Sente il fruscio dei fiumi sotto il gelo,
il lungo strisciare dell’eterno,
il tempo che si curva in un duello
tra il lume acceso e l’ombra del moderno.
Il volto suo si sfoglia come un fiore,
petalo dopo petalo scompare;
l’età vi scava il segno del dolore,
un solco d’ombre in cui l’io si può amare.
E tra le brume, là, sorge un lamento,
il canto d’un silenzio che si spezza;
è il fuoco che si avvolge in un tormento,
pronto a bruciare, pronto alla carezza.
“Loda i fiori! – grida il vento ai mortali –
e accogli la promessa delle spine:
ché solo il dolore, con i suoi strali,
dà voce a queste carni senza fine.
Tingi le mani in lingue sconosciute,
ché ogni parola è eco d’un abisso;
rallegrati del tuo morire: mute
sono le stelle, e il cielo un precipizio.
La morte non è che un fiore capovolto,
un calice che nutre il vuoto e il nulla,
e in quel vuoto ogni amante, sepolto,
trova radici e il desiderio pullula.
Ah, dolci afflizioni che il cuore nutrite,
voi siete l’orma d’una grazia infausta,
l’altezza che si trova nelle vite
spezzate dall’amore che s’inarca e guasta.
Odora i corpi, scava il ventre del piacere,
ché il mondo intero è fatto di segreti,
e nelle pieghe dell’angoscia potrai bere
il miele amaro dei tuoi sogni inquieti.
Ridi e piangi: ogni passo è una caduta,
ogni danza un abisso che trascina;
eppur la gioia, con la sua voce muta,
trasforma il buio in un’alba divina.”
E vaga l’uomo, solo nel suo errore,
inseguendo ombre d’acque senza forma,
e il tempo, come un ladro e un traditore,
gli ruba il sogno e ne fa nuova norma.
“Dov’è il Lemano? Fu vero o illusione,
quel lago d’argento che riflette il cielo?
O forse è solo un nome, una finzione,
una fiamma che muore sopra il gelo?”
Simile a gioiello che si consuma,
il tempo si dissolve e si riforma,
ogni minuto è un’eco che s’illumina
e ogni silenzio un grido che si smorza.
Tra i bracci spenti e il gelo delle terre,
l’uomo si piega al suo destino amaro;
la neve, che nell’aria lenta sferra,
copre i suoi passi in un sentiero ignaro.
I raccolti di meraviglia si sfanno,
e il mondo è un susseguirsi di catene,
ma l’insuccesso, pur carico d’inganno,
rivela un senso oltre le cose terrene.
Così, l’uomo si perde e poi si trova
nel cuore d’una lotta solitaria,
e l’aria, che il gelo al tempo suo rinnova,
gli dona il fiato d’un’età contraria.
La fiamma dell’insuccesso, con il suo ardire,
non è che un trono posto sopra il vuoto,
ma sotto quella cenere, nel morire,
sboccia un fiore che arde e rende ignoto.