Visitare Parma sulle orme di Correggio è un'esperienza che unisce arte, storia e spiritualità, un itinerario che permette di immergersi nel cuore del Rinascimento italiano e di osservare da vicino la straordinaria evoluzione di un artista che ha rivoluzionato il linguaggio pittorico. Antonio Allegri, detto il Correggio, ha lasciato il segno nella città emiliana con alcune delle opere più innovative della sua epoca, anticipando con il suo illusionismo prospettico e la sua sensibilità luministica gli sviluppi del Barocco.
Attraversare gli spazi da lui affrescati significa trovarsi di fronte a un’arte che sfida la gravità, che dissolve i confini tra pittura e architettura e che invita l’osservatore a perdersi nei cieli immaginati dall’artista. Dalla raffinatezza mitologica della
Camera di San Paolo, passando per la teatralità mistica della
cupola di San Giovanni Evangelista, fino alla visione vertiginosa
dell’Assunzione della Vergine nella Cattedrale, il percorso attraverso Parma sulle orme di Correggio è un viaggio sensoriale, che restituisce l’immagine di un artista capace di superare ogni convenzione del suo tempo.
La Camera di San Paolo: il mito e la grazia in un capolavoro segreto
Il viaggio inizia in un ambiente raccolto, quasi intimo, ma di una bellezza che lascia senza parole: la Camera di San Paolo, un gioiello nascosto all’interno di un ex monastero benedettino femminile. Tra il 1518 e il 1519, la badessa Giovanna da Piacenza, donna di straordinaria cultura e personalità, commissionò a Correggio la decorazione della sua residenza privata. Il risultato è una delle opere più affascinanti del primo Cinquecento italiano, un capolavoro che fonde il mito classico con un’eleganza sofisticata.La volta della camera è affrescata come una pergola verdeggiante, un intreccio di rami di vite carichi di grappoli d’uva, tra i quali si affacciano putti sorridenti e giocosi. L’effetto illusionistico è straordinario: la volta sembra dissolversi in un giardino sospeso, dando l’illusione di trovarsi sotto un cielo aperto. Al centro campeggia un grande clipeo con Diana cacciatrice, dea della luna e simbolo di castità, raffigurata con un arco e uno sguardo fiero. La presenza della divinità pagana, piuttosto che di santi o figure cristiane, è un segnale forte della cultura umanistica della badessa, che scelse di far decorare i suoi appartamenti con riferimenti alla mitologia classica, piuttosto che con temi religiosi.
Gli affreschi della Camera di San Paolo sono considerati una delle prime grandi prove di Correggio, e già qui emergono le sue qualità distintive: la delicatezza delle figure, la morbidezza del chiaroscuro e la capacità di creare spazi illusionistici che sembrano dissolversi nella realtà. Non è un caso che la Camera di San Paolo sia stata fonte di ispirazione per numerosi artisti successivi, affascinati dalla leggerezza con cui Correggio riesce a trasformare una semplice stanza in un universo a sé stante, dominato da armonia e grazia.
L’importanza della Camera di San Paolo risiede anche nella sua committenza. Giovanna da Piacenza non era una badessa qualunque: era una donna dotata di un’educazione raffinata e di un’intelligenza politica non comune. La sua scelta di affidare la decorazione della propria stanza privata a un giovane artista come Correggio dimostra non solo un notevole gusto artistico, ma anche la volontà di affermare la propria indipendenza culturale all'interno del convento. Le immagini mitologiche presenti nella camera, così lontane dall’iconografia religiosa tradizionale, sembrano voler affermare una visione dell’intelletto femminile libero e capace di dialogare con le correnti umanistiche del tempo. Questo dettaglio rende l’opera ancora più affascinante e ne sottolinea il valore storico oltre che artistico.
La cupola di San Giovanni Evangelista: un vortice ascensionale di luce
Usciti dal silenzio della Camera di San Paolo, pochi passi conducono a un’opera di tutt’altra natura, dove Correggio abbandona le raffinatezze cortesi per immergersi in una visione grandiosa e quasi teatrale della divinità. Tra il 1520 e il 1524, l’artista fu chiamato a decorare la cupola della Chiesa di San Giovanni Evangelista, all’interno dell’omonimo monastero benedettino. Qui realizzò un capolavoro che avrebbe cambiato per sempre il modo di concepire gli affreschi delle volte.Il soggetto è l’Ascensione di Cristo, raffigurato in uno slancio vertiginoso verso il cielo, circondato da una turba di angeli e santi in movimento. L’innovazione di Correggio è nel modo in cui costruisce la scena: invece di rappresentare una composizione statica e ordinata, come voleva la tradizione rinascimentale, l’artista crea un effetto di vorticoso sollevamento, con figure che sembrano ruotare su se stesse e dissolversi nella luce dorata che avvolge Cristo.
L’innovazione più sorprendente di questo affresco sta nel modo in cui Correggio rompe con la prospettiva centrale rinascimentale: lo spettatore non ha più un unico punto di fuga, ma viene trascinato in un vortice visivo che sembra risucchiarlo nella dimensione celeste. Un effetto che sarà poi ripreso e amplificato da artisti barocchi come Andrea Pozzo e Giovanni Battista Gaulli.
L’Assunzione della Vergine: il capolavoro assoluto nella Cattedrale di Parma
L’ultima e più spettacolare tappa del percorso correggesco è la Cattedrale di Parma, dove tra il 1526 e il 1530 l’artista realizzò il suo capolavoro più audace: l’Assunzione della Vergine.Qui Correggio porta all’estremo la sua ricerca spaziale e luministica. La cupola sembra dissolversi in un turbine di nubi, corpi e luce, creando un effetto di movimento senza precedenti. La Vergine è al centro della scena, trasportata in cielo da un vortice di angeli, mentre sotto di lei gli apostoli guardano in su con espressioni di meraviglia e sbigottimento.
L’illusione ottica è così forte che la struttura stessa della cupola sembra svanire: lo spazio pittorico si espande ben oltre i confini architettonici, trasformando la chiesa in un immenso cielo aperto. L’effetto fu così sorprendente per i contemporanei che alcuni critici definirono l’affresco "un piatto di fagioli rovesciato", per il senso di disorientamento che provocava nello spettatore. Ma è proprio questa sensazione di perdita di equilibrio, di rapimento estatico, a rendere l’opera di Correggio un anticipatore del Barocco.