venerdì 19 settembre 2025

Non è il mondo a suscitare il mio interesse



Non è il mondo, con il suo fragore incessante, a suscitare il mio vero interesse. Non lo sono le sue cronache che si accavallano senza sosta, le mille sfaccettature che si inseguono tra le pagine dei giornali, tra le notizie che rimbalzano nei media, tra le discussioni che ci piovono addosso in ogni momento come pioggia sottile e insistente. Tutto ciò che viene raccontato come “il mondo” – quell’insieme di eventi che si intrecciano e si accendono in luoghi lontani, in scenari che non vedrò mai con i miei occhi – non mi riguarda direttamente. Non penetra fino al nucleo del mio essere. Resta sulla superficie, come un suono ovattato che non riesce a scuotermi. Quello che davvero conta, ciò che si radica dentro di me con la forza di una necessità vitale, sono le persone che mi vivono accanto. Sono coloro che respirano con me lo stesso tempo, che abitano il mio spazio più intimo, che condividono con me le ore della giornata, i pensieri più segreti, le emozioni più delicate, le paure e i sogni. È in questa vicinanza che si gioca la mia esistenza. Sono loro, e non le storie urlate dai notiziari o i titoli a effetto delle prime pagine, a rendere il mio vivere qualcosa di concreto, denso, reale.

Il mondo che ha senso, quello che vale la pena vivere, non è quello che ci viene raccontato da lontano, filtrato da narrazioni sensazionalistiche o costruito su illusioni di potere e successo. È il mondo che si costruisce a piccoli passi, nell’intimità degli affetti, nella quotidianità condivisa. È un mondo fatto di legami, di mani che si intrecciano, di sguardi che si cercano e si riconoscono. Tutto il resto non è che rumore di fondo, un’eco distante che sembra importante solo finché appare stampata in un titolo o pronunciata da una voce autorevole. Poi svanisce, come svaniscono le nuvole spinte dal vento. In questo orizzonte ristretto, ma infinitamente profondo, la mia famiglia occupa il centro assoluto. Sono loro la mia vita, la mia realtà più autentica, il cuore pulsante della mia esistenza. In loro si rispecchia e si compie il significato stesso del vivere.

Le dinamiche familiari, gli scambi quotidiani, le risate che esplodono improvvise e le lacrime che ci uniscono nelle difficoltà: tutto questo definisce chi sono. Ogni altra cosa che appartiene al cosiddetto mondo esterno mi appare come una narrazione artificiale, una mitologia priva di radici. Le storie di fama, di ricchezza, di potere, sono ombre senza sostanza. Illusioni fragili che non lasciano traccia nella carne della vita. Si può vivere benissimo senza di esse, anzi: liberarsene permette di respirare. Permette di aprirsi a qualcosa di infinitamente più grande e autentico, che non si misura in beni accumulati o riconoscimenti ricevuti, ma nella capacità di vivere in sintonia con l’altro, nel costruire insieme un senso che travalica l’individualismo.

Il vero valore della vita non si trova nei successi esteriori, nei gradini di una carriera che ti solleva per un istante su un piedistallo destinato a crollare, né nell’approvazione di una folla che applaude oggi e domani dimentica. Tutto ciò è inganno, è una trappola dorata che seduce ma lascia vuoti. È una distrazione che allontana dalla fonte più autentica del vivere. Il senso della vita non risiede nel possedere di più, né nell’essere conosciuti da più persone, ma nel rispondere a una chiamata interiore, a una voce che ci guida verso una direzione profonda. È una volontà che trascende l’ego e apre la strada a un’armonia più vasta.

Questa volontà, che io riconosco come divina, non è un concetto distante o nebuloso. Non è un’astrazione filosofica, né un ideale irraggiungibile. È qualcosa che pulsa dentro, che prende corpo nelle azioni quotidiane, nei gesti che compio, nelle parole che pronuncio, nelle scelte che plasmano il mio cammino. È una presenza che non mi abbandona, che trasforma ogni atto apparentemente banale in un segno di senso. Questa volontà è il centro della mia esistenza, il motore che la muove, la luce che illumina ogni passo. Nulla può essere più importante, nulla merita più attenzione di questo. È per questa missione che vivo: per incarnare la mia essenza più profonda, per aderire alla mia natura più vera. Ogni altro obiettivo impallidisce, perde spessore, si dissolve.

Se ciascuno di noi potesse vivere con questa consapevolezza, se ogni essere umano si risvegliasse al proprio compito interiore, al proprio dovere sacro, il mondo intero cambierebbe. Le strutture che oggi reggono la società – eserciti, polizie, diplomazie, sistemi bancari, logiche di potere – perderebbero la loro funzione. Non ci sarebbe più bisogno di ordini imposti dall’esterno, perché ogni individuo vivrebbe già in sintonia con una legge superiore, con una verità che porta alla pace. Un mondo così non conoscerebbe più conflitti, non avrebbe guerre da combattere né violenze da reprimere, perché ogni persona sarebbe riconciliata con sé stessa e, di conseguenza, con gli altri.

In un tale scenario, non ci sarebbe spazio per divisioni, rancori o desideri di dominio. Tutti sarebbero uniti in un’unica grande volontà di bene, uniti da un tessuto invisibile fatto di amore, di giustizia, di armonia. La vita ritroverebbe il suo significato più profondo: non più corsa affannosa verso mete vuote, non più immersione in un consumismo che divora senza mai saziare. Ci sveglieremmo finalmente liberi dalle illusioni della superficialità. Ogni giorno diventerebbe un’opportunità preziosa, un invito a crescere e a evolvere.

Ogni gesto avrebbe peso, ogni parola sarebbe carica di senso, ogni incontro un’occasione di rivelazione. Non più una lotta, non più una sopravvivenza disperata, ma un cammino di pace, un itinerario denso di amore e di verità. La vita, in questa prospettiva, smetterebbe di essere un campo di battaglia per trasformarsi in un sentiero di compimento. E in questo cammino, fatto di semplicità e grandezza insieme, ritroveremmo non solo la nostra verità individuale, ma la verità di tutta l’umanità.