martedì 26 agosto 2025

Paesaggi dell’io, cromatismi della cura: L’opera pittorica di Anthony Hurd tra astrazione emotiva e visibilità queer




1. Introduzione: una poetica della presenza

Anthony Hurd (n. 1985), artista queer statunitense nato nella Bay Area e oggi attivo tra Albuquerque e Los Angeles, ha costruito una traiettoria artistica che si distingue per l’intensità espressiva del colore, la forza affettiva delle immagini e una decisa attenzione al tema della rappresentazione. Pittore autodidatta nella pratica ma formato ufficialmente presso il California College of the Arts (BFA, 2009), Hurd emerge nel panorama dell’arte contemporanea americana con una voce autonoma, capace di coniugare introspezione emotiva e tensione politica.

La sua opera si sviluppa a partire da un’astrazione densa e psicologicamente stratificata, per poi evolvere verso una figurazione queer lirica e dichiarativa. Questo passaggio — tutt’altro che lineare — è frutto di una ricerca personale e di un’urgenza di visibilità che ha radici profonde nell’esperienza biografica e collettiva dell’essere queer in America. In un’intervista rivelatrice, l’artista ha affermato: *«I paint what I needed to see growing up»*¹.



2. Gli “Inner Landscapes”: astrazione come cartografia affettiva

Le prime opere di Hurd, da lui stesso indicate come “inner landscapes”, rappresentano tentativi di traduzione emotiva attraverso forme non referenziali: vortici, curve, masse di colore, linee spezzate, gradienti cromatici che evocano instabilità, mutamento, moltiplicazione. In questa prima fase, il linguaggio pittorico attinge a un’espressività interiore non mediata, dove il gesto astratto si fa equivalente della tensione psichica.

Il legame con l’espressionismo astratto americano è evidente, ma Hurd ne sovverte l’epica muscolare e virilista, riscrivendola in chiave vulnerabile e soggettiva. I suoi dipinti non hanno la monumentalità di un Pollock, bensì la densità emotiva di Joan Mitchell o le liriche cromatiche di Helen Frankenthaler. Allo stesso tempo, la sua pratica si avvicina a quanto Julia Kristeva ha chiamato il “semiotico” — una forma prelinguistica di comunicazione radicata nel corpo e nell’affettività².

La materia pittorica — prevalentemente acrilico, spesso stratificato con precisione — diventa così superficie emotiva, quasi cutanea, sulla quale il soggetto inscrive il proprio vissuto. L’assenza di figura non è privazione, ma scelta strategica: si evita la semplificazione dell’identità a favore di una rappresentazione complessa della coscienza, dove ogni elemento della composizione concorre alla costruzione di un paesaggio mentale.


3. La svolta figurativa: dichiarazioni visive e relazionali

A partire dal 2022, Hurd inizia a introdurre figure riconoscibili nelle sue opere. Il passaggio si consolida con la mostra personale Verified (Brand Library & Art Center, Glendale, 2023), che segna un momento chiave nella sua carriera. In questa nuova fase, il soggetto queer diviene protagonista della scena pittorica: volti, corpi, mani, coppie, animali simbolici, paesaggi naturali vengono rappresentati con una nuova intensità visiva.

La figurazione non tradisce l’astrazione precedente, ma la ingloba, la sfuma, ne eredita la forza affettiva. L’uso del colore resta centrale, ma assume una funzione ulteriormente narrativa. Il gesto non è più solo introspezione: è presa di parola, apparizione, affermazione. I titoli delle opere di questo periodo — Love Is A Protest, Refuge, We Are All Worthy of Love — hanno la funzione di dichiarazioni poetiche e politiche. Il corpo queer, spesso marginalizzato o escluso dall’iconografia canonica, viene qui non solo rappresentato, ma celebrato³.

In questo senso, la pittura di Hurd si inserisce nella linea di una figurazione queer contemporanea che include artisti come Salman Toor, Louis Fratino, Shona McAndrew o Doron Langberg, accomunati dalla volontà di riscrivere un immaginario visivo in cui corpi, affetti e desideri queer non siano né eccezionali né trasgressivi, ma semplicemente reali e presenti.


4. Natura, comunità e utopia visiva

Un tratto distintivo della fase figurativa di Hurd è la presenza costante della natura: cieli stellati, alberi, lune, campi fioriti, colline. La natura non è mai sfondo passivo, ma partecipe, materna, viva. Le figure umane — spesso nude, spesso accoccolate l’una all’altra — vi sono immerse in maniera quasi osmotica. Questa compenetrazione tra corpo e paesaggio può essere letta come un ritorno al “romanticismo queer”: un’estetica in cui l’intimità e la vulnerabilità diventano forme di bellezza e resistenza.

In tale visione, il paesaggio assume la funzione di spazio utopico, come teorizzato da José Esteban Muñoz nel suo Cruising Utopia⁴. La pittura diviene un luogo in cui ciò che è negato nella realtà può esistere: la coppia queer che si abbraccia in pubblico, il corpo non conforme che si espone senza paura, la comunità affettiva che si riconosce nello sguardo dell’altro.

Queste immagini, lungi dall’essere idealizzate, sono radicalmente politiche: come afferma bell hooks, *“love is an act of will, the intention to nurture one’s own or another’s spiritual growth”*⁵. Nella visione di Hurd, l’amore — sia romantico, che familiare, che comunitario — non è mai banale, ma pratica trasformativa. E la pittura ne diventa testimone.


5. Tra digitale e pittura: un’estetica dell’ibrido

Pur essendo pittore tradizionale per formazione e pratica, Hurd utilizza strumenti digitali — AI generativa, software di composizione — come parte del processo creativo. Questo non ne fa un “artista digitale”, ma un autore consapevole della complessità mediale dell’immagine contemporanea. Le bozze digitali, infatti, vengono poi trasposte in pittura acrilica su tela o su legno, con una cura che restituisce alla materia la sua forza tattile.

Questa tensione tra virtuale e reale, tra idea e corpo, tra schermo e superficie, si riflette nella composizione: figure nitide e colori saturi si mescolano a sfondi eterei, nebulosi, attraversati da luci oniriche. Il risultato è un’estetica dell’ibrido, dove si incontrano pittura, illustrazione, grafica, spiritualità e desiderio. In questo senso, Hurd contribuisce a una rinegoziazione del medium pittorico nel XXI secolo, senza nostalgie e senza rotture: piuttosto, con una visione fluida e inclusiva del fare arte.


6. Conclusioni: per una semantica queer dell’affetto

Anthony Hurd è tra gli artisti contemporanei che meglio incarnano una “semantica queer dell’affetto”, in cui il linguaggio visivo si mette al servizio della cura, della memoria e dell’immaginazione politica. La sua pittura non si limita a rappresentare soggetti queer, ma li mette in relazione, li riconosce, li ama. Essa parla della fatica di esistere e della gioia possibile, del trauma e della guarigione, della solitudine e della tenerezza.

Il valore della sua opera risiede proprio in questa capacità di tenere insieme vulnerabilità e visione, intimità e gesto pubblico, individualità e appartenenza. In un mondo ancora segnato da cancellazioni simboliche e violenze materiali, le tele di Hurd offrono non tanto una risposta, quanto un gesto: quello di chi, dopo il silenzio, si fa vedere, si lascia guardare, e — senza gridare — resta.


Note

  1. Intervista a Anthony Hurd, Painting Through Big Emotions: Celebrating Queer Representation and Learning to Be Happy, MakersPlace, giugno 2023: https://rare.makersplace.com/2023/06/19/painting-through-big-emotions-celebrating-queer-representation
  2. Kristeva, Julia. La révolution du langage poétique. Paris: Seuil, 1974.
  3. Vedi ad esempio le opere Love Is A Protest e Celebrating Existence, esposte a Thinkspace Projects, Los Angeles, giugno 2025.
  4. Muñoz, José Esteban. Cruising Utopia: The Then and There of Queer Futurity. NYU Press, 2009.
  5. hooks, bell. All About Love: New Visions. William Morrow, 2000.

Bibliografia essenziale

  • Ahmed, Sara. The Cultural Politics of Emotion. Edinburgh University Press, 2004.
  • Butler, Judith. Giving an Account of Oneself. Fordham University Press, 2005.
  • Jones, Amelia. Seeing Differently: A History and Theory of Identification and the Visual Arts. Routledge, 2012.
  • Lorde, Audre. Sister Outsider. Crossing Press, 1984.
  • Reckitt, Helena (ed.). Art and Feminism. Phaidon Press, 2001.
  • Taylor, Marvin J. (ed.). The Queer Art of Failure. Duke University Press, 2011.