giovedì 3 aprile 2025

niente

Niente mondo, niente casa, solo morte. La vita, quel palcoscenico illusorio, si riduce a un’eco distante, un sussurro che si affievolisce nell’oscurità. La luce svanisce, e in essa si dissolve il senso stesso dell’esistere. Quale sia l’arrivo del termine, la predica del prete è solo rumore, un lamento vuoto che rimbalza sulle pareti di una chiesa deserta, dove l’assenza di fede si fa palpabile. Il suono di quel discorso si mescola al fruscio delle foglie, all’incedere del vento, e ogni parola, invece di elevare lo spirito, sembra incatenarlo a una verità scomoda: che tutto è transitorio e destinato a perire.

Ceneri sparse, la scemenza di amore, come un rogo spento che lascia solo cenere e fumi nella memoria. Gli amori giovanili, ardenti come fiamme, ora si riducono a ombre, impronte nel terreno del cuore. La bellezza della giovinezza, quel lampo di luce che esplode in un sorriso, si affievolisce, sfumando nel grigio dell’inevitabile. Ogni attimo felice diventa un ricordo da custodire gelosamente, ma che si sgretola tra le dita, come sabbia in un orologio che non può fermarsi.

Eppure, in questo quadro desolante, persiste la banalità di un’esistenza che avanza, senza più futuro, addio. Le giornate si susseguono in un monotono incedere, dove il tempo perde il suo significato, e i sogni si trasformano in merce avariata. Le speranze, una volta brillanti come stelle nel cielo, ora si spengono, ridotte a semplici parole pronunciate nel silenzio di una stanza vuota. Ogni passo diventa una riga tracciata nel libro della vita, una pagina da voltare senza emozione, mentre ci abbandoniamo a questa languida danza di tristezza. Addio, dunque, all’illusione di un avvenire radioso; restiamo soli con il nostro dolore, abbandonati a un destino che è solo una dolce melodia di ricordi e silenzi.