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Fabio Galli, poeta e scrittore, è protagonista settimanalmente. nella sua libreria 'Biblio di Bo', di interessanti sedute di lettura e conoscenza, dove propone opere e letterature delle quali è protagonista. Non nelle vesti di autore, ma in quelle di divulgatore, nel senso nobile del termine, che nulla ha a che vedere con le volgarità della divulgazione di massa. Profondo conoscitore della poesia e della letteratura italiana, ha lavorato dagli anni '80 sino agli anni 2000 per le più importanti case editrici di poesia italiane e ha pubblicato lavori interessantissimi. Dalla seconda metà degli anni '80 ai primi anni '90, è stato redattore della rivista 'Poesia' presso Crocetti Editore. In seguito, ha lavorato come redattore esterno per il gruppo Elemond. Poi, in qualità di direttore responsabile, alla rivista 'Mix, viaggiare attraverso le culture', della C&A edizioni di Monza. Durante questo periodo, Galli ha pubblicato numerose poesie, talvolta servendosi di diversi pseudonimi. Suoi versi sono apparsi sulle riviste 'Alfabeta' (con una presentazione di Antonio Porta), 'Poesia' (fondata da Nicola Crocetti), 'Tracce', 'Via Lattea', 'Offerta Speciale'. Sulla rivista 'Poesia' del gennaio 1993 (n° 58) ne 'I poeti di trent'anni', Milo De Angelis selezionò una serie di componimenti e prose poetiche di Fabio Galli, tratte da 'Cani d'amore'. Rimane, secondo noi, uno degli autori più lucidi e intelligentemente polemici del panorama letterario italiano. Ha recentemente pubblicato, con lo pseudonimo di Bo Summer's, il romanzo #ElHorno. In quest'intervista, Galli evidenzia, con sferzante ironia e assoluta irriverenza, i punti deboli del miserrimo panorama culturale italiano contemporaneo.Fabio Galli, riscoprire la dignità del librario, significa ridare dignità al libro?
"Il mio percorso da libraio è particolare. Sono interessato a fare divulgazione. Cerco, rischiosissimamente e in modo del tutto indipendente, di proporre un avvicinamento alla lettura che sia 'laterale' e non necessariamente nel pieno dell'attenzione contemporanea. Ho fatto corpo principale, nella mia libreria, con l'inserimento di volumi di poesia, intendendo così dare una direzione che fosse al di fuori di ogni logica di mercato. Quella è la parte portante del progetto che intendo portare avanti. Finché mi sarà possibile: molti e immani sono gli sforzi tra la disattenzione totale, anche di chi di libri dovrebbe masticarne. Vedo nascere librerie indipendenti che non si differenziano le une dalle altre, con le stesse proposte di lettura, gruppi di lettura, corsi di scrittura, taglio e cucito, bricolage, briscola e tresette, tutto rigorosamente a pagamento. E presentazioni di libri su libri, autori sconosciuti e non. In provincia, si raggiunge l'apice con le presentazioni degli autori locali: spesso il nulla travestito da qualcosa. Nel mio piccolo riesco a evitarli, dato che, per scelta, non presento libri da me".
Com'è possibile, in un momento storico nel quale internet ha fatto diventare tutti scrittori?
"È possibile col rigore, come dicevo, con la presa di posizione. Tutti possiamo scrivere, l'ho detto più volte. E tutti possiamo imparare a scrivere, come se questo bastasse a essere scrittori e non scriventi. Ogni tanto, qualcuno entra da me dicendo: "Ho scritto un libro e vorrei presantarlo qui". Mi vengono i brividi al pensiero che non riesca a dire: "Ho pubblicato un libro". Lo dice come se avesse scritto direttamente su pagine già rilegate, in tiratura di mille copie, una a una. La differenza tra uno scrittore e uno scrivente è visibile nei dettagli. I corsi di scrittura, lo so, insegnano la tecnica: poi, possiamo convincerci che basti quello...".
Vorremmo chiederle di raccontarci la sua storia di poeta, scrittore e librario senza censure e proprio in quest'ordine...
"Sono anni che la mia storia di poeta è stata censurata. Il mio nome, apparso nella metà degli anni '80, ha avuto una esistenza certa e certificabile, che è durata fino al 2000 circa. In seguito, l'ambiente letterario italiano mi ha voltato le spalle: sono scomparso a mia insaputa, non ho più trovato un posto nell'editoria, pur avendo lavorato in precedenza e per anni nell'ambito editoriale, con un'ottima considerazione, per parte critica, del mio lavoro poetico. Poi, il silenzio, ripeto, non cercato, per un motivo durato troppo tempo e che, oggi, perdura. Il lavoro di narratore è successivo a questa fase: una specie di tentativo di ritornare, di dare nuovamente un corpo al mio lavoro sulla scrittura. Un tentativo accolto da nessun editore italiano, se non, dopo anni, da un piccolo editore indipendente, che in quel periodo stava in Spagna e che mi ha ridato dignità. Il lavoro di libraio è, per me, una questione di sopravvivenza poetica: un angolo in cui ritrovarmi per poter esistere fisicamente, ancora".
Ci spiega, senza censure, le cose che, secondo lei, non funzionano nel mondo editoriale-culturale italiano?
"Il piccolo mondo editoriale italiano è fatto di conoscenze, favoritismi, coltivazioni dell'orto. Bisogna coltivarsi un giro di conoscenze, mai essere fuori dal giro, essere indipendenti. Non è una novità, certo: la propria indipendenza si paga a caro prezzo".
E quindi la scrittura a cosa serve?
"Serve a ritrovare il centro".
Sicuro che serve?
"No".
Perché si è costretti a lasciare il 60% della vendita di libri ai distributori?
"Perché l'editoria va distribuita e la distribuzione ha un costo. Alto, direi. A meno che non si trovino altri canali di distribuzione, altri modi per fare arrivare i propri prodotti editoriali. I piccoli editori indipendenti si salvano soltanto se lavorano inventandosi il pubblico dei propri lettori, evitando la distribuzione nelle librerie o, peggio, affidandosi a quell'universo senza fine che è internet. Meglio raggiungere un proprio piccolo pubblico di lettori mirato. Ma è un mio folle pensiero. La pregherei di non condividerlo: se lo facesse, la riterrebbero folle quanto me".
Vede responsabilità delle grandi concentrazioni editoriali?
"Fanno il loro lavoro: vendono libri. Non credo abbiano più in mente di fare altro. Leggo che alcune case editrici che stimavo, oggi si preoccupano di come dev'essere la copertina, perché la copertina, a loro dire, è già il libro. Ho già abbastanza nemici per fare nomi e indicare chi dirige collane così".
Fabio Galli poeta e libraio è anche Bo Summer's, blogger e scrittore: ce lo racconta come se non lo conoscessimo?
"Fabio Galli poeta non esiste più. Bo Summer's non esiste, essendo un'invenzione letteraria: vuoi vedere che l'unica cosa di reale, in tutta questa storia, è il libraio"?
I progetti futuri, se ritiene che parlare di futuro, in un mondo in cui tutti pensano di essere il futuro, abbia ancora un senso?
"No future".