La sua formazione artistica ebbe inizio ad Anversa, un centro artistico di primaria importanza durante il periodo barocco, dove Rombouts venne formato sotto la guida di Abraham Janssens, un pittore che cercava di fondere il realismo fiammingo con gli stilemi dell'arte italiana, in particolare quella di Caravaggio. Janssens era un pittore che apprezzava la luce di Caravaggio e la drammaticità delle sue composizioni, ma fu solo quando Rombouts si recò in Italia che il vero cambiamento artistico avvenne. In Italia, in particolare a Roma, il giovane pittore si confrontò con una pittura che non solo riprendeva le teorie del chiaroscuro, ma cercava anche di catturare l'essenza della condizione umana, con tutte le sue contraddizioni, sofferenze e speranze. Durante il suo soggiorno nella capitale italiana, Rombouts entrò in contatto con artisti che, come lui, avevano adottato la lezione di Caravaggio: Valentin de Boulogne, Bartolomeo Manfredi e Nicolas Régnier. Ma, al di là delle influenze, fu la propria esperienza a Roma a fornirgli gli strumenti per dare vita a una pittura che riusciva a combinare il realismo drammatico con una profondità spirituale, un linguaggio che non si limitava a rappresentare il mondo visibile, ma che cercava di penetrare nella sua essenza più profonda.
Una delle caratteristiche più affascinanti della pittura di Rombouts è proprio questa capacità di fondere il corpo umano e il dolore con il sacro, creando immagini che, pur essendo cariche di realismo, non perdono mai di vista la dimensione spirituale del soggetto. Sebbene non fosse mai banale o semplice, il pittore fiammingo riusciva ad affrontare i temi religiosi con una freschezza e un’intensità che gli conferivano una sorta di modernità. Tra i temi che più lo interessavano, vi erano quelli religiosi, in particolare quelli che trattavano del martirio. Il martirio di San Sebastiano, un tema molto ricorrente nella pittura barocca, rappresenta proprio uno degli esempi più significativi del suo approccio al soggetto. Sebastiano era un santo che veniva ritratto con frequenza nei dipinti dell'epoca, spesso trafitto dalle frecce, simbolo della sua fede indomita, ma anche della sua sofferenza e della sua vicinanza alla divinità.
La scena rappresentata in "San Sebastiano curato da un angelo" è l'emblema del potere trasformativo dell'arte di Rombouts. Sebastiano, trafitto dalle frecce, è mostrato come un uomo che soffre, ma la sua sofferenza non è la fine della sua storia, bensì l’inizio di un cammino di redenzione. L'angelo che lo cura non è una figura eterea e distante, ma un essere che si fa prossimo al santo, che ne condivide la sofferenza e ne allevia il dolore. È una scena che vuole suggerire la vicinanza di Dio, che si manifesta non tanto attraverso un intervento divino straordinario, quanto nella figura dell'angelo, un messaggero che porta con sé la grazia e la guarigione. La delicatezza con cui l'angelo compie il gesto di curare le ferite di Sebastiano suggerisce una visione dell'assistenza divina come qualcosa che va oltre la semplice protezione fisica: si tratta di un gesto che coinvolge la persona nella sua totalità, un atto di cura che tocca la parte più intima e profonda dell'essere umano.
Dal punto di vista formale, la composizione della scena evidenzia il perfetto equilibrio che Rombouts sapeva creare tra la drammaticità della scena e la sua armonia compositiva. Sebbene il soggetto sia carico di tensione emotiva, la composizione è tutto fuorché caotica: le figure sono poste in un dialogo visivo che coinvolge lo spettatore, ma non in modo disordinato o eccessivamente teatrale. La luce, che gioca un ruolo fondamentale nella pittura di Rombouts, colpisce i corpi dei protagonisti con una calda intensità, esaltando la fisicità di Sebastiano e la bellezza ieratica dell'angelo. Mentre la luce avvolge il corpo martoriato di Sebastiano, quasi a sollevarlo dalla sua condizione terrena, l’angelo è immerso in una luce più soft, che ne accentua l’aspetto celestiale e altrettanto salvifico. Questo contrasto tra la luce che illumina i due protagonisti crea una dinamica visiva che suggerisce la vicinanza tra il divino e l’umano, tra la sofferenza e la salvezza, tra la carne e lo spirito.
Il trattamento della luce in questa scena è, come in molte opere di Rombouts, un chiaro tributo all’influenza di Caravaggio, ma con un’interpretazione più misurata e meno drammatica. Mentre Caravaggio amava enfatizzare il contrasto estremo tra luce e ombra per accentuare la drammaticità, Rombouts sapeva temperare questa tensione, creando un effetto di chiaroscuro che non fosse mai troppo violento o forzato. La luce, infatti, non è solo un mezzo per rivelare il corpo o la scena, ma diventa un veicolo attraverso il quale l'artista esplora il rapporto tra il mondo materiale e quello spirituale. Non è solo una questione visiva, ma simbolica: la luce è, in molti casi, un messaggio di speranza e di elevazione, che conferisce al soggetto una dimensione trascendente.
Oltre alla sua abilità nel rendere il contrasto tra luce e ombra, Rombouts mostra una straordinaria capacità di rappresentare le emozioni più profonde attraverso la pittura. La scena, pur essendo un episodio di sofferenza fisica, non è mai priva di una bellezza quasi mistica. La figura di Sebastiano, pur essendo trafitta dalle frecce, non appare come una figura consumata dalla sofferenza, ma come un corpo che sta attraversando un processo di purificazione, pronto a ricevere la grazia. L'angelo che lo accudisce non è solo un messaggero divino, ma una figura che rappresenta la speranza, la promessa di una salvezza che va oltre la morte.
Il martirio di San Sebastiano diventa quindi in questa opera un potente simbolo di redenzione e di rinnovamento spirituale, un tema che Rombouts affronta con una maestria che merita una visibilità maggiore nella storia dell'arte. Pur non essendo uno degli artisti più celebrati del suo tempo, il pittore fiammingo ha lasciato un’impronta indelebile nella tradizione caravaggista, grazie alla sua capacità di unire la potenza emotiva del chiaroscuro con una profondità spirituale unica. La sua arte non si limita a rappresentare il corpo, ma indaga la sua relazione con l'anima, e in questa connessione tra il visibile e l'invisibile, tra il dolore e la speranza, Rombouts ha trovato una voce che risuona ancora oggi nelle sue opere.
"San Sebastiano curato da un angelo" non è semplicemente un dipinto religioso, ma un'opera che sfida lo spettatore a riflettere sul significato della sofferenza, della cura e della redenzione. Rombouts non si limita a illustrare un episodio biblico, ma ci invita a comprendere che, attraverso il dolore, l'essere umano può raggiungere una forma di salvezza, di rinnovamento, e di grazia.