La mostra "L'Anima beata e l'Anima dannata di Gian Lorenzo Bernini", ospitata presso i Musei Vaticani fino al 31 gennaio 2025, è una delle iniziative centrali del Giubileo. Allestita nella Sala XVII della Pinacoteca Vaticana, questa esposizione raccoglie due delle opere giovanili più celebri del maestro del Barocco, realizzate intorno al 1619. Le due sculture, raffiguranti una donna che contempla il paradiso e un’anima tormentata dalla visione dell’inferno, incarnano un dialogo viscerale con il tema delle “realtà ultime” della fede cristiana: morte, giudizio, inferno e paradiso.
Le due opere, generalmente conservate presso l’Ambasciata di Spagna alla Santa Sede, sono state commissionate dal sacerdote spagnolo Pedro de Foix Montoya per la Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli. Questo legame storico tra Bernini e la Spagna è celebrato anche dal catalogo della mostra, che include contributi accademici inediti. La scelta dei Musei Vaticani di esporre questi capolavori sottolinea il ruolo di Bernini come “Michelangelo del suo tempo” e protagonista delle decorazioni vaticane, dal Baldacchino alla Cattedra di San Pietro.
La mostra non solo celebra l’arte, ma sostiene anche una causa benefica: i proventi saranno destinati alla popolazione di Valencia, recentemente colpita da un’alluvione. Questa iniziativa combina dunque la contemplazione estetica con un messaggio di solidarietà e speranza.
Oltre alla bellezza scultorea delle due anime, la mostra L'Anima beata e l'Anima dannata si distingue per il suo allestimento, che sfrutta luci drammatiche per evidenziare il contrasto tra i due stati emotivi. Il busto dell’Anima dannata spicca per l’espressione intensa e quasi disturbante, con il volto deformato in un grido di disperazione, mentre l’Anima beata emana una serenità celestiale, con lo sguardo rivolto al cielo in estasi contemplativa.
Un aspetto interessante è il carattere autobiografico dell’Anima dannata: secondo alcune fonti, Bernini avrebbe utilizzato se stesso come modello, ispirandosi alla propria immagine riflessa e simulando dolore fisico con il fuoco di una candela. Questa tecnica sottolinea la straordinaria capacità dello scultore di trasformare il marmo in una narrazione vibrante e viscerale.
La mostra si inserisce nel più ampio contesto del Giubileo 2025, rappresentando un invito a riflettere sulle verità ultime della fede, ma anche un omaggio al profondo legame tra la Spagna e il Vaticano. Questo legame si riflette non solo nelle origini delle opere, ma anche nella collaborazione tra istituzioni italiane e spagnole per realizzare l’evento. L’iniziativa si arricchisce ulteriormente grazie a un catalogo che include ricerche postume del noto studioso Delfín Rodríguez Ruiz, celebrando la portata storica e culturale di queste sculture.
L’esposizione, quindi, non è solo un evento artistico ma anche un momento di dialogo culturale e spirituale, destinato a lasciare un’impronta significativa.
C’è anche un aspetto simbolico importante da considerare: queste due sculture giovanili di Bernini sono tra le poche opere del periodo in cui l’artista esplorava temi spirituali attraverso un linguaggio ancora non pienamente barocco, ma già altamente teatrale. L'uso della luce nell'allestimento enfatizza questa tensione, con il contrasto tra il buio della sala e i volti scolpiti che emergono quasi come visioni divine o infernali. Questa scelta sottolinea la capacità del marmo di "vivere" grazie al genio di Bernini.
Inoltre, la mostra offre uno spunto per riflettere sull'influenza della Spagna nella carriera di Bernini. Le sue prime committenze importanti, come quelle per il diplomatico Pedro de Foix Montoya, non solo gettarono le basi per il suo stile unico ma consolidarono un rapporto artistico con la monarchia spagnola che si protrasse nel tempo, culminando in opere celebri come il Cristo crocifisso per il Pantheon Reale dell'Escorial.
L' evento si collega a una dimensione contemporanea attraverso il messaggio di solidarietà: parte dei proventi sarà destinata a sostenere la ricostruzione a Valencia dopo le recenti alluvioni. Questo rende la mostra non solo un’occasione per ammirare l’arte, ma anche un progetto che unisce storia, fede e responsabilità sociale.
Un ultimo aspetto interessante è come le Anime di Bernini siano state interpretate dalla critica contemporanea: molti sottolineano il dialogo che queste opere instaurano con i temi della morte barocca, caratterizzati dalla tensione tra spiritualità e teatralità. L'abilità di Bernini nel trasformare un materiale freddo come il marmo in una rappresentazione dinamica e psicologica è vista come un'anticipazione della sua maturità artistica, evidente in opere successive come l’Estasi di Santa Teresa.
In questa mostra, inoltre, si celebra il ruolo di Bernini non solo come scultore, ma come narratore visivo che dà forma a emozioni universali. Le Anime invitano a riflettere sull’umanità dell’artista e sul suo rapporto con il divino, rendendo l’esposizione un’esperienza che travalica il semplice apprezzamento estetico per diventare un momento di introspezione personale e spirituale.