domenica 11 maggio 2025

Cenere e desiderio: Dalí, Lorca e l’enigma di un amore impossibile

Il film Little Ashes, pellicola del 2008 diretta da Paul Morrison che tenta di ricostruire — sebbene in modo controverso e a tratti fuorviante — la relazione amorosa tra Dalí e Lorca, prende il titolo proprio da uno dei lavori più criptici e tormentati del pittore catalano: Cenere lieve (Cenicitas o Little Ashes), una composizione simbolista e ossessiva, prodotta negli anni in cui l’amicizia tra i due era più intensa. Secondo la narrazione proposta nel film, il quadro rappresenterebbe la sublimazione pittorica di una giornata realmente vissuta insieme, in un’estate sognante sulle spiagge vicine alla Residencia de Estudiantes, teatro dell’incontro fra alcuni dei più grandi talenti della Spagna del primo Novecento. La scena – immaginata, romanzata, eppure potente – diventa lo specchio dell’impossibile: la malinconia di un amore mai compiutamente vissuto, che arde tra l’istinto e l’intelletto, tra il desiderio e la paura, tra il bisogno di appartenersi e l’urgenza di fuggire da sé stessi.

Tale tensione erotico-emotiva ha dato vita, nei decenni successivi, anche a una nutrita iconografia apocrifa, con tentativi più o meno dichiarati di “shippare” — come direbbero i fan di oggi — quella che è forse la coppia impossibile per eccellenza dell’arte moderna. Tra i materiali circolati, uno degli esempi più noti fu una fotografia falsificata, in cui il volto di Gala, moglie e musa di Dalí, venne sostituito con quello di Federico García Lorca. L’immagine, diventata virale in ambienti queer e artistici, intendeva non solo ironizzare sull’ambiguità della storia, ma anche rendere visibile ciò che era stato per troppo tempo censurato o negato. Nonostante la sua natura fittizia, l’immagine colpì l’immaginario collettivo e divenne una sorta di manifesto non ufficiale di un desiderio di verità emotiva oltre i limiti della documentazione storica.

Non sapremo mai, probabilmente, quale fosse la vera natura della relazione tra i due, e nemmeno Salvador Dalí volle mai confessarla apertamente, nemmeno molti anni dopo la morte del poeta. Ma forse è proprio questo il suo fascino: la sua ambiguità e il suo non avere etichette hanno reso il loro rapporto uno dei più iconici nella storia dell’arte mondiale.