sabato 3 giugno 2023

Intervista a Bo Summer’s, autore del libro che pubblichiamo a puntate, “El Horno”


El Hornodi Maximiliano Calvo

Da diverse settimane ormai, e con crescente successo, pubblichiamo a puntate su Gaiaitalia.com il romanzo “El Horno”, di Bo Summer’s curato da Fabio Galli nella nostra rubrica Week-End letterariSkeen, il protagonista del libro, è un personaggio scomodo che chiama le cose con il loro nome, così come piace a noi.

El Horno, rifiutato da diverse case editrici italiane, troppo occupate a fare i conti con la pruderie dei loro direttori editoriali e con la necessità di vendere, perché si guarda sempre e solo al proprio ombelico, sarà pubblicato presto in e-book da gli e-book di Gaiaitalia.com, uno dei molti progetti culturali cui daremo vita nei prossimi mesi.

L’intervista all’autore non è un obbligo, è una necessità. Per conoscerlo, prima di tutto, e per parlare di letteratura e scrittura, e di cultura, ché non se ne parla più, quando non è quella becera istituzionalizzata da anno di burlesconismo & soci. Di seguito domande e risposte. Con conseguenti ringraziamenti.

L’intervista:

La genesi de El Horno (che tra parentesi è un locale gay che esiste sul serio)… ?

El Horno è un locale che esiste davvero, in Spagna, ma la descrizione dell’ambiente assembla vari locali che si possono identificare facilmente. Tutto nasce da una di immagine che io trovavo divertente: un uomo, durante un fist subito, ha la visione angelica di Nina Hagen nel suo periodo ultraterreno: completamente ambientato negli Anni ’80, El Horno ha una struttura cut-up ma la follia è stata di scriverlo in ordine alfabetico. Le prime stesure, iniziate intorno al 1995, risentivano di una scrittura vicina a Il pasto nudo o I ragazzi selvaggi di William Borroughs, poi col tempo, trasformai la forma e l’avvicinai a Jean Genet senza timore. Dieci anni di lavoro sul testo e le successive stesure, mi hanno permesso di raggiungere un risultato che è, forse, al di fuori dei nostri tempi, fuori certamente da un mercato editoriale che non ha nessuna intenzione di rischiare.

Come nasce il binomio Fabio Galli Bo Summer’s?

Fabio Galli nasce come poeta alla metà degli Anni ’80, pubblicando un testo molto vicino alle impressioni del Surrealismo per una piccola casa editrice di Pescara, si trattava di Impura e Tracce. Poi un lungo apprendistato come redattore alla rivista “Poesia”, un libro per Crocetti editore, Caròla, e una versione stralunata di un testo giovanile di Verlaine, Melancholia, ed. L’Obliquo di Brescia. Per quindici anni Fabio Galli fece il poeta lavorando nell’ambiente che amava e pubblicando varie plaquette sempre per piccoli editori e proseguendo con alcune collaborazioni con un grosso gruppo editoriale in qualità di editor. Poi accadde qualcosa… uno stallo, come se si fosse rotto l’incantesimo. Se ne andò, Fabio Galli, dall’ambiente editoriale, qualcosa non funzionava più, non era esattamente quello che aveva immaginato. L’ambiente della Poesia, che doveva essere puro, non si rivelò tale. Brutte storie. Arrivismi. Fabio Galli sparì, e intanto scriveva. Agli inizi di questo meraviglioso nuovo secolo cercò di rientrare nell’ambiente ma le porte si erano ormai sbarrate. Cercò di pubblicare, ma niente. L’oblio. Improvvisamente, scoprii internet, in assoluto ritardo sul mondo intero, cominciai a pubblicare blog e cose varie, per mio conto, prendendo come nome quello di un vecchio attore porno Anni’80, nemmeno così tanto famoso, Bo Summer. Bo Summer’s per vezzo.

Perché sceglie di ambientare la Sua storia in un sottoambiente del sottoambiente riservato alla comunità gay?

Sarebbe stato facile scrivere una storia d’amore alla Pier Vittorio Tondelli o scrivere come Matteo B. Bianchi, Andrea Mancinelli, Marco Mancassola, ma era mia intenzione rappresentare una realtà, la parte più oscura, la vera verità. Non ero intenzionato ad avere compromessi con nessuno ,a costo di essere stomachevole. Volevo raccontare la sessualità di molta gente gay che vive il proprio corpo come una macchina da combattimento, gente che ho incontrato in molti locali, in molte chat e in molti luoghi all’aperto. Per molti anni ho frequentato gruppi del “sottoambiente” della comunità gay. Una realtà poco narrata e c he io intendevo raccontare. Ho voluto scrivere, sì, una storia d’amore, ma volevo che fosse ambientata in una realtà che non è poi così troppo inventata, direi.

Ci parli del Suo passato e presente di poeta…

Il mio passato di poeta è roba del secolo scorso, forse nemmeno nessuno si ricorda di me, o finge di non ricordarmi che è peggio. Il mio presente di poeta sta rinascendo, ringrazio qui, pubblicamente, Elio Grasso, perché, nonostante io sia una orso, crede ancora in me e nella mia scrittura.

Senza remore, con assoluta libertà, cosa pensa del panorama cultural-editoriale italiano?

Ci sono buone cose in giro, ma l’editoria non mi pare abbia molta intenzione di sperimentare o rischiare. Non ho mai avuto risposte negative su El Horno, mai nessuno ha detto che il testo non avesse valore ma che il momento non era quello giusto. Cosa volessero dirmi lo lascio pensare a voi.

Ha subito censure?

Due editori soltanto mi hanno chiesto di ripulire un po’ El Horno, beh ho detto “no grazie” ed è finita lì.

Nel Suo romanzo El Horno, che stiamo pubblicando a puntate, Lei dice piuttosto chiaramente cosa pensa dell’associazionismo lgtb di questo paese, vuole rinfrescarci la memoria?

Forse mi state chiedendo cosa penso di Arcigay? Credo che Arcigay non sappia guardare la base dei suoi tesserati. È come se fossero su di un piedistallo. Mi sembrano fermi. Forse sbaglio? Ci sono invece piccole associazioni, piccoli gruppi che sono nati spontaneamente in questi anni, che solo a livello di aggregazione fanno molto di più e senza i proventi di Arcigay. Tenendo conto che la maggior parte dei tesserati Arcigay è data dai locali, i quali vengono frequentati non certo per discutere problematiche, e che gli stessi ultimamente, non avendo voce alle riunioni Arcigay, hanno istituito circuiti di tessere da club privato… e via, e via, mi domando quanti tesserati e sostenitori avrà Arcigay.

Non hanno ereditato i gay italiani, un po’ dell’idea dell’amoreFabio Gallifrancese alla Proust che una volta frustrato li fa finire ne “El Horno”?

El Horno parla di sesso allo stato puro. C’è molta pornografia, lì dentro. I gay italiani forse finiscono a El Horno perché il sesso è parte integrante della loro vita, Proust o non Proust. E poi sono convinto che troppi gay non sappiano nemmeno chi sia Proust ma sanno benissimo cosa è un fist.

Fabio Galli scrittore, chi è stato e cosa sarà?

Cosa farò da grande? Forse diventerò un caso letterario.

Che cosa prova nello scrivere?

Scrivere mi produce la sensazione di poter fare, di poter dire, e che nessuna possa fermarmi.

Possiamo dire che pubblicherà El Horno, nella nuova collana di ebooks di Gaiaitalia.com?

Con Gaiaitalia.com sono già fidanzato da un po’, cioè da quando mi hanno chiesto: “Scusi, ma Lei scrive?”, li ho amati subito. Mi è parsa una dichiarazione di intenti che non leggevo più da anni. Se questo fidanzamento diventerà un matrimonio, scusate, ma non può che farmi piacere.

 

Fabio Galli, classe 1961
è stato redattore della rivista “Poesia” (Crocetti editore)

Pubblicazioni:

Prima, nella storia, ancora, Bandecchi e Vivaldi editori, 1995
Balli e Canti, edizioni Pulcinoelefante, 1993
Caròla, Crocetti editore, 1992 
Impura, edizioni Tracce, collana I campi magnetici, 1986 
Melancholia, versione da Paul Verlaine, edizioni l’Obliquo, 1992