di Bo Summer’s twitter@fabiogalli61
In questa piccola sottosezione della mia pagina, tento fugacemente di ricostruire un percorso, una ricostruzione anacronistica di un tentativo di “fare poetico”.
Riesumanda rievoca, in questo caso, alcuni testi che sono parte integrante di una raccolta, Cani d’amore, che vennero inseriti in una rubrica a cura di Milo De Angelis pubblicata dalla rivista Poesia, n° 58, Anno VI, Gennaio 1993, Crocetti Editore.
sente lui il gioco di tutti i fiumi
ghiacciati, e il rumore del tempo,
sente, e il suo stesso volto: l’età
tra le brume rivela il canto,
rifugiandosi nell’avvilimento del fuoco,
appena riempito l’avvinghiato orlo
“ama e loda: i fiori, oh Impotente!
per arrivare, tingiti dove si parla
una lingua come questa!, poi rallegrati
come morte spezzata: negli stessi giorni
la nostra potenza, i miei rozzi insegnamenti!,
è quella Natura, è quel fine lassù – lo sento! –:
più d’ogni altra cosa va lentamente:
ah le più dolci afflizioni!:
lotta accompagnato dal cuore
e odora i ventri del piacere
e ridi e piangi e annusa la non facile
danza!” – non rimane qui, è usato: come
un paziente, va a conoscersi nel meno
pieno argomento, egualmente viene
viene a proclamarsi ‘sostituzione del giorno’
“dov’è il Lemano?, lo vedi?, fu davvero vero?” –
simile a gioiello che si risolve – che ha maturata,
veramente!, l’occasione del tempo – va mutando:
col lume grigio del braccio,
luoghi diversi e ghiaccio
mutano raccolti e meraviglie seguenti,
acque di persone e presenze furenti:
delle volte è caparbio!, questo l’autorizza
già a dirigersi, a indossare sensatezza
fino all’insuccesso e al suo puro fallimento
(1 aprile 2016)
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