Immagina di essere un esteta con la fissa per il bello e il bizzarro, rinchiuso in una villa fuori Parigi con una tartaruga decorata e un giardino di fiori velenosi. Questo è "À rebours" (meglio conosciuto in italiano come "Controcorrente"), il romanzo che ha reso Joris-Karl Huysmans la rockstar della letteratura decadente.
Al centro di tutto c’è Jean des Esseintes, l'ultimo rampollo di una famiglia aristocratica decadente. Jean odia la società borghese del XIX secolo – come dargli torto? – e decide di dire addio al mondo per crearsi un universo artistico personale, una specie di Pinterest estremo ante litteram. La trama? Praticamente non c'è. È tutto un monologo interiore, una serie di riflessioni, deliri estetici e ricordi di un passato dissoluto. Ma ciò che rende Des Esseintes davvero speciale è la sua passione per l'artificio, come se la natura fosse troppo banale per lui. Insomma, chi non vorrebbe una tartaruga decorata con gioielli?
Questo libro è la Bibbia per i decadenti e gli esteti, e si dice abbia ispirato nientemeno che Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. E infatti, durante il processo di Wilde, venne etichettato come "sodomitico". Lo scandalo! Ma dai, chi non avrebbe voluto partecipare a una conversazione tra Huysmans, Wilde e Baudelaire, magari sorseggiando un assenzio?
Huysmans originariamente scrisse il romanzo come una sorta di “vaffa” al naturalismo, rifiutando il realismo stantio di Zola e abbracciando l'estetica decadente. A quanto pare, anche Zola si arrabbiò parecchio, accusandolo di aver "bruciato le sue barche". Ma Huysmans non se ne curò molto. Aveva detto quello che voleva dire, e con stile!
Il protagonista di "Controcorrente" vive per l'arte, la letteratura e la bellezza estrema. Non gli importa della società convenzionale, né delle regole morali. Nella sua casa, ogni stanza è un'opera d'arte a sé: dal pulpito da cattedrale al letto coperto di pelli esotiche, il tutto condito con una collezione d'arte più eccentrica di una serata al Met Gala.
Alla fine, però, l’eccesso lo porta sull'orlo della rovina fisica e mentale. La sua soluzione? Tornare a Parigi (ah, la città del peccato!) o abbandonarsi completamente alla religione, forse in cerca di una redenzione che nemmeno lui riesce a concepire. Le ultime righe del libro sono un grido di disperazione: un non-credente costretto a riabbracciare la fede, un'anima persa tra il peccato e il misticismo.
Nonostante le sue previsioni pessimistiche, Huysmans non fallì: il libro fece scalpore. La giovane generazione di artisti e letterati, Wilde in primis, lo amò alla follia. E così "À rebours" divenne il manifesto della decadenza, ispirando chiunque desiderasse vivere una vita più bella e artificiale di quella noiosa realtà che ci circonda.