Conservo i giorni limpidi e sospesi,
appesi al filo d’una luce chiara,
prima che il tempo renda i passi arresi.
Non li ho visti, e già la mano impara
a stringerli nel vuoto del pensiero,
come si stringe l’aria della sera.
Manie sottili, un filo sempre vero,
serpeggiano tra i libri e tra le vene,
intessendo silenzi in un mistero.
Radici d’ore fresche e ancora piene,
che scorrono nei gesti, nelle frasi,
richiamano il domani, anche se assente.
Seguon labbra e dimore, passi scarsi,
luoghi che il tempo lascia abbandonati,
ma ancora vivi, pieni di rimarsi.
E quando incontro frasi, nudi prati,
spoglie parole senza un senso pieno,
le colgo lente, quasi fossero dati.
Mai l’avevo detto, e ora mi appartiene
il giorno in cui il mare canta e sale,
e dolcemente rompe ciò che tiene.
Oggi l’onda mi chiama, e nel suo male
mi piega e mi risveglia, mi dissolve,
mi rende al tutto in un abbraccio tale.
Onda su onda il mare si risolve,
nel suo abisso io sono e più non sono,
perduto e vivo in ciò che mi travolge.
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Conservo i giorni chiari e ancora nuovi,
sospesi come foglie al primo vento,
che il tempo ancora ignora e non ritrovi.
Li tengo stretti, pur se il loro intento
è solo un’ombra lieve nel mattino,
un battito nel vuoto, un movimento.
Non li ho veduti e già li sento vicino,
come si sente un canto prima d’ore,
un soffio tenue, un sogno clandestino.
Manie sottili, aghi tra le parole,
s’intrecciano tra i libri e nelle vene,
trascinano il respiro verso il sole.
Radici d’ore fragili e serene,
che spingono il domani oltre l’attesa,
e fremono nel buio, già piene.
Seguon le labbra, pieghe della resa,
dimore vuote e giorni abbandonati,
che vivono nel vuoto e nella spesa.
E quando incontro frasi smorte e frati,
parole come scogli aridi e spenti,
le accarezzo piano, con i miei dati.
Le accolgo lente, come fossero assenti,
eppure vive, come un’eco lieve,
sospese dentro giorni evanescenti.
Mai l’avevo detto, eppure ora beve
il mio silenzio il canto che m’assale,
quest’oggi in cui il mare tace e freme.
È mare e luce, è vento che risale,
che afferra e scioglie, lento, ogni confine,
è il vuoto che m’investe e m’assale.
Onda su onda, il tutto si declina:
mi chiama, mi spezza, e poi m’assembla,
mi scioglie e ricompone in una rima.
Così m’abbandono, e il cuore si fa stella,
confuso nella trama senza nome,
nel mare che mi prende e mi cancella.