mercoledì 12 luglio 2023

Yukio Mishima o dell’estrema santificazione della sessualità


Yukio Mishima 06

Quando pensiamo all’altrui felicità, affidiamo agli altri, e sogniamo a nostra insaputa, una nuova forma di realizzazione dei nostri desideri e ciò può renderci più egoisti di quando pensiamo alla nostra felicità personale. (da Colori proibiti)

 

Scrittoredrammaturgosaggistapoetapatriota e paramilitare giapponese. Ma, anche, aggiungerei, intellettuale a tutto tondo, scrittore, poeta, sceneggiatore, attore, regista e politico. E poi, ancora, sportivo e dandy. Praticava  kendo e  iaido ed aveva uno spiccato e narcisistico culto del corpo.

Non so se ho citato tutto ma l’idea del personaggio parrebbe abbastanza completata.

La nonna, appena dimessa dal più grande ospedale psichiatrico di Tokyo, lo sottrae sin da subito alle cure della madre, una geisha sposata dal figlio a Las Vegas.

E così, nonna e madre, creano un giro di prostituzione, con la copertura di spettacoli teatrali Kabuki.

Cresce fra maschere, trucco pesante, prostitute e prostituti, fra cerimonie religiose shinto e bestemmie pronunciate in improbabile francese.

Ancora mi chiedo se sia giusto ridurre la vita di un essere umano ad una sterile etichetta e se questa distanza che si pone, per poca conoscenza, ci può permettere davvero di metterci in gioco e di imparare.Yukio Mishima 03

Ci si avvicina al bersaglio passando ben oltre il personaggio e trovando l’uomo.

Conosciamo la sua morte avvenuta in diretta televisiva nel 1970 all’età di quarantacinque anni, data studiata e ponderata accuratamente, con il suicidiorituale (seppuku) durante l’occupazione simbolica del Ministero della difesa.

Suggellò la conclusione insieme della sua vita e della sua vicenda letteraria.

Dagli ambienti religiosi dov’era situato originariamente, l’amore nei confronti d’un compagno dello stesso sesso si trasferì in ambito militare, nella classe guerriera dunque, era consuetudine per un giovane samurai essere apprendista di vita d’un uomo più anziano ed esperto: il giovane sarebbe stato anche l’amante dell’uomo più grande per molti anni, fino alla conclusione del suo apprendistato.

Shudo, una tradizione tenuta in gran considerazione dalla casta guerriera.

E poi, insomma, non tutti sanno che i giovani attori maschi, i kabuki, molto spesso lavoravano anche come prostituti quando non erano impegnati in teatro, sempre protetti da persone influenti e benestanti che arrivavano anche a competere ferocemente tra loro per poterne comprare i favori.

Yukio Mishima 05Prostituzione maschile che serviva una clientela a sua volta esclusivamente maschile, in bordelli o case da tè specializzate in tali servizi, chiamata kagema.

Di solito, il prostituto, veniva pagato di più di una prostituta donna, pur mantenendo uno status del tutto equivalente.

Molti di loro erano stati venduti da bambini, in qualità di servitori, ai bordelli o ai teatri, e generalmente rimanevano sotto contratto decennale.

Il kagema poteva a sua volta suddividersi in yaro (giovane uomo), wakashū (adolescente) e onnagata (imitatori del sesso femminile, di cuiKazuo Onho ne fu un mai dimenticato, per me,  rappresentante).

Kagema, un business fiorente fino alla metà dell’800 ma il termine continua ad esser utilizzato oggi nello slang omosessuale giapponese.

Il carisma di Mishima e l’impatto che ha avuto sono così grandi che ancora si sente spesso soltanto etichettarlo, negativamente di solito, come un estremista di destra, tacciato di “fascismo” mentre in realtà interpretava una personale visione del nazionalismo nipponico, in chiave nostalgica, un conservatore decadente come lo definì Alberto Moravia che lo aveva incontrato nella sua casa in stile occidentale in un sobborgo di Tokyo.

Yukio Mishima 04

 

Si autodefiniva apolitico e antipolitico, fu definito un buffone, un folle, un omosessuale e altro ancora.

 

Il contesto: siamo negli anni ’60 e il Giappone sopravvive alla sua era post bellica con i “regali” ricevuti dalla guerra: la costituzione giapponese e l’orrore delle bombe atomiche.

Mishima si muove nel teatro reale di un Giappone costretto a piegarsi all’economia occidentale, adattandosi, così, alle leggi di un Mondo che si muove verso il capitalismo e smarrisce l’origine legata a valori cavallereschi quale l’onore, la tradizione, la ricerca del bello in quanto buono, giusto, piacevole.

Mutamento che vide i suoi albori l’8 luglio 1853 quando un anziano Commodore, Mattew Perry, alla guida delle navi “nere”, ancorò nel porto di Edo-Tokyo e impose alla nazione di aprire le porte ad americani ansiosi di penetrare in una nazione ricca.

L’omosessualità era un modo onorevole di vivere tra i leader militari e/o religiosi del Paese, ed era comune all’interno della cultura dei samurai. E Mishima era una samurai.

Un guerriero antimodernista, un samurai fuori tempo massimo che fondò una sorta di guardia pretoriana/movimento politico detto  Tate no Kai (Società degli scudi).

Yukio Mishima 02

La sete di successo lo invoglia a scrivere pregevoli libri come Colori proibitiMusicaIl padiglione d’oro e varie raccolte di racconti, altri composti invece soltanto per potersi procurare i soldi con cui pagare, molto probabilmente, i suoi prostituti come Sete d’amoreStella meravigliosaUna virtù vacillante.

Prima dell’Età Moderna non vi erano delle leggi che regolassero in alcun modo il comportamento sessuale. Né lo Shintoismo né tanto meno l’interpretazione giapponese del Confucianesimo hanno mai contenuto alcun divieto al riguardo. Le relazioni tra adulti consenzienti dello stesso sesso sono perfettamente legali, ma alcune prefetture fissano un’età di consenso maggiore rispetto a quella richiesta per le attività sessuali etero.  Questo. Contrariamente a quanto accade in Occidente, in Giappone la sessualità non viene intesa eminentemente in termini di morale, bensì di status, di responsabilità sociale.

Esiste una legge che proibisce la discriminazione sul lavoro basata sull’identità sessuale, anche se non estende la protezione alla discriminazione basata su un più ampio concetto di orientamento sessuale (protegge in tal modo molto più la persona transessuale piuttosto che quella omosessuale).

Le sue preferenze sessuali non erano un segreto e le sue immagini più erotiche ben le rappresentano.

Vorrei dire che, noi occidentali, dovremmo essere stati ben educati, nel senso che siamo stati tirati su aPlatone e  Simposio e ci dovrebbe essere stato insegnato a capire che tutti gli esseri umani sono un insieme di maschio e femmina.  Dovremmo essere ben istruiti. Dovremmo.

Basta soltanto leggere l’opera di Mishima per saperlo, chi fosse, nessuno stupore.

In modo particolare il suo Confessioni di una maschera e basta soltanto conoscere un po’ della tradizione samurai, essere consapevoli che, come nell’antica Grecia, c’era una lunga e onorabile tradizione di relazioni omosessuali tra uomini anziani e più giovani.

Tutto questo è un interminabile, ma personale mio modo di affrontare l’argomento.

Ma intanto vi dico che, dopo aver tentato per l’ennesima volta di togliersi la vita per esser stato giudicato non idoneo alla visita militare, Mishima entra nel mondo intellettuale di sinistra, fingendo di essere un comunista, logorroico e populista.

Ma, in primo luogo, si può dire che c’è un romanticismo particolarmente ridondante sul tema della Seconda Guerra Mondiale e il Giappone. Qui torna utile il parallelismo con il nostro Gabriele D’Annunzio (altro personaggio, da questo punto di vista).

Non mi risulta che il Giappone abbia mai legiferato in modo esplicitamente anti-omosessuale, ha invece alcune leggi che cercano di tutelare i cittadini che lo sono: inoltre esistono delle tutele legali per le persone transessuali.

Per comprendere meglio il pensiero di Mishima, si potrebbe rileggere Confessioni di una maschera, poiché lì c’è una scena che, secondo me, è fondamentale per rileggere la sua sessualità, in cui il narratore, lo stesso Autore – effettivamente è parte della sua autobiografia – osserva da lontano come la città di Tokyo va in fiamme, dopo essere stata bombardata dai B-29 dell’aeronautica statunitense.

La descrizione della sua reazione a questo “spettacolo” – e cioè l’uccisione di decine di migliaia di cittadini di Tokyo, uomini, donne e bambini – è, per lui come se si trattasse della meraviglia di giganti fuochi d’artificio e non di un feroce attacco dall’alto, come fosse un qualcosa di epico e maestosamente colorato.

Ci sarebbe molto, molto di più da dire su questo argomento, su questi immaginifici fuochi pirotecnici anche a livello erotico, proprio.

Mishima tocca un tema tabù, secondo me, la morte nel sesso, cui pochissime persone hanno mai scelto di fare allusione.

Ha, così, come strappato via la tenda, il velo d’oscuramento. Ma non se ne parla volentieri. Mi pare.

Date solo il diritto di possedere tali armi e di usarle sui corpi, qualora lo decidessimo, questo pare dire, ciò che è giusto è giusto.

Poco prima del suo suicidio aveva consegnato all’editore l’ultima parte della tetralogia Il mare della fertilità (completata comunque circa tre mesi prima della consegna, ma sulla quale appare, nell’ultima pagina, la data simbolica “25/11/1970”, quasi come a volere lasciare il suo ultimo testamento).Yukio Mishima San Sebastian 00

Quindi, il Nostro, nella sua adolescenza, era cresciuto in un’atmosfera di magnifico apprezzamento per la morte, quasi per qualsiasi motivo, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.

C’è una linea dritta che corre tra la sua adolescenza e il suo militarismo romantico della metà e soprattutto della fine degli anni ’60 e questa linea retta porta alla sessualità mortale.

Un salto avanti: alcuni personaggi politici giapponesi hanno cominciato da pochi anni a parlar pubblicamente della propria omosessualità: nel 2003 Aya Kamikawa è stata la prima candidata transessuale ad una carica pubblica. Nel 2005 Kanako Otsuji fece coming out dichiarando d’essere lesbica.

Un salto indietro: ma come veniva considerata l’omosessualità di Mishima? Un uomo in cui convivevano il desiderio di vivere in eterno e di gridare contro il mondo in cui voleva vivere ma che non poteva accettare con l’idea dell’annullamento fisico? Un uomo che era cresciuto in un bordello teatrale di Tokyo.

Oggi che l’accettazione dell’omosessualità dovrebbe essere aperta, sostanzialmente, le preferenze di uno scrittore come Mishima non dovrebbero risultare scioccanti, né in Giappone né in Occidente.

Pulsioni forti, estreme. Infatti, ciò che risulta essere ancora scioccante sono l’estrema fisicità e il piacere in quello che Mishima chiamava il suo “teatro dell’assassinio” che, appunto, sta anche dentro una certa tanto deprecata sessualità.

Sarebbe utile consultare, per questo argomento, l’immagine di San Sebastiano, come appare nel ritratto di Guido Reni. Mishima doveva avere gusti estremi e molto particolari anche nel sesso se si è fatto rappresentare allo stesso modo.

La sua uscita di scena era stata organizzata con lucidità e freddezza. Uscendo dal suo studio per andare incontro all’epilogo della propria vita lascia un biglietto in cui era scritto “La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre”.

Quando non si è mai conosciuta la felicità non si ha il diritto di disprezzarla. Ma io do un’impressione di esser felice in cui nessuno potrebbe scoprire la benché minima incrinatura, e quindi ho il diritto di disprezzarla né più né meno di chiunque altro. (da Confessioni di una maschera)