperienza ed il mio agire si attuano su di un piano sociale di reciproca influenza e di interazione.
Vi chiedo: il passato che sappiamo definitivamente irrevocabile può dare un senso al presente e risvegliarne i mostri solo perché appare anch’esso come mostruoso e come ciò che è stato irrevocabile?
E poi ancora e ancora chiacchiere, per questo autore da fumetto, che ha il nome di un pornoattore, quasi come miasmi frenetici e famelici avventori di un locale estremo che sempre più assomiglia ad un rutilante e perpetuo vortice dell’inutilità e del provvisorio, sguardi senza estetismi o bovarismi, trabocchi urticanti di parole non si sa se realmente ascoltate e veramente dette da qualcuno, e poi ancora quasi sogni d’incubo, allucinazioni verbali, risate chiassose, racconti esilaranti di sesso con sconosciuti e vero sesso PORNO, e in tutto questo carnaio d’approssimazioni ci sono cose da vero intellettuale come RECENSENDA e MEMORANDA, che paiono scritte da un seguace di un’irriverentissima religione aliena quasi dimenticata dall’intero universo e lasciata lì a marcire sepolta – per propria volontà, parrebbe – tra corpi seminudi, traslucidi, rivestiti di pelle o gomma, in una realtà che declina verso l’estrema finzione, nello sfumare tra la grazia e la sapienza di una tribù che persiste nella propria sopravvivenza, in una fisicità da deserto delirante e assoluto fino all’estrema unzione.
E poi ancora le frasi profetiche che nessuno ha letto: ma se mi lascio trascinare dallo zelo del fedele sguardo del mio raccontare, finisco con l’accusarmi di secondi fini, che non ho, per darmi l’apparenza dell’uomo sincero che certo non cerca di risparmiarsi le umiliazioni: in tutto ciò sono cominciate le mie narrazioni visionarie.
e poi: Scrivendo cerco di svelare i caratteri di nuove possibilità che emergono [e allora faccio rivelazione]
E se in una mente turpe come quella di Skeeen [protagonista di quella farsa romanzata che fu ed è #ElHorno] nascesse un sentimento? Una sorta di amore? Cosa accadrebbe?
E se le piramidi possono preservare la carne dalla putrefazione, la Pillola può allo stesso modo farlo per voi?
e tutte queste cose potrebbero essere: Modulazioni di tono e di volume che delineano una forma precisa ma senza fornire le informazioni ché mancanti negli spazi tra le linee e davvero sarebbe grave errore scambiare le linee per la forma, o la forma con ciò che essa rappresenta [questa citazione è mutuata da un testo teorico sull’arte di Jole De Sanna].
E ho cercato di spiegare lo “scrivere”
È un atto d’amore e anche noi, quando cerchiamo d’imparare che cosa significhi amare, non finiamo per perderci nella riflessione che pensa intorno all’amore? non perdiamo tempo pensando di amare invece di amare? Un loop continuo, un fist infinito sulle nostre sling mentali? Ma sul nostro cammino cade lenta, costantemente, una luce che illumina il nostro amore.
poi ancora “Jobo” come in cortocircuito:
“Era buio ma potevo scorgere bene il corto cilindro di carne proteso come l’emblema del suo potere. Ebbi l’impressione che non volesse farmi davvero male. Dopo avermi colpito m’afferrò entrambe le guance tra le dita. Come si fa certe volte coi bambini. Le strinse. Le mie guance secche e smagrite mentre m’insultava.
Era evidente che s’aspettavano qualcosa di più. Per gli altri la cosa non poteva finire lì.
Facendomi largo bruscamente attraverso l’ostacolo dei loro corpi. Spostandoli lateralmente con uno spintone. L’avessi mai fatto. Avevo dato il La a una razione a catena inarrestabile.”
poi ho chiuso l’incontro e ho alzato la musica “disco” che faceva da base e che ha accolto tutti all’inizio
Gli scrittori non si parlano. Si citano. Autocitano. E precipitano.
Grazie alla pazienza di Max Calvo [se esiste, poiché mai lo vidi] e alla silenziosa presenza del Capo che vidi a Roma. Grazie a Alessandro Paesano che quella sera si palesò. Anche quella sera non mi hanno mai censurato. Probabilmente mi sono più censurato da solo vedendo in piena luce i volti dei miei ascoltatori. Gaiaitalia.com ci ha dato anche questa possibilità: a me e a Bo Summer’s. Chi c’era, c’era e chi non c’è stato quella sera mai ci sarà.

http://cultura.gaiaitalia.com/2014/10/gaiaitaliateatrofest2014-bo-summers-la-cultura-come-diritto-umano-fondamentale-lintervento/

lunedì 27 novembre 2023

pubblicare poesia


Pubblicare poesia, oggi, è al di fuori di ogni controllo, di ogni macinazione vicina all’atto consumistico. Poesia non è vendibiltà, mai lo è stata, a maggior ragione nel nostro contemporaneo. Pubblicare poesia è, oggi, più che allora, atto di identificazione con il nulla del dire. Se non al proprio parlarsi, a volte, addosso.

È da anni che in Italia la poesia corre lungo vie sotterranee di autodefinizione. Vie sotterranee che, a mio avviso, certificano un essere in disparte, un non centralizzarsi, nemmeno col pensiero. Neppure con la presenza fisica dell’autore. E non solo si tratta di una grande metafora di quanto avviene nella superficie delebile del reale.

 
Le vie del fare poetico sono spesso invisibili, o, meglio, sfuggono a criteri di visibilità. Ciascuno tenta le carte che può, che possiede, per raggiungere affannosamente un momento che si avvicini, almeno lontanamente, alla realtà del tangibile. Come se il poetare non dovesse essere il più lontano possibile da ciò che altre espressioni dell’umano artefare propongono. Poetare è assenza, mai centralità o assoluto dire.

orgasmica

E così vi posso assicurare che tutti i tentativi fondamentali di studiare la nostra condizione umana costituiscono un pericolo per il falso orgoglio e il pregiudizio, dietro i quali l’animale umano nasconde quasi compulsivamente la propria nudità.

Vivevo con il mio amico e in quel periodo decidemmo di costruire un piccolo appartamento.

Avevamo praticamente molto terreno davanti a casa per poter costruire questo piccolo appartamento che tanto avevamo desiderato, pur se avevo già anche troppo da fare con la mia intossicazione da sesso.

Così all’interno avevamo piazzato un vecchio congelatore sufficientemente grande per metterci dentro tanto cibo che ci permettesse di superare un’intera stagione senza troppi problemi.

Esiste il piacere dell’orgasmo che sale come una cifra di vendita in pieno rialzo, e il piacere di un orgasmo spiacevole che precipita gravemente come l’indice Dow Jones nel 1929.

Quindi, con piacere mi rendo conto che davvero, come tante delle cose eccellenti che ho scritto, anche questo è un eccellente passaggio ma è un fatto di pura finzione.

Considero che la malattia nasce quando la carica elettrica sulla superficie delle cellule umane cade esattamente come in un punto di soffocamento.

A fatica costruimmo una casetta di legno grande abbastanza per metterci dentro una sedia, un tavolo, un letto e una tv, poi rivestimmo completamente l’interno con uno strato di sughero e una fodera di metallo galvanizzato.

Era, cioè, la nostra idea di appartamento.

Decidemmo così di costruire questo piccolo appartamento ed assemblarlo come fosse un enorme loft.

Il mio amico ogni sera agiva, era uno dei miei numeri preferiti della serata dentro l’appartamento: si toglieva i vestiti, si sdraiava sul sughero e veniva, senza mani.

Davvero il mio amico era uno strumento sessuale potentissimo.

Insomma, per farla breve, abbiamo costruito questo appartamento all’inizio dell’anno.

E la gente del posto ci guardava da lontano dubbiosa, mormorando “Stregoneria”.

In qualche giorno, abbiamo assemblato una scatola di legno di una altezza approssimativa di due metri e mezzo e l’abbiamo foderata per bene.

Era quella la nostra stanza principale, il nostro open space.

Io ne ho fabbricato un altro, poi, più piccolo, lì vicino, rivestito di polistirolo da imballaggio e ovatta, il tutto avvolto in tela di iuta per costruire il nostro cesso, comunicante con l’edificio più grande tramite un grosso tubo, recuperato da una discarica, che funzionava come corridoio di comunicazione, e tappezzato da quattro strati di sughero molto spesso, per i rumori.

La gente ha comunque la tendenza a esagerare le cose, mitizzarle: mi domando come siano arrivati a raccontare che io organizzavo orge lì dentro per far divertire i maschi depressi della zona! ma è certo che l’appartamento aveva effetti sessuali ben precisi almeno su di me.

E poi ho pensato di migliorare il nostro appartamento orgasmico usando del legno il più organico possibile, e così abbiamo raccolto delle foglie e dei rami da cespugli di bosso per fissarli sul tetto di quella cabina mistica.

La decisione dovrebbe esser presa ovviamente dal paziente malato e non da altri, questo è chiaro.

Chi vi parla si è domandato se non si potrà concentrare l’energia orgasmica di quell’appartamento e dirigerla per tentare di dissuadere i miasmi della lascivia e dell’ansietà puramente idiota di questa società che blocca ogni ricerca scientifica dei fenomeni sessuali.

Chi vi parla pensa inoltre che quella terapia sia veramente inoffensiva e non si ponga assolutamente in conflitto con nessun’altra terapia.

Le pellicce di lapin davano all’appartamento un aspetto surrealista, più organico, come una vasca da bagno in pelliccia.

Passavo dai quindici ai trenta minuti ogni giorno in meditazione all’interno di quell’appartamento, con l’unica confortevole sensazione che, in fondo, stavo facendo diminuire la possibilità di contrarre la malattia a tutti quanti nella zona.

Qualcuno ci venne a trovare, ma non entrò mai nell’appartamento.

Nella parte esterna, il mio, amico stese una mezza dozzina di vecchie pellicce di lapin per rendere ancora più energica la carica orgasmica.

Io pensavo che l’effetto sarebbe potuto aumentare di molto usando acciaio magnetizzato e costruendo l’appartamento a forma di piramide e di certo non mi sbagliavo

La stanza orgasmica può effettivamente essere usata in situazioni senza speranza è ancor più in situazioni terminali, può infatti essere utilizzata durante il periodo che intercorre tra la biopsia e l’operazione chirurgica.

E quando affittai, qualche anno fa, quell’appartamento il mio amico stava fabbricando qualche mobile per me e ancora quando, dopo avermi lasciato, venne a trovarmi, io abitavo oltre il fiume, in una piccola casa sulla ferrovia, in un appartamento appoggiato su dei pilastri di cemento su un terreno paludoso.

Quell’appartamento orgasmico era una vera e propria terapia che venne rifiutata senza alcun valido motivo dall’estabilshment della medicina.

Nessuno ha sostenuto l’uso della terapia orgasmica a scopo preventivo e come miglior trattamento attivo contro la malattia.

Rimuovendo anche solo la possibilità di quella terapia, le autorità si sono caricate di una pesante responsabilità soprattutto in virtù del fatto che ricercatori indipendenti sono ora sostenuti da alcune certezze sulle nostre scoperte.

Se le piramidi possono preservare la carne dalla putrefazione, possono allo stesso modo farlo per voi.

Vorrei applicare il metodo scientifico ai fenomeni sessuali, misurare precisamente la carica elettrica di un orgasmo, e unire queste misurazioni all’esperienza soggettiva del piacere e del dispiacere.

© https://cultura.gaiaitalia.com/2014/02/week-end-letterari-di-gaiaitalia-com-bo-summers-orgasmica/

lunedì 6 novembre 2023

e per contro


Eccolo! Il senso del possesso della parola, l’illudersi che ti asserva che e ti smangia e ti divora e ti brandella: sì!, tutto, dico, tutto è ormai totale alla fine della notte, dello sbrodolamento del seme, come quando lo scrivente definisce il proprio io stitico “ho scritto”.

https://cultura.gaiaitalia.com/2016/11/la-pagina-dello-zio-bo-e-per-contro/

mercoledì 1 novembre 2023

proprio al di sotto del pensiero

Proprio al di sotto del pensiero riflesso, ovvero dell’io (non maiuscolo, in questo caso) che notoriamente, da anni, si articola nel linguaggio, o dovrebbe, quasi vicino al dire quotidiano – la Poesia – s’implicita come un pensiero tacito, silenzioso ma preverbale e oltre ogni categoria, inscritto nel corpo dello scrivente e dotato di una capacità simbolico-espressiva che risiede nel tradursi spontaneo di un senso altro nell’altro e nella gestualità che accompagna il situarsi dell’io, spaesato, esternato nel mondo del concreto.

Così per riscoprire questo fondamento comune che dovrebbe essere di ogni prassi e di ogni forma di attività poetica è necessario, secondo me, per quel che vale, operare decisamente una sospensione di giudizio, un’astensione, un taglio, nei confronti di tutti gli interessi di dicibilità o narrazione, nei confronti di tutte le finalità e le azioni che assumiamo e compiamo anche soltanto in quanto esseri avidi di sapere (quando di questo si tratta).

Nelle sue linee fondamentali, dovrebbe essere la riflessione di un Poeta che si sviluppa in una direzione opposta a quella attuale e non considera l’immagine come il momento della rappresentazione bensì come il luogo, il punto esatto, seppur minimo, piccole figure, ove le parole si scontrano e incontrano tra leggi immutabilmente poetiche. Dunque, si concretizza esemplarmente la relazione percettiva e corporea tra io e mondo e come l’apertura della possibilità di un accesso alla dimensione ontologica della visione e della sensibilità.

Cardine su cui si incentra l’interpretazione della scrittura come soggetto, direi, qui, unico, in questo ragionarmi addosso, della percezione è la distinzione (ma qui sul fare poetico) tra il corpo proprio vivo – ossia il corpo “in carne e ossa”, vivente e vissuto in prima persona, del Poeta – e il corpo oggettivo, corpo rappresentato e ridotto a cosa del poetare, del rappresentarsi esternamente. 

Un legame tra immaginazione e neutralizzazione della stessa e possibilità di immaginare dovrebbe venire radicalizzato.

Il riferimento del testo poetico stesso è fondamentale per comprendere lo sviluppo del dire, nel lavoro di un Poeta, e il suo approdo a un’ontologia del sensibile che risulta essere una parte portante dalla constatazione della sostanziale estraneità della Poesia rispetto al concreto mondo della vita soggettiva, è in quest’ottica che la coscienza rappresentativa e la riflessione diventano momenti delimitati di una vista esperenziale dominata da una viva corporeità. Sensibile e agente.

Percezione radicata nel corpo vivente, costantemente e ostinatamente orientata in modo prospettico e strutturata da diverse forme di motivazione.

Nella coscienza immaginativa del poetare lo scrivere è posto come non-esistente e in questo modo il soggetto perviene a divincolarsi dalla vastità del mondo esterno, lo neutralizza eclissandosi sospendendolo e negandolo nella sua posizione d’esistenza e aprendosi al possibile e all’irreale.

Mi pare si debba distinguere, oggi, nettamente tra percezione e immaginazione attribuendo alla prima la capacità di connettersi con le cose nel mondo, e alla seconda un radicale potere di nientificazione, di annullamento dei suoi contenuti.

Sebbene segnata anche da un confronto con il reale, il quotidiano, la scrittura non rinnega mai la propria provenienza dal quotidiano, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento della centralità del problema della percezione dello scrivere e l’esigenza dello scrivere. Al centro della riflessione, in tutto questo mio testo, vi è infatti il tema della percezione dell’inesistente-esistenza, intesa non come puro sguardo capace di descrivere assenze e strutture fenomeniche ma piuttosto come esperienza primordiale del Poeta, sfondo ultimo dal quale si staccano i suoi atti e il suo sapere.

Qui il soggetto della percezione non è tanto un ego che trascende, facile oggi a rintracciarsi nella poesia di molti minori (e molta se ne legge personalmente e quindi se ne sa), che opera la riduzione per attingere un piano di fenomeno da baraccone, di presenzialismo allo stato brado, quanto un corpo poetico agente e senziente, animato da un’intenzionalità irriflessa e precategoriale dell’io non esiste.

Solo in questo modo è possibile uscire del coro, attingere il piano di quel regno di evidenze originarie che è il piano dell’autore, del Poeta, un “autore minore”, sì.

lunedì 9 ottobre 2023

scrivere poesia


scrivere poesia: presuppone una sintesi di pensiero sulla realtà che rischia di sfociare in qualcosa di già sentito. La poesia non si pone domande e non presuppone nulla che non sia ciò che deve essere detto. Nominato. E nominare in poesia significa ricreare il mondo. Rinominarlo