La mostra Picasso lo straniero, ospitata al Palazzo Reale di Milano fino al 2 febbraio 2025, offre uno sguardo nuovo sull'opera e la vita di Pablo Picasso, approfondendo il suo rapporto complesso con l'identità di "straniero" nella Francia del XX secolo. Curata da Annie Cohen-Solal e Cécile Debray, l'esposizione propone più di 80 opere tra dipinti, ceramiche, disegni e documenti, provenienti da importanti istituzioni come il Musée Picasso di Parigi e il Museo della Storia dell’Immigrazione.
Il percorso espositivo segue un ordine cronologico dal 1900 al 1973, evidenziando il legame tra le sperimentazioni artistiche di Picasso e il contesto storico-turbolento in cui viveva. Un tema centrale è il rifiuto della sua naturalizzazione francese, nonostante la fama internazionale, a causa di pregiudizi culturali e politici. La mostra non si limita all'arte: esplora l'esperienza personale e la condizione di esule di Picasso, delineando come queste abbiano influenzato la sua creatività e il suo posizionamento culturale. Opere come Gruppo di donne (1901) e Plat aux trois visages (1956) incarnano questa dualità tra alienazione e autoaffermazione.
L'esposizione, arricchita da scenografie immersive e un catalogo curato da Marsilio Arte, si propone anche di affrontare temi contemporanei, come immigrazione e diversità, dimostrando l'attualità del messaggio di Picasso nel nostro tempo.
Certamente c’è molto da approfondire. La mostra "Picasso lo straniero" non si limita a ripercorrere la straordinaria carriera artistica di Picasso, ma utilizza le sue opere come lente per esaminare tematiche di forte risonanza contemporanea, come l'identità, l'appartenenza e l'alterità. L’allestimento include capolavori mai visti prima in Italia, tra cui La lettura della lettera (1921), che riflette la dimensione intima e solitaria del suo essere esule, e documenti d’archivio che testimoniano il pregiudizio e l’ostracismo subiti dall’artista.
Un dettaglio cruciale è l’impegno di Picasso a reinventarsi costantemente, spaziando tra Cubismo, Surrealismo e tecniche sperimentali come il collage. Questa versatilità non era solo una scelta estetica, ma anche una strategia per reagire alle difficoltà, come il rifiuto da parte del Louvre di accettare il suo dipinto Les Demoiselles d’Avignon negli anni ’20.
Inoltre, l'esposizione si distingue per il suo approccio interdisciplinare, con scenografie e installazioni sonore che aiutano il pubblico a “entrare nei panni di Picasso” e comprendere come l’essere straniero abbia plasmato la sua arte. L'inclusione di opere "minori", come ceramiche e fotografie, contribuisce a costruire un’immagine più completa dell’artista come un eterno “mèteco”, libero da confini artistici e culturali.
Un ulteriore elemento che arricchisce la mostra Picasso lo straniero è la sua capacità di intrecciare il racconto personale dell'artista con un dialogo più ampio sulla storia del Novecento. L’indagine parte dagli archivi della polizia francese, che già nel 1901 classificava Picasso come "sospetto", evidenziando un clima di intolleranza verso l'altro che lo accompagnerà per tutta la vita. Questo tema, affrontato con rigore dalla curatrice Annie Cohen-Solal, rende la mostra un viaggio non solo nell'arte, ma anche nella politica e nella società dell’epoca.
In parallelo, il progetto evidenzia le influenze reciproche tra Picasso e i circoli culturali che frequentava, come quello parigino di Gertrude Stein, Max Jacob e Guillaume Apollinaire. Queste connessioni lo aiutarono a superare l’emarginazione, e al tempo stesso contribuirono alla sua evoluzione stilistica. L’allestimento integra video e materiali d’archivio che illustrano le amicizie e le tensioni vissute da Picasso, arricchendo l’esperienza immersiva per il visitatore.
La mostra non si esaurisce a Milano: è collegata a un’altra esposizione, "Picasso a Palazzo Te. Poesia e salvezza", a Mantova, che mette in dialogo le sue opere con quelle di Giulio Romano. Questo confronto apre ulteriori prospettive sull’arte di Picasso, rivelando come l’essere straniero non fosse solo una condizione, ma anche una forza creativa che gli permise di reinventarsi e di sfidare i canoni tradizionali dell’arte.
"Picasso lo straniero" non è solo una mostra, ma un manifesto culturale che invita a riflettere sul significato di appartenenza e sull'importanza di abbracciare l'altro, sia nell'arte che nella vita e non si limita a esplorare il genio dell’artista, ma si focalizza su una dimensione meno celebrata della sua vita: il suo status di immigrato in Francia, un elemento che ha influenzato profondamente il suo lavoro e la sua identità. Questo aspetto emerge con forza attraverso un ricco apparato espositivo che include non solo opere d’arte, ma anche documenti storici e biografici.
Picasso visse la maggior parte della sua vita in Francia, ma non ottenne mai la cittadinanza francese. Questo non fu un caso, bensì il risultato di un clima politico e culturale che vedeva gli immigrati come una minaccia. La mostra approfondisce il fascicolo che la polizia francese aprì su di lui già nel 1901, classificandolo come anarchico e "persona sospetta". Questo status di estraneità non fu solo una condizione personale, ma anche un tema che attraversa la sua opera, in cui le influenze spagnole e francesi si mescolano per dare vita a un linguaggio artistico unico.
L’allestimento, curato da Annie Cohen-Solal e Cécile Debray, è pensato per immergere il visitatore nel contesto biografico e storico di Picasso. Più di 80 opere, tra cui dipinti iconici, ceramiche, incisioni e collage, raccontano il suo percorso creativo, ma anche la sua resilienza. Particolare attenzione è data al periodo cubista, che inizialmente fu osteggiato in Francia ma accolto con entusiasmo altrove, soprattutto in Germania grazie al gallerista Daniel-Henry Kahnweiler.
Un’opera emblematica è Plat aux trois visages (1956), un pezzo che incarna il concetto di identità multipla e ambivalente, perfettamente in linea con la condizione di Picasso come “straniero ovunque”. Questo lavoro apre e chiude simbolicamente la mostra, sottolineando l'importanza del gioco identitario nella sua arte.
Il valore della mostra risiede anche nella sua attualità. Le problematiche affrontate da Picasso, come il nazionalismo e l’intolleranza verso l’altro, sono temi ancora centrali oggi. Cohen-Solal utilizza la figura di Picasso per riflettere su questi argomenti, collegandoli a discussioni contemporanee su immigrazione e diversità culturale. Non a caso, il titolo della mostra si inserisce in un dialogo con altre iniziative culturali, come la Biennale di Venezia 2024, che esplora il tema degli "stranieri ovunque".
La mostra Picasso lo straniero include diverse opere chiave che illustrano i momenti fondamentali della carriera di Pablo Picasso, sottolineando il suo rapporto con il concetto di alterità e il suo rifiuto di una singola identità culturale. Ecco alcune delle opere principali:
1. I Saltimbanchi (1904)
Quest’opera, emblematica del periodo rosa di Picasso, accoglie i visitatori all’inizio del percorso espositivo. Raffigura figure di artisti circensi, simbolo di outsider sociali che rispecchiano l’identità marginale e nomade dell’artista stesso. I saltimbanchi incarnano il tema della vulnerabilità e della resilienza, concetti che percorrono tutta la mostra.
2. Gruppo di donne (1901)
Questo dipinto del periodo blu riflette una profonda introspezione e malinconia, probabilmente influenzata dalle difficoltà economiche e dall'isolamento vissuto da Picasso nei suoi primi anni a Parigi. Le figure femminili rappresentano non solo il dolore personale ma anche una riflessione più ampia sull'alienazione sociale.
3. Plat aux trois visages (1956)
Quest’opera, una ceramica decorativa, è un elemento chiave della mostra. Con i suoi tre volti che sembrano dialogare tra loro, simboleggia la molteplicità dell'identità di Picasso. È un manifesto dell’artista come "straniero ovunque", capace di reinventarsi costantemente. Questo pezzo è strategicamente posizionato all’inizio e alla fine della mostra, fungendo da simbolo del tema dell’identità fluttuante.
4. Nature morte aux volets verts (1919)
Un'opera cubista che segna il passaggio di Picasso dal cubismo analitico a quello sintetico. La scelta di includerla sottolinea il modo in cui l'artista usava il linguaggio visivo per sfidare le categorizzazioni e reinventare la realtà, proprio come faceva con la sua identità personale e culturale.
5. Guernica (riproduzioni e documenti)
Sebbene l’originale non sia presente, la mostra include materiali che approfondiscono il contesto di Guernica (1937), un'opera simbolo della resistenza e dell'orrore della guerra. Attraverso lettere e fotografie, si evidenzia come l’impegno politico di Picasso fosse intrinsecamente legato alla sua condizione di straniero e osservatore critico delle tensioni geopolitiche.
6. La lettura della lettera (1921)
Questo capolavoro, mai esposto prima in Italia, offre una scena intima e contemplativa. Rafforza il contrasto tra la dimensione privata dell’artista e il tumulto del mondo esterno, un tema ricorrente nella mostra.
Le opere non sono esposte semplicemente per la loro bellezza o importanza storica, ma sono integrate in un racconto biografico e politico. Documenti come le lettere di rifiuto della cittadinanza francese e i dossier della polizia creano un dialogo tra arte e storia, sottolineando come Picasso abbia vissuto la condizione di esule sia come sfida sia come fonte d’ispirazione.
Picasso lo straniero non è solo una celebrazione dell’arte di Picasso, ma un’indagine su come la sua condizione personale abbia influenzato la sua creatività e il suo impatto culturale. L’esposizione riesce a fondere estetica e politica, offrendo un’esperienza multidimensionale che invita a riflettere su temi universali come l’identità, l’appartenenza e il riconoscimento dell’altro.