martedì 21 gennaio 2025

Oh anima insonne, tu che bruci

Oh anima insonne, tu che bruci come un fuoco incostante nel vento, alimentato dal tuo stesso tormento e dalla tua audacia, hai davvero il coraggio di guardare dentro di te e accettare il patto fatale che la tua esistenza ti impone? Sei pronta a consacrarti interamente al tuo arbitrio, a essere fabbro e carnefice del tuo destino, a forgiare con mani insanguinate la lama della tua volontà? Ogni colpo inferto a quell’incudine sacra riecheggia come un tuono nelle profondità della tua anima, e ogni scintilla che ne scaturisce ti ferisce, ti consuma. Quale divinità, quale mostruosità, potrebbe mai eguagliare la tua spietata determinazione, nel momento in cui alzi sopra di te una legge non scolpita su tavole di pietra immortali, ma incisa con il dolore sul fragile tamburo della tua carne? Sei capace, tu che ardi senza tregua, di fissare negli occhi il tuo giudice interiore – quel giudice che porta il tuo volto – e di ascoltare senza tremare il verdetto che si alza come un grido funebre dal fondo del tuo essere?

Essere sola, completamente sola, in un tribunale che non conosce pietà, dove il giudice, il carnefice e la vittima condividono lo stesso respiro, lo stesso sguardo: quale condanna più atroce potrebbe infliggere l’universo? È come essere un pianeta strappato alla sua orbita, gettato in un vuoto in cui il sole non sorge mai e le stelle sono solo spilli di ghiaccio nel nero infinito. Ogni respiro è una lotta contro il nulla, ogni passo un’eco di ribellione contro l’assurdo. La tua solitudine non è una stanza vuota; è una cattedrale costruita con il gelo dei tuoi pensieri, una cripta dove il silenzio urla e dove ogni ombra si moltiplica all’infinito, come uno specchio che riflette solo il vuoto. Sei un mondo in frantumi, un’eco che si disperde in un abisso senza fondo, eppure continui a respirare, a camminare, come se la tua stessa resistenza fosse una preghiera segreta rivolta all’universo.

E il tuo nemico? Chi è il tuo vero nemico, se non l’ombra che si insinua dentro di te, il bisbiglio che non smette mai di tormentarti? Non è un volto estraneo, non è una figura che ti fronteggia con armi alla mano. È un’eco del passato, un’ombra che ti segue ovunque, che si intreccia ai tuoi passi, ai tuoi sogni, ai tuoi incubi. Vive nascosto nelle caverne oscure della tua memoria, negli intricati boschi delle tue paure. È una presenza che ti conosce meglio di quanto tu conosca te stessa. Ogni volta che cerchi di sfuggirgli, scopri che hai corso in cerchio, ritrovandoti di fronte allo stesso abisso. Sei la tua prigioniera e il tuo carceriere, la tua vittima e il tuo boia, un labirinto vivente che non ha uscita. Ogni tuo movimento è una danza macabra, un rituale che ti lega sempre più strettamente alla tua stessa ombra.

E così, anima insonne, ti inoltri lungo un sentiero che sembra condurre al tuo centro, ma che in realtà è un labirinto contorto, un sentiero che si sgretola sotto i tuoi piedi. Ogni pietra su cui posi lo sguardo porta l’incisione di un peccato, ogni ramo spezzato sotto il tuo peso sussurra il tuo nome con un’eco che ti perseguita. Eppure non puoi fermarti. Il tuo cammino non è una scelta, ma un destino ineluttabile, un richiamo che risuona più forte di ogni paura, di ogni dubbio. Ogni passo ti avvicina all’abisso del tuo cuore, quel cuore che brucia come un incendio alimentato dal vento, che si lacera e si consuma nella propria fiamma. Ogni battito è un grido, ogni palpito una preghiera di redenzione e di dannazione.

E cosa troverai, infine, al termine di questo viaggio senza fine? Quando ti troverai faccia a faccia con te stessa, cosa vedrai? Un’ombra deformata dal dolore, una figura piegata sotto il peso delle proprie cicatrici, o un titano che si erge sopra le sue macerie, fiero nella sua disperazione? Troverai un trono fatto di ceneri e sogni infranti, o una radura dove il tempo si ferma, dove ogni ferita si trasforma in luce? Non lo sai, e forse non lo saprai mai. Ma non puoi smettere di avanzare, perché fermarti significherebbe dissolverti, annientarti nel nulla che ti circonda. E così, trascinandoti e sollevandoti, piangendo e cantando, ti avvicini sempre più a quel nucleo di fuoco e tenebra, a quel centro del tuo essere dove ogni contraddizione si annulla, dove ogni ferita si ricompone. Non cerchi la pace, perché la pace non è tua. Cerchi la verità, quella verità che brucia e che redime, che distrugge e che crea. E quando, infine, la troverai, sarai finalmente intera, finalmente te stessa, finalmente eterna.