venerdì 5 settembre 2025

SYLVESTER! L'ANGELO DELLA DISCO, LA VOCE CHE CANTAVA LA LIBERTÀ E IL POTERE DELLA COMUNITÀ QUEER


Nel grande panorama della musica popolare, alcuni artisti si stagliano come stelle brillanti che non solo illuminano la scena, ma la trasformano. Sylvester James Jr., conosciuto semplicemente come Sylvester, è uno di questi artisti. La sua voce unica, la sua presenza magnetica e il suo impegno per la causa queer lo resero una delle figure più iconiche e rivoluzionarie della disco music. Oltre a essere un talento musicale straordinario, Sylvester era una voce di liberazione e di speranza per una comunità che spesso lottava per l’accettazione in un mondo ostile.

La sua canzone più famosa, “You Make Me Feel (Mighty Real),” non è solo un successo da discoteca, ma un simbolo della liberazione queer, una celebrazione di chi siamo, di come ci sentiamo e di come amiamo. Con un falsetto che sembrava trapassare i confini del possibile, Sylvester riuscì a diventare il punto di riferimento musicale di una generazione che viveva e respirava libertà, ma che allo stesso tempo lottava contro l’oppressione.

Nel cuore degli anni '70, Sylvester divenne il re indiscusso della scena disco, una figura che non solo ballava sui palcoscenici, ma che riusciva a suscitare un’emozione profonda in chi lo ascoltava. La sua capacità di combinare la sensualità con una profonda spiritualità creò un ponte tra diverse realtà: il mondo della disco, quello del movimento di liberazione gay e quello delle minoranze afroamericane. In un periodo segnato da cambiamenti sociali, politici e culturali radicali, la musica di Sylvester non era solo una colonna sonora per la pista da ballo, ma un atto di resistenza.

Ma c’era di più. Sylvester non era solo una star della musica, era un attivista. La sua arte era profondamente politica, radicata in una lotta per l’identità, l’uguaglianza e la libertà. Non solo lottava attraverso le sue canzoni, ma era anche presente nella vita reale, pronto a usare la sua fama per supportare cause e persone a lui care. La sua figura, come quella di un moderno messia queer, trascendeva il palcoscenico per diventare un simbolo di speranza e di cambiamento.

Sylvester James Jr. nacque il 6 settembre 1947 a Watts, un quartiere povero di Los Angeles, segnato dalla segregazione razziale e dalla violenza. Crescendo in un contesto di disuguaglianza sociale e tensioni razziali, Sylvester sperimentò fin da subito l’ostracismo, sia come giovane afroamericano che come persona queer in un mondo che spesso rifiutava chi non si conformava agli stereotipi.

Fin dalla sua infanzia, la musica e l'espressione creativa furono le uniche vie di fuga per Sylvester. Cantava nel coro della chiesa pentecostale, dove sviluppò le sue doti vocali, ma sentiva che la rigidità del mondo religioso non avrebbe mai potuto contenere la vastità della sua identità. La sua voglia di esprimere la sua vera natura si scontrava con l'ambiente familiare e religioso che cercava di imporre norme troppo rigide.

A 15 anni, Sylvester lasciò la casa di famiglia per cercare la libertà. Non fuggiva dalla famiglia, ma cercava un posto dove poter essere se stesso senza dover nascondere il proprio cuore. La sua città d'adozione, San Francisco, sarebbe diventata il luogo dove avrebbe finalmente trovato la sua voce e il suo posto nel mondo.

Nel 1970, quando Sylvester si trasferì a San Francisco, la città era un fiorente epicentro di rivoluzione culturale e politica, dove la comunità gay trovava finalmente il suo spazio di espressione. La scena musicale di San Francisco era un campo fertile per artisti queer e transessuali che sfidavano le convenzioni di genere e sessualità. Qui, Sylvester incontrò i Cockettes, un gruppo teatrale che mescolava elementi di teatro, arte psichedelica, travestitismo e attivismo queer.

Con loro, Sylvester imparò a liberare completamente la propria creatività, esibendosi in performance teatrali che andavano ben oltre il semplice intrattenimento. La sua passione per il teatro e la musica lo portò a trasformare ogni sua esibizione in una celebrazione di se stesso e della sua comunità.

Anche se i Cockettes erano conosciuti per le loro esibizioni eccentriche e stravaganti, Sylvester si distinse per la sua presenza sofisticata e potente. La sua voce, che mescolava il gospel con il soul e il jazz, non era solo un dono naturale, ma uno strumento di trasformazione personale.

Tuttavia, San Francisco gli offriva più di un semplice palcoscenico: gli dava la possibilità di essere un militante in una città che si stava preparando a combattere le battaglie politiche più importanti della sua vita.

Nel 1977, Sylvester firmò con la Fantasy Records e pubblicò il suo album “Step II” l’anno successivo, che lo consacrò come uno dei principali artisti della scena disco. La sua canzone più famosa, “You Make Me Feel (Mighty Real),” divenne un inno della comunità queer, un vero e proprio grido di libertà e affermazione. Ma dietro la brillantezza del successo, Sylvester era impegnato a combattere per la giustizia e per i diritti civili.

Nel 1978, pochi mesi prima del suo assassinio, Sylvester ebbe l’opportunità di cantare per Harvey Milk alla festa di compleanno di quest'ultimo, un evento che si tenne a San Francisco, in un momento cruciale per la politica gay. Harvey Milk, il primo funzionario pubblico apertamente gay degli Stati Uniti, stava combattendo per l’uguaglianza e per i diritti civili della sua comunità. Durante la festa, Sylvester cantò le sue canzoni più celebri, tra cui “You Make Me Feel (Mighty Real),” creando una connessione profonda con i presenti, che vedevano in lui un simbolo di speranza e di rivendicazione.

Poco dopo quella festa, Harvey Milk e il sindaco George Moscone furono tragicamente assassinati dal collega Dan White, un evento che segnò profondamente la comunità di San Francisco e l’intera nazione. La performance di Sylvester alla festa di Harvey Milk rimase un ricordo indelebile per molti, poiché rappresentò l’unione di due forze che combattevano per la stessa causa: l’uguaglianza, la libertà e la visibilità.

Negli anni successivi, la comunità gay si trovò a fare i conti con una pandemia devastante. L'AIDS colpì in modo particolarmente duro la comunità LGBTQ+, e Sylvester fu una delle prime celebrità a far sentire la propria voce in merito. Quando il virus iniziò a mietere vittime tra i suoi amici più stretti, Sylvester rispose con un impegno sociale che si tradusse in azioni concrete.

Nel 1988, dopo aver perso numerosi amici e il suo compagno Rick Cranmer, Sylvester morì a soli 41 anni a causa delle complicazioni legate all’AIDS. Ma la sua eredità rimase intatta. Le sue canzoni continuarono a ispirare, a scuotere le coscienze e a portare un messaggio di resistenza e amore. I proventi delle sue canzoni furono destinati a progetti di assistenza ai malati di AIDS, tra cui il Project Open Hand, un’organizzazione che fornisce pasti e supporto a chi combatte contro l’HIV/AIDS.

Oggi, Sylvester è una leggenda. La sua musica e il suo spirito di lotta sono ancora vivi, in ogni ballo, in ogni Pride, in ogni atto di coraggio e autenticità. Lui è l’eroe silenzioso e il martire gioioso, che ha lottato per il diritto di essere se stesso e ha insegnato a tutti noi che il potere di essere reali è quello che ci rende “Mighty Real.”