"Il sessuale politico: Freud con Marx, Fanon, Foucault" di Lorenzo Bernini è un'opera che si propone di esplorare la sessualità non solo come una dimensione intima, ma come un campo di analisi delle strutture di potere che pervadono la società. Il libro attraversa e intreccia diverse teorie filosofiche, politiche e psicoanalitiche per offrire un quadro complesso in cui la sessualità viene letta come un elemento centrale nella costruzione e nel mantenimento delle dinamiche sociali, economiche e politiche. La riflessione di Bernini è ancorata a quattro grandi pensatori: Sigmund Freud, Karl Marx, Frantz Fanon e Michel Foucault, che, pur appartenendo a tradizioni teoriche molto diverse, hanno tutti esplorato in modo cruciale il rapporto tra potere e sessualità.
Freud: La sessualità come centro della psicoanalisi e della repressione sociale
Sigmund Freud ha introdotto l'idea che la sessualità non è un semplice istinto biologico, ma una dimensione culturale e psicologica, intimamente legata alle strutture di potere della società. Secondo Freud, la sessualità umana è una pulsione che deve essere costantemente repressa, sublimata e canalizzata dalle istituzioni sociali. La sua teoria della repressione sessuale ha mostrato come il desiderio non sia qualcosa di spontaneo e naturale, ma un oggetto che deve essere riorganizzato e trasformato per adattarsi alle leggi sociali. In questo contesto, la sessualità diventa il terreno su cui si gioca la battaglia tra istinto e cultura, tra desiderio e norma.
Freud osserva che la sessualità viene interiorizzata come parte della struttura psichica dell'individuo. Le sue teorie sulla formazione della psiche, come l’Edipo, ci dicono che la sessualità è uno degli aspetti centrali della costruzione dell’identità umana. Le pulsioni sessuali, infatti, sono pervase da un sistema di inibizioni e normatività che risponde non solo a esigenze psichiche, ma anche a necessità culturali. Tuttavia, il controllo di queste pulsioni non è senza conseguenze: la repressione crea una frattura tra il desiderio e la sua espressione, con effetti che si riflettono nella struttura stessa della civiltà. In particolare, le istituzioni morali, religiose e familiari sono strumenti privilegiati che contribuiscono a formare e reprimere la sessualità. La sessualità, infatti, non è mai vissuta liberamente, ma attraverso il filtro di norme, leggi e aspettative sociali.
Bernini, pur riconoscendo l'importanza dell’opera di Freud nell'indagare le dinamiche psicologiche della sessualità, evidenzia che la psicoanalisi freudiana non fornisce una chiara via di emancipazione rispetto alla repressione sessuale. Freud ha descritto la sessualità come un processo universale di sublimazione, ma non ha proposto un vero e proprio modello di liberazione sessuale. Le sue teorie si concentrano sulla gestione del desiderio, piuttosto che sulla trasformazione radicale delle strutture sociali che generano la repressione. La visione freudiana resta dunque vincolata a una concezione della cultura come luogo di disciplinamento della sessualità, ma non fornisce una chiara via di fuga da questa disciplina.
Marx: La mercificazione della sessualità nel capitalismo
Il pensiero marxista, pur non trattando direttamente della sessualità, offre uno strumento teorico fondamentale per analizzare come la sessualità stessa sia modellata dalle dinamiche economiche e dalle strutture di potere. Marx ha studiato in profondità la relazione tra economia e forme sociali, analizzando come la struttura economica di una società influenzi le sue istituzioni, comprese la famiglia, la religione e, appunto, la sessualità. Secondo Marx, il capitalismo non solo sfrutta la forza-lavoro, ma crea anche un mercato in cui ogni aspetto della vita sociale è ridotto a merce, inclusa la sessualità.
Bernini sviluppa questa critica per sottolineare come, nel capitalismo, la sessualità sia stata ridotta a un prodotto del mercato. In un sistema economico che si basa sulla produzione e sul consumo, anche il desiderio sessuale diventa un oggetto di scambio. Le industrie della pornografia, della moda, dei cosmetici e del benessere sono tutti esempi concreti di come la sessualità venga trasformata in un prodotto che può essere acquistato e venduto. La sessualità è così inserita in un meccanismo che la svuota di qualsiasi valore autentico o rivoluzionario, riducendola a un aspetto della produttività e del consumo.
Il capitalismo, inoltre, agisce sulla famiglia come una delle istituzioni fondamentali nella produzione della forza-lavoro. La famiglia borghese non è solo il luogo dove si costruiscono relazioni affettive, ma è anche il nucleo in cui si riproduce la forza-lavoro necessaria per il funzionamento del sistema capitalistico. La sessualità, quindi, è subordinata a una logica economica: non si tratta di un atto libero e liberante, ma di un meccanismo per la riproduzione biologica e sociale della forza-lavoro. In questo modo, il capitalismo esprime il suo potere anche attraverso la normalizzazione e la mercificazione del corpo e della sessualità.
Bernini, riflettendo su Marx, sostiene che se la sessualità è un campo di dominazione, essa è anche il punto dove si può generare una forma di resistenza. La liberazione sessuale, per Bernini, non può avvenire senza una trasformazione radicale delle condizioni economiche e sociali. La lotta contro la repressione sessuale deve essere legata alla lotta contro il capitalismo, che riduce anche la sessualità a merce.
Fanon: Razzismo, sessualità e liberazione coloniale
Frantz Fanon, nel suo lavoro, ha analizzato come la sessualità sia un terreno cruciale di lotta nel contesto coloniale. Fanon ha messo in evidenza come il razzismo non solo influenzi le relazioni sociali e politiche, ma anche la sessualità dei colonizzati. In Pelle nera, maschere bianche, Fanon descrive l’oggetto sessuale che diventa simbolo di oppressione razziale: il corpo del colonizzato è una terra di conquista per il colonizzatore, ma è anche oggetto di disprezzo, marginalizzazione e violenza. La sessualità del colonizzato è alterata dalla violenza coloniale e dalla discriminazione razziale, creando una forma di sessualità che è sempre subordinata e oppressa.
Per i colonizzati, in particolare per le donne nere, la sessualità diventa un luogo di doppia oppressione. Da una parte, sono vittime della violenza e della sessualizzazione forzata da parte dei colonizzatori, dall'altra, la loro sessualità è costantemente oggetto di disprezzo. Le donne nere sono contemporaneamente desiderate e disprezzate, oggetti di desiderio sessuale e, allo stesso tempo, deumanizzate dalla società coloniale. In questo senso, la sessualità non è solo un dominio della vita privata, ma un campo in cui si manifestano e si perpetuano le strutture di potere razziali.
Fanon, tuttavia, non si limita a descrivere questa oppressione. La sua visione è anche una proposta di liberazione, che passa attraverso il recupero della dignità e dell'identità coloniale. La liberazione sessuale, per Fanon, è inseparabile dalla liberazione politica, poiché la colonizzazione ha permeato ogni aspetto della vita, inclusa la sfera sessuale. La sessualità è uno dei principali terreni su cui il colonialismo esercita il suo potere, ma è anche uno dei luoghi in cui si può sviluppare la resistenza. La liberazione sessuale dei colonizzati è quindi una parte essenziale della lotta per la liberazione totale dal giogo coloniale.
Foucault: La sessualità come biopolitica e il potere delle istituzioni
Michel Foucault ha rivoluzionato la comprensione della sessualità introducendo il concetto di biopolitica, un nuovo modo di concepire il potere come qualcosa che non si esercita solo attraverso la legge o la repressione, ma che è integrato nelle pratiche quotidiane della vita. In La volontà di sapere, Foucault esplora come il potere moderno non si limiti alla punizione o alla repressione, ma si eserciti attraverso la gestione della vita stessa, attraverso il controllo dei corpi, della salute e della sessualità.
Per Foucault, la sessualità non è solo un atto privato, ma un campo di intervento per le istituzioni moderne. Il potere biopolitico si esercita attraverso una serie di istituzioni che, dalla medicina alla psichiatria, dall'educazione alla politica, monitorano, catalogano e regolano la sessualità. Foucault ha mostrato come il discorso sulla sessualità sia diventato uno degli strumenti attraverso cui si normalizzano i comportamenti e si definiscono i confini tra il "normale" e l'"anormale". La sessualità, pur essendo una delle aree più intime dell'individuo, è dunque un terreno su cui si esercita un potere diffuso e capillare.
La biopolitica, secondo Foucault, implica una nuova forma di governo che si concentra sulla gestione e la regolazione della vita, dei corpi e dei desideri. La sessualità, quindi, è diventata un campo in cui il potere non solo reprime, ma costruisce la normalità, determinando ciò che è accettabile e ciò che non lo è. Tuttavia, Foucault non considera la sessualità solo come un campo di oppressione, ma anche come uno spazio di resistenza. Le pratiche sessuali non sono semplicemente disciplinate, ma possono anche essere trasformate in atti di resistenza contro il potere, sfidando le norme sociali e culturali che cercano di definirle.
Conclusione: La sessualità come campo di resistenza e liberazione
In Il sessuale politico, Lorenzo Bernini ci invita a considerare la sessualità come un campo politico fondamentale, in cui si intrecciano le dinamiche di potere, le relazioni di classe, il razzismo e la biopolitica. La sessualità non è un dominio separato dalla politica e dall'economia, ma è profondamente connessa a esse. Attraverso l'analisi di Freud, Marx, Fanon e Foucault, Bernini mostra che la sessualità è un terreno di battaglia: non solo un campo in cui si esercita il potere, ma anche uno spazio in cui si possono sviluppare forme di resistenza e liberazione. La liberazione sessuale, per Bernini, è inseparabile dalla lotta contro le strutture sociali e politiche che normano e reprimono il desiderio, la libertà e l'identità. La sessualità, quindi, non è mai un aspetto puramente individuale, ma un campo in cui si giocano le lotte sociali e politiche fondamentali del nostro tempo.