Mi capita spesso di sentire fare la stessa domanda, quella che ogni tanto sorge quando le persone si trovano di fronte a una realtà che non riescono a comprendere appieno. "Ma quanto scrivi? Dove trovi il tempo? È possibile che tu abbia così tanto da dire?" Domande che, pur sembrando innocenti e forse anche un po' superficiali, mi lasciano riflettere su quanto la scrittura sia percepita dalla società. La scrittura, per molti, sembra un'attività da riservare a chi ha tempo da perdere o a chi è solo un sognatore che crede di poter lasciare un segno nel mondo. Ma non è così. La scrittura è una parte di me che non posso nascondere, che non posso negare, perché rappresenta il mio modo di essere, di pensare, di respirare.
Queste domande mi fanno pensare a quanto poco, in realtà, il mondo percepisca davvero la scrittura. Non è solo una questione di tempo o di idee: scrivere è un atto di vita, una necessità che nasce dal profondo di chi siamo, ed è per questo che non riesco a smettere, anche quando sembra che non ci sia più nulla da dire. È come se le parole sgorgassero da una sorgente interna, inesauribile, che non posso chiudere a comando. Ogni frase che nasce dentro di me non è solo un esercizio di stile o un passatempo, ma è una risposta, un tentativo di capire, un modo per sopravvivere a quello che vedo e sento. La scrittura è il mio modo di decifrare il mondo, di riordinare il caos, di dare una forma all’informe, un nome all’innominabile.
Ogni volta che qualcuno mi fa questa domanda, la risposta che mi esce spontanea è sempre la stessa: questo è il mio talento. Scrivere è l’unica cosa che so fare, ed è l’unico dono che sento di possedere. Non scrivo per piacere agli altri, non scrivo per fare carriera o ottenere approvazione. Scrivo perché è ciò che mi permette di sentirmi vivo, di essere in pace con me stesso, di confrontarmi con il mondo senza la paura di essere frainteso. Quando scrivo, non sto solo mettendo delle parole su un foglio, ma sto dando voce ai miei pensieri, ai miei sentimenti, alle mie visioni del mondo, quelle che difficilmente riuscirei a esprimere in altri modi.
Ci sono persone che parlano per capire ciò che pensano, io scrivo. È un atto di autenticità, di sincerità, ed è per questo che scrivere è diventato un'esigenza. Scrivere è come respirare: non posso farne a meno, è qualcosa che faccio senza nemmeno pensarci. È la mia modalità di esistenza, e quando non scrivo, sento che qualcosa di fondamentale manca. È come se la mia interiorità, senza la scrittura, restasse in uno stato di sospensione, un pensiero trattenuto a metà, un’emozione senza sbocco.
Molti non capiscono come sia possibile scrivere così tanto, come se scrivere fosse un’azione che si limita a riempire un vuoto temporale, come se fosse una cosa da fare per ingannare il tempo. In realtà, scrivo perché non potrei fare diversamente. Non è una questione di avere “tempo libero” o di avere una grande quantità di idee da mettere in ordine, è semplicemente una necessità interiore. Non scrivo per passare il tempo, non scrivo per impressionare qualcuno, non scrivo per farmi leggere. Scrivo per me, perché è l’unico modo che conosco per organizzare i miei pensieri, per elaborare le esperienze che la vita mi offre, per dare un senso alle cose.
Per anni ho scritto nell'ombra, senza che nessuno leggesse, senza che nessuno sapesse. Scrivevo in taccuini dimenticati, in margini di libri, su fogli sparsi destinati a perdersi. Scrivevo perché era l’unica cosa che potevo fare per non impazzire. Scrivere mi ha salvato dal silenzio, dall’apatia, dalla disperazione. Non ho mai smesso, neanche nei momenti in cui tutto sembrava inutile, perché sapevo che finché scrivevo, esistevo.
Oggi la scrittura è cambiata per me. Non è più un atto solo di sopravvivenza, non è più qualcosa che faccio per non perdere me stesso, per non essere inghiottito dalla confusione del mondo. Oggi scrivo per piacere, per gioia. Scrivere è diventato un atto di libertà, un atto che non dipende da chi legge o da chi approva. Scrivo perché mi piace farlo, perché è la mia passione, il mio rifugio. La scrittura oggi è la mia scelta, è il mio momento di evasione, è la mia espressione di autenticità. Scrivo per non perdere la connessione con me stesso, per non farmi sopraffare da tutto ciò che mi circonda.
Eppure, nonostante il piacere che provo nello scrivere, c’è sempre una parte di me che continua a scrivere per resistere, per combattere. Non scrivo solo per il piacere di scrivere, scrivo anche per resistere al mondo che cerca di zittirci, che cerca di renderci invisibili, che cerca di ridurre il nostro valore a niente. Scrivere è un atto di lotta. Ogni parola che metto su carta è un grido di libertà, una rivincita contro chi cerca di ignorarci. Scrivere è il mio modo di dire: “Io sono qui, non sarò mai messo a tacere”.
Non importa se nessuno mi ascolta, non importa se le mie parole vengono ignorate, io continuo a scrivere. Ogni parola che scrivo è una piccola vittoria, una dimostrazione che non mi lascerò mai sopraffare, che non mi piegherò mai davanti a chi cerca di silenziarmi. Scrivere è la mia resistenza. Ogni volta che qualcuno mi dice che dovrei stare zitto, ogni volta che qualcuno cerca di mettere da parte la mia voce, io rispondo con le parole. Scrivo per tutti quelli che, come me, sono stati messi in ombra, per quelli che sono stati dimenticati, per quelli che sono stati ignorati.
Scrivere è la mia rivincita, la mia testimonianza, il mio atto di esistenza. E so che non sarò mai silenziato, perché le parole che scrivo sono eterne, e continueranno a vivere, anche quando tutto il resto sarà dimenticato. Ogni parola che scrivo è un atto di libertà, di affermazione, di resistenza. E anche quando sembra che il mondo non ascolti, che il mondo non se ne accorga, io so che c'è un posto, nella mia scrittura, dove non sarò mai messo da parte.
È lì che io vivo, è lì che continuo a essere presente, ed è lì che resisterò. Anche quando il silenzio intorno mi soffoca, anche quando nessuno sembra accorgersi di me, anche quando sembra che il mondo si stia dimenticando di tutto ciò che valgo, io so che la mia voce, anche se fragile, anche se silenziosa, continuerà a risuonare nel tempo. Non importa quanto forte suoni la tempesta, quanto forte possa essere il rumore che ci circonda: io continuerò a scrivere, perché scrivere è la mia forma di resistenza, il mio modo di esistere. E finché avrò parole, nessuno potrà mai cancellarmi.