venerdì 22 novembre 2024

Redenzione

Non c’è più forza in me, né volontà di continuare. Ogni battito del cuore è un colpo di martello sul metallo arrugginito dell’anima, ogni respiro un rantolo che si perde nel vuoto insondabile di questo mondo che non risponde. Ogni passo è una caduta più profonda, ogni pensiero un artiglio che strappa via brandelli di lucidità. Il tempo si è spezzato, frantumato in un eterno presente di sofferenza. Non esiste più un prima, non esiste più un dopo, solo questo ora che si ripete in un ciclo di dolore che consuma tutto, lasciandomi prigioniero di una spirale che si stringe sempre di più, fino a farmi esplodere o dissolvere.

Il buio mi avvolge, ma non è una notte silenziosa. È una presenza viva, tangibile, che si insinua sotto la pelle, che respira con me, che batte al ritmo del mio cuore. È freddo, ma non mi dà sollievo; è soffocante, ma non mi lascia morire. Ogni luce si spegne prima ancora di accendersi, ogni speranza è un miraggio che si dissolve al solo tentativo di raggiungerla. Resta solo un’oscurità densa, pulsante, una materia viva che si intreccia ai miei pensieri, che mi invade, che mi risucchia in un abisso senza fondo.

Le ombre attorno non sono più ombre, ma creature di puro tormento, nate dal mio stesso odio, cresciute dal veleno che ho nutrito dentro di me. Mi fissano, mi avvolgono, mi divorano, ma non finiscono mai. Ogni brandello che strappano ricresce, più debole, più fragile, pronto a essere lacerato di nuovo. Non c’è tregua, non c’è sollievo. Solo l’eterno ripetersi di questo dolore, un ciclo di distruzione che non si ferma, che non si interrompe.

Il silenzio è il colpo più crudele che potevano offrirmi. Non è un’assenza di suoni, ma una presenza assordante, un urlo che risuona dentro di me, nelle viscere, nel cervello, in ogni fibra del mio essere. È il grido del vuoto, dell’abisso, della totale assenza di senso. Non è buio ciò che mi circonda, è l’assenza stessa della luce, una negazione totale di tutto ciò che esiste. Non sono più un uomo, non sono più un’anima, sono un’ombra di ciò che ero, una scintilla di consapevolezza intrappolata in un corpo che non sente altro che sofferenza.

Non c’è redenzione in questo stato. Non c’è fine, non c’è uscita. Ogni tentativo di resistere è una goccia d’acqua versata in un incendio eterno. Ogni respiro è un insulto alla pace che non potrò mai trovare. Non resta nulla, solo il buio che si allarga dentro e fuori di me, un’oscurità che non mi avvolge soltanto, ma che mi costituisce, che diventa il mio essere.

E così continuo a dissolvermi, ma non nella pace. Mi frantumo in schegge taglienti di memoria, che si disperdono in un vento gelido e senza meta. Resto sospeso, un’entità che non è più né viva né morta, un residuo, una traccia sbiadita su un foglio che il fuoco ha già iniziato a consumare. Il buio è tutto ciò che sono ora. Non c’è fuga, non c’è risveglio. Solo un’infinita caduta, un’agonia senza voce, un grido che non verrà mai udito. E nel silenzio che resta, non c’è altro che l’eternità del nulla.