Leonardo da Vinci nacque nel 1452 come figlio illegittimo di Piero da Vinci, un rispettato notaio fiorentino che non solo aveva costruito una solida reputazione ma poteva vantare tra i suoi clienti persino i potenti Medici. Il giovane Leonardo, però, ebbe un'infanzia lontana dalla Firenze delle corti e dei palazzi. Sua madre, Caterina, rimane una figura misteriosa. Alcuni ipotizzano che fosse una donna di origini orientali, forse una schiava convertita al cristianesimo. Il suo nome, d’altronde, era comune tra le donne "straniere" del tempo, e alcune caratteristiche fisiche di Leonardo – come le impronte digitali, che risultano simili a quelle diffuse tra i popoli arabi – sembrerebbero confermare questa ipotesi.
Crescendo, Leonardo mostrava un'intelligenza e una curiosità fuori dal comune, qualità che non passarono inosservate a suo padre. Nel 1470, il giovane era già un adolescente e il suo talento iniziava a fiorire. Così, Piero decise di portarlo nella bottega di uno dei maestri più affermati del periodo: Andrea del Verrocchio. Questa scelta si rivelò determinante. Nella bottega di Verrocchio, Leonardo entrò in contatto con alcuni dei più grandi artisti del tempo e cominciò a sviluppare quel linguaggio unico che avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia dell'arte.
A partire da quel momento, Leonardo si trovò immerso in un ambiente ricco di stimoli, tra marmi, olii, schizzi e esperimenti, che avrebbe influenzato ogni suo passo successivo. La Firenze del Rinascimento era un mondo vibrante, dove ogni artista cercava di lasciare il proprio segno, ma Leonardo si distinse subito per la sua capacità di vedere oltre il visibile. Non solo osservava la natura, ma la interrogava, studiandola con una minuzia e una passione che rasentavano la mania.
La vita di Leonardo è un susseguirsi di aneddoti intriganti e dettagli che meritano di essere svelati.
Cresciuto come figlio illegittimo, non ebbe accesso all’educazione formale riservata agli eredi legittimi delle famiglie nobili o benestanti. Questo lo portò a sviluppare un approccio di studio autodidatta e, sotto molti aspetti, anticonformista. La sua mente curiosa si formò in modo libero e non ortodosso, lontano dalle rigide strutture accademiche, il che forse gli permise quella visione aperta e interdisciplinare che pochi altri avevano.
La sua permanenza nella bottega di Andrea del Verrocchio fu un periodo fondamentale: lì, Leonardo non solo apprese l’arte della pittura, della scultura e dell’oreficeria, ma entrò anche in contatto con le prime tecniche di ingegneria e meccanica. Verrocchio, infatti, non era solo un pittore; era un uomo di ingegno, capace di realizzare opere che andavano ben oltre la semplice rappresentazione artistica. Leonardo, già incline alla sperimentazione, iniziò a interessarsi alla fisica dei materiali, alla prospettiva e all’anatomia, ambiti che approfondirà per tutta la vita.
Si narra che in bottega il giovane Leonardo fosse particolarmente apprezzato per la sua maestria nel rendere i dettagli più sottili. Leggenda vuole che, quando Verrocchio gli affidò il compito di dipingere un angelo nell'opera Il Battesimo di Cristo, Leonardo realizzò una figura talmente perfetta che superava in bravura quella del maestro stesso. Verrocchio, stupito e forse lievemente ferito nell’orgoglio, decise di abbandonare per sempre la pittura e dedicarsi esclusivamente alla scultura e all’insegnamento.
Un’altra peculiarità della vita di Leonardo era la sua ossessione per la precisione anatomica. Nonostante la Chiesa avesse posizioni rigide e contrarie alla dissezione dei corpi umani, Leonardo trovò il modo di ottenere accesso ai cadaveri per studiarli. Annotava meticolosamente ogni dettaglio: muscoli, tendini, organi interni, arrivando a creare dei disegni anatomici di una precisione senza precedenti. Non solo un genio dell’arte, dunque, ma un vero e proprio scienziato ante litteram, che sognava di comprendere il corpo umano e i suoi meccanismi come una macchina perfetta.
La sua curiosità non si fermava al corpo umano. Leonardo progettò macchine che anticipavano invenzioni moderne di secoli: carri armati, elicotteri, sommergibili. Certo, molte di queste macchine non furono mai costruite, ma i suoi schizzi testimoniano una mente capace di immaginare l'impossibile. Di queste visioni audaci rimane un senso di modernità che ancora oggi colpisce: le sue idee trascendevano il contesto storico, come se il suo intelletto fosse proiettato verso il futuro.
Infine, non possiamo dimenticare il Leonardo uomo, con la sua vita personale tanto enigmatica quanto il suo pensiero. Era noto per i suoi rapporti stretti con alcuni dei suoi allievi, in particolare con Gian Giacomo Caprotti, detto “Salai”, e con Francesco Melzi, che rimase al suo fianco fino alla morte. La loro relazione era un misto di affetto, devozione e conflitti, tanto che Salai, giovane turbolento e affascinante, gli rubava spesso denaro e oggetti preziosi, ma Leonardo sembrava incapace di allontanarlo. La loro relazione è ancora oggetto di speculazioni, ma testimonia l’intensa vita emotiva e affettiva del maestro.
In ogni aspetto della sua vita, Leonardo da Vinci fu un uomo fuori dal comune, un innovatore che visse in un costante dialogo con il mistero della natura e con i limiti imposti dal suo tempo, sfidandoli con una curiosità insaziabile e un’intelligenza che pareva provenire da un’altra epoca.
C’è sempre altro da dire su Leonardo da Vinci, tanto più che la sua vita è avvolta da un’aura di mistero e di eccentricità che affascina ancora oggi.
Una delle caratteristiche più sorprendenti di Leonardo era la sua proverbiale irrequietezza. Pare che fosse raro vederlo portare a termine un’opera, non perché gli mancasse il talento, ma per l’instancabile desiderio di perfezione. Questo aspetto lo rese famoso, ma anche poco affidabile per i suoi committenti, tra cui i potenti Medici e Ludovico il Moro. Prendeva incarichi prestigiosi, iniziava i lavori, poi se ne disamorava o li abbandonava perché nuove idee lo distraevano. Questo lato del suo carattere ha portato alla perdita di molte opere che oggi conosciamo solo attraverso le testimonianze dell’epoca.
Il suo approccio ai dipinti era unico e quasi ossessivo. Per il celebre ritratto della Monna Lisa, ad esempio, Leonardo avrebbe lavorato per anni, portando il quadro con sé ovunque andasse, aggiungendo dettagli minimi e sottili sfumature che trasformavano il volto della donna in qualcosa di eternamente vivo e inafferrabile. Forse è proprio grazie a questa insaziabile ricerca della perfezione che la Monna Lisa trasmette ancora oggi quel misterioso sorriso e quello sguardo sfuggente, che sembra seguire lo spettatore ovunque.
Un altro aspetto meno noto di Leonardo è la sua predilezione per i fenomeni naturali e per la matematica sottostante a ogni cosa. Era affascinato dal movimento dell’acqua e dal volo degli uccelli, fenomeni che studiava incessantemente per capire le leggi nascoste che li regolavano. Leonardo non si limitava a osservare: era solito immergersi nei corsi d’acqua, a volte rischiando seriamente di annegare, per capire le correnti e le vorticosità. I suoi quaderni sono pieni di schizzi in cui tenta di catturare il movimento delle onde, dei gorghi e delle cascate, utilizzando il disegno come strumento di comprensione scientifica.
Questa passione per l’osservazione si rifletteva anche nel suo approccio all’arte, in cui utilizzava la “sfumatura” per creare un effetto di transizione dolce tra luce e ombra, che donava alle figure un’aria eterea e realistica. Questa tecnica, che oggi chiamiamo chiaroscuro, fu una delle sue invenzioni più rivoluzionarie e influenzò profondamente i pittori che seguirono, tra cui Raffaello e Michelangelo.
Sul piano personale, Leonardo era famoso per la sua eccentricità. Vestiva spesso con abiti dai colori vivaci, in un’epoca in cui il nero era il colore dominante tra gli uomini di cultura e di prestigio. Scelse uno stile di vita celibe e riservato, dedicandosi quasi esclusivamente al lavoro, alla ricerca e alla compagnia dei suoi allievi più intimi. I suoi rapporti con la Chiesa furono spesso ambigui: da un lato, era profondamente incuriosito dai misteri religiosi e metafisici, come testimoniano i suoi studi sulla Ultima Cena, ma dall’altro era anche un uomo di scienza e di razionalità, caratteristiche che lo portarono in conflitto con le credenze e i dogmi religiosi dell’epoca.
Un altro aneddoto intrigante riguarda la sua scrittura. Leonardo scriveva infatti da destra a sinistra, in una sorta di “scrittura speculare” che ancora oggi lascia perplessi. Questo metodo potrebbe essere stato un modo per proteggere i suoi appunti da occhi indiscreti, o semplicemente una scelta personale, dato che era mancino. In ogni caso, questa particolarità rendeva i suoi quaderni indecifrabili per chiunque non conoscesse questo suo codice personale.
Anche negli ultimi anni di vita, Leonardo non perse mai la sua voglia di sperimentare. Trasferitosi in Francia su invito del re Francesco I, passò gli ultimi anni al Castello di Clos-Lucé, dove continuò a lavorare sui suoi progetti e a insegnare ai giovani. Pare che Francesco I, grande ammiratore di Leonardo, si recasse spesso a fargli visita, considerandolo non solo un artista, ma un vero amico e confidente. Si dice che il re fosse al suo fianco quando Leonardo morì, un simbolo di quell’apprezzamento che trascendeva confini, culture e linguaggi.
In Leonardo convivono l’artista, lo scienziato, il pensatore e il sognatore, un uomo che visse la propria vita come una continua esplorazione, senza mai accettare risposte definitive e cercando sempre di andare oltre ciò che gli altri potevano vedere. Ed è forse questa inesausta curiosità a rendere il suo lascito così straordinariamente vivo, ancora capace di ispirare e di incuriosire chiunque si avvicini al suo mondo.
Il personaggio di Leonardo è così affascinante che non smette mai di sorprendere, anche nei dettagli più minuti.
Oltre alle sue qualità di artista e scienziato, Leonardo era un uomo di una straordinaria intelligenza sociale. Sapeva adattarsi e mantenere relazioni positive con potenti mecenati, sia italiani che stranieri, nonostante il suo carattere piuttosto introverso. Il suo talento e il suo carisma gli permettevano di frequentare le corti più influenti del suo tempo, da Firenze a Milano, fino alla corte francese. Ludovico il Moro, che lo accolse a Milano per quasi vent’anni, era particolarmente affascinato dalle sue abilità e dal suo ingegno poliedrico, tanto che lo incaricò non solo di realizzare opere d’arte, ma anche di progettare eventi spettacolari per celebrare occasioni importanti. Leonardo creava scenografie ingegnose e sorprendenti, con macchine teatrali che simulavano fuochi d’artificio e movimenti meccanici complessi, che lasciavano il pubblico senza fiato.
Leonardo era anche un grande amante degli animali, in un’epoca in cui la compassione verso le creature non era affatto comune. Si racconta che fosse vegetariano, una scelta sorprendentemente moderna per quei tempi, motivata dal suo amore per la vita in ogni sua forma. Secondo alcune testimonianze, comprava spesso uccellini in gabbia dai mercati solo per poterli liberare. Questo rispetto per gli esseri viventi si riflette nei suoi studi sugli animali, dai quali cercava di apprendere i segreti della natura. Nei suoi schizzi, si possono osservare disegni di cavalli, leoni, uccelli e persino draghi immaginari: tutti accomunati da una cura del dettaglio e da una precisione scientifica che dimostrano il suo profondo interesse per l'anatomia e il movimento degli animali.
Nonostante il grande talento e l’intelligenza fuori dal comune, Leonardo era anche una figura estremamente complessa e tormentata. Alcuni studiosi ipotizzano che potesse soffrire di una forma di "blocco creativo", che lo portava a procrastinare e a lasciare molte opere incompiute. In parte, questa difficoltà a completare i lavori potrebbe essere attribuita alla sua ricerca incessante della perfezione, che gli impediva di considerare qualsiasi opera veramente finita. Ma c'è chi ipotizza anche che fosse semplicemente troppo curioso e appassionato, al punto da distrarsi continuamente con nuove idee e progetti, senza riuscire a portarne a termine uno solo. La sua mente era come un vortice in continua attività, in cui ogni scoperta apriva la strada a ulteriori interrogativi e nuovi percorsi di ricerca.
Negli ultimi anni, Leonardo iniziò a riflettere sulla natura del tempo e della mortalità. Si racconta che fosse profondamente turbato dal pensiero della propria morte e dall’impossibilità di completare tutte le sue opere e scoperte. Nei suoi scritti più tardi, si percepisce una vena malinconica, quasi una presa di coscienza della finitezza umana. Tuttavia, fino all'ultimo, continuò a lavorare e a esplorare, tenendo sempre vicino a sé i suoi amati appunti e schizzi.
Forse l’aspetto più affascinante di Leonardo è proprio questa contraddizione: un uomo che, da un lato, era un genio tecnico e scientifico, metodico e preciso, e dall’altro era un sognatore, profondamente sensibile, capace di empatia e di stupore di fronte alla bellezza del mondo. La sua vita è stata una ricerca costante di significato, una sfida al tempo e alla mortalità, che ha trasformato ogni sua opera e ogni sua scoperta in un pezzo di eternità.
Leonardo è davvero inesauribile, ed è possibile scendere ancora più in profondità nel suo mondo e nella sua psiche.
Un aspetto meno noto è il ruolo che la matematica e la geometria giocavano nella sua visione del mondo. Leonardo non era solo un osservatore della natura e un pittore d'eccezione, ma anche un matematico di grande intuito. Influenzato dagli studi del matematico Luca Pacioli, con il quale collaborò strettamente, Leonardo si dedicò allo studio delle proporzioni e della simmetria. Insieme, i due lavorarono al trattato De Divina Proportione, dove esplorarono la sezione aurea, quel rapporto matematico che si ritrova in natura e che gli artisti consideravano perfetto per raggiungere l’armonia visiva. Leonardo vedeva la matematica come una chiave per svelare l’ordine nascosto dietro alla bellezza del mondo naturale, e applicava questi principi in ogni aspetto del suo lavoro artistico, dai suoi studi anatomici alle composizioni dei suoi dipinti.
Non meno affascinante è la complessità del suo pensiero filosofico. Per Leonardo, l’arte e la scienza non erano discipline separate, ma parti interconnesse di una stessa indagine sulla realtà. Si potrebbe dire che Leonardo fosse un pioniere di quella che oggi chiamiamo “visione olistica”, considerando ogni fenomeno come parte di un insieme più vasto e complesso. Quando studiava un albero, per esempio, non si limitava a rappresentarne la forma visibile; indagava le radici, i meccanismi di crescita, i modi in cui le foglie si muovevano al vento. Anche nell’anatomia umana, non cercava solo di riprodurre l’aspetto esteriore del corpo, ma tentava di capire come ogni parte fosse collegata al funzionamento dell’intero organismo.
Leonardo era inoltre molto attento agli aspetti psicologici dei suoi soggetti. Nella sua opera più famosa, la Monna Lisa, non troviamo solo un ritratto, ma una rappresentazione della complessità interiore. Il sorriso enigmatico di Lisa Gherardini non è un caso: Leonardo, attraverso l’uso del chiaroscuro e della sfumatura, ha creato un volto che esprime emozioni ambigue e sfuggenti, quasi un riflesso del mistero e della profondità dell’animo umano. Con il suo sguardo e quel sorriso che sembra cambiare a seconda dell’angolazione e della luce, la Monna Lisa è diventata un simbolo dell’indecifrabilità e della complessità dell’essere umano.
Leonardo si interessava anche di alchimia, un aspetto che spesso passa inosservato. Pur essendo un uomo di scienza, si avvicinò a questa disciplina, che all’epoca mescolava pratiche mistiche e sperimentazioni materiali. Per lui, l’alchimia non era tanto un modo per “trasformare il piombo in oro”, quanto un percorso di conoscenza che coinvolgeva sia il mondo materiale che quello spirituale. Nei suoi studi, Leonardo cercava di capire come gli elementi naturali potessero trasformarsi e generare vita, un concetto che è strettamente legato anche alla sua passione per l’anatomia e per la botanica.
Infine, Leonardo è stato anche un visionario nel campo della tecnologia militare, sebbene fosse profondamente pacifista e avesse una repulsione per la violenza. Il suo periodo a Milano, sotto la protezione di Ludovico il Moro, lo portò a progettare macchine da guerra che, per i suoi tempi, erano rivoluzionarie: cannoni automatici, carri armati, e perfino una sorta di mitragliatrice. Tuttavia, si ritiene che molti di questi progetti non fossero realmente destinati alla produzione, ma fossero piuttosto esercizi di ingegno, come se Leonardo volesse dimostrare le sue capacità senza mai voler concretizzare tali invenzioni. Era infatti convinto che la scienza dovesse servire il bene comune, e non la distruzione.
Leonardo da Vinci è, quindi, l’incarnazione del “genio universale”: un uomo che ha vissuto in continua tensione tra scienza, arte, filosofia e spiritualità, cercando instancabilmente di esplorare ogni aspetto della realtà. In ogni campo in cui si cimentava, portava un pensiero e una profondità che sono difficili da racchiudere in parole, ed è forse per questo che il suo fascino è ancora oggi così magnetico e inarrivabile. La sua vita e le sue opere ci lasciano intravedere non solo la grandezza del suo talento, ma anche la vastità dei suoi sogni e della sua mente.
L’omosessualità di Leonardo da Vinci è uno degli aspetti più intriganti e discussi della sua vita, anche se le fonti storiche al riguardo sono frammentarie e ambigue. Nel 1476, quando Leonardo aveva circa ventiquattro anni e lavorava nella bottega di Andrea del Verrocchio, fu coinvolto in un’accusa di sodomia insieme a tre giovani, tra cui l’artista Jacopo Saltarelli, che all’epoca era apprendista orafo. L’accusa, anonima, dichiarava che Leonardo e gli altri accusati avevano avuto relazioni con Saltarelli, che pare fosse noto per i suoi incontri con uomini. In quel periodo, la sodomia era considerata un crimine punibile anche con la morte nella Firenze dei Medici, pur essendo una pratica piuttosto comune e, spesso, tollerata a certe condizioni.
Leonardo fu arrestato e sottoposto a indagini, ma il caso fu infine archiviato per mancanza di prove. Sembra che sia stato decisivo l’intervento di potenti mecenati, probabilmente la stessa famiglia dei Medici, che vedeva con favore il talento emergente di Leonardo. Questo episodio, però, lascia intuire molto sul clima di sospetto e di repressione in cui vivevano gli omosessuali all’epoca. Anche se Leonardo non affrontò mai direttamente la sua sessualità nei suoi scritti (del resto, sarebbe stato impensabile), la sua vita e le sue relazioni parlano di una realtà più complessa e delicata di quanto si potrebbe immaginare.
Si dice che Leonardo non si sia mai sposato né abbia avuto rapporti documentati con donne, e i suoi rapporti più stretti furono con giovani apprendisti e assistenti, tra cui Gian Giacomo Caprotti, detto il “Salaì”, che entrò al suo servizio a soli dieci anni e rimase con lui per circa venticinque. Salaì era descritto da Leonardo come “un piccolo diavolo” per via del suo carattere ribelle e della sua propensione a mettersi nei guai. Nonostante i continui conflitti, Leonardo era affezionatissimo a lui, e Salaì divenne il suo modello per molte opere, inclusi disegni di giovani uomini dall’aspetto delicato e sensuale. Alcuni storici dell’arte vedono in questo legame una traccia della possibile omosessualità di Leonardo, poiché il loro rapporto andava oltre quello di semplice maestro e allievo.
Leonardo ebbe anche un altro giovane assistente, Francesco Melzi, che conobbe quando si trasferì a Milano sotto il patronato di Ludovico il Moro. Melzi era di una famiglia nobile, e sembra che Leonardo nutrisse per lui un affetto profondo e duraturo. Melzi non solo fu il suo discepolo più devoto, ma anche il suo erede e il custode dei suoi manoscritti e dei suoi appunti dopo la morte di Leonardo. A differenza del rapporto tumultuoso con Salaì, il legame con Melzi appare più tranquillo e forse più maturo, segnato da una stima reciproca e da un profondo affetto.
Nell’arte di Leonardo si può intravedere un’estetica del corpo maschile che sembra riflettere un fascino e un’attrazione per la bellezza giovanile. I suoi disegni di nudi maschili, spesso sensibili e delicati, vanno oltre la semplice osservazione anatomica; sembrano trasmettere una sorta di venerazione per la forma e la grazia del corpo umano maschile. Anche nella Battaglia di Anghiari, benché l’opera sia andata perduta, gli studi preparatori mostrano una particolare attenzione per l’intensità fisica e sensuale dei corpi dei soldati in lotta.
Leonardo probabilmente dovette vivere la sua sessualità in una costante contraddizione: un genio universale, acclamato e stimato dalle più potenti corti d’Europa, ma allo stesso tempo costretto a nascondere e a reprimere una parte fondamentale di sé per evitare il disonore e persino il pericolo di arresto. La sua vita ci mostra non solo un uomo di straordinario talento, ma anche una figura coraggiosa, che riuscì a ritagliarsi un’esistenza libera, anche in un’epoca di profondi pregiudizi e repressioni.
Il Leonardo che emerge da queste tracce storiche è un uomo profondamente umano, che trovava nella bellezza dell’arte e nella ricerca del sapere un modo per trascendere le limitazioni e le oppressioni del proprio tempo. E forse è proprio questa sua capacità di andare oltre i limiti della società che continua a renderlo una figura così affascinante e moderna.
Un aspetto che vale la pena approfondire è il modo in cui la sessualità di Leonardo da Vinci influenzò il suo lavoro artistico e scientifico, in particolare nel suo modo di rappresentare il corpo umano e nell'intensità delle sue relazioni con i giovani assistenti e modelli.
Per Leonardo, il corpo umano – e in particolare quello maschile – era un soggetto di studio costante, fonte di ispirazione artistica e di ricerca scientifica. I suoi disegni anatomici rivelano non solo una precisione incredibile, ma anche un’evidente ammirazione per la bellezza fisica e la complessità del corpo. Alcuni storici suggeriscono che, attraverso la dissezione dei corpi e i suoi studi anatomici, Leonardo cercasse di svelare un aspetto più profondo della natura umana, come se l’analisi della fisicità potesse rivelare anche un’intimità emotiva e spirituale. Il suo interesse per l’anatomia non era quindi solo tecnico, ma sembrava rispondere anche a una fascinazione per il corpo in sé, in tutte le sue forme e variabilità.
Alcuni dei suoi schizzi e disegni, che rappresentano giovani uomini in pose sensuali e rilassate, sembrano andare oltre la semplice esplorazione artistica. In particolare, i disegni di Salaì e di altri modelli maschili rivelano una dolcezza e una morbidezza che fanno pensare a un coinvolgimento affettivo e personale. Si ipotizza che Leonardo abbia utilizzato Salaì come modello per figure ambigue e quasi androgine, come il giovane San Giovanni Battista, ritratto con un sorriso enigmatico simile a quello della Monna Lisa, che lascia spazio a diverse interpretazioni: una figura spirituale e seducente allo stesso tempo. Questa fusione di sacro e profano, di sensualità e trascendenza, potrebbe riflettere il suo desiderio di esprimere una bellezza che travalica i generi e le convenzioni sociali.
Un altro dettaglio significativo è la scelta di Leonardo di non ritrarre mai scene erotiche o sessualmente esplicite, come invece facevano altri artisti del Rinascimento. Pur avendo un evidente interesse per la fisicità maschile, Leonardo preferiva lasciare che la sensualità si manifestasse in maniera sottile e ambigua, attraverso i dettagli e le espressioni piuttosto che con rappresentazioni dirette. Questo potrebbe riflettere un atteggiamento di discrezione e di autocontrollo, forse una forma di autodifesa in una società in cui l'omosessualità era perseguita. Leonardo creava quindi uno spazio simbolico, un linguaggio privato e codificato attraverso il quale esprimere il proprio mondo interiore, senza mai esporsi apertamente.
Anche la sua relazione con i suoi contemporanei e con gli allievi va letta in questo contesto. Pur essendo un uomo di grande intelligenza e carisma, Leonardo era conosciuto per il suo carattere solitario e riservato. Era circondato da giovani discepoli che vedevano in lui non solo un maestro, ma anche una figura carismatica e ispiratrice, quasi paterna, ma con una forte componente affettiva. Questa cerchia di giovani, con cui condivideva la vita quotidiana e i viaggi, era una sorta di “famiglia alternativa”, dove l’affetto e la complicità prendevano il posto dei legami sociali convenzionali.
Un altro elemento interessante riguarda il codice etico che Leonardo seguiva. Nei suoi scritti, non vi è alcun riferimento morale negativo verso la sessualità o le relazioni tra persone dello stesso sesso, un fatto insolito per l’epoca. Leonardo sembrava vivere la propria sessualità come una parte naturale della propria identità, in un equilibrio tra attrazione fisica e ammirazione estetica. Si può dire che la sua visione della sessualità fosse, per quei tempi, straordinariamente moderna: non un aspetto da reprimere o nascondere, ma una parte integrante della ricerca della bellezza e della verità.
Infine, si può notare che la stessa Firenze rinascimentale, pur rigorosa nelle leggi contro la sodomia, era anche una città in cui l’omosessualità maschile era piuttosto diffusa, al punto che esistevano persino reti di socializzazione tra uomini omosessuali. Questo ambiente complesso e ambiguo potrebbe aver permesso a Leonardo di vivere la propria sessualità in una sorta di equilibrio precario, tra il rischio di denuncia e una certa tolleranza, almeno in ambienti artistici e intellettuali.
In conclusione, l'omosessualità di Leonardo da Vinci non fu solo un aspetto nascosto della sua vita privata, ma sembra aver avuto un'influenza sottile e pervasiva sulla sua arte, sulle sue scelte di vita e sulla sua concezione della bellezza e della natura umana.
Per approfondire ancora, possiamo considerare il modo in cui Leonardo sembrava elaborare la propria identità sessuale attraverso una forma di “distacco” dal mondo convenzionale. Questo distacco si manifestava nella sua decisione di non legarsi mai a una famiglia o a un matrimonio, scelta già di per sé inusuale per un uomo del suo tempo. Leonardo sembrava preferire una vita di assoluta indipendenza, che gli permettesse di esplorare la sua arte e la sua scienza senza vincoli. È come se avesse cercato di vivere fuori dalle norme imposte dalla società, in una sorta di libertà intellettuale e affettiva che gli consentiva di seguire i propri desideri senza sottostare alle convenzioni.
Questa “libertà” è evidente anche nelle sue opere. In un certo senso, Leonardo evitava il confronto diretto con le strutture di potere e le norme morali, mantenendosi sempre su un piano simbolico e intellettuale che gli permetteva di esprimersi in modo più libero. Nei suoi disegni, nei suoi codici e nelle sue note, Leonardo sembra parlare un linguaggio personale e segreto, come se sentisse il bisogno di velare i propri pensieri e le proprie emozioni, creando un universo privato che solo lui poteva pienamente comprendere. Questo “codice” di espressione era probabilmente anche una forma di protezione: vivere la propria sessualità in maniera esplicita sarebbe stato troppo rischioso, ma l'arte gli permetteva di esprimere ciò che non poteva dichiarare apertamente.
Alcuni storici dell'arte hanno interpretato questo linguaggio velato anche come una sorta di "ritiro" spirituale. Leonardo era fortemente influenzato da idee neoplatoniche, che vedevano la bellezza e l’amore come manifestazioni di una verità superiore e universale, non limitata dalle distinzioni terrene di genere o orientamento sessuale. In questo senso, il suo fascino per la bellezza maschile non era solo un'attrazione fisica, ma una ricerca di quella perfezione ideale che si manifestava attraverso il corpo. I suoi disegni anatomici e le sue opere d’arte possono essere visti come una meditazione sull’ideale platonico dell’amore e della bellezza, che trascende le convenzioni sociali e si avvicina a una visione “divina” dell’essere umano.
Leonardo visse anche in un’epoca di grande ambiguità e fluidità sessuale nell'arte e nella letteratura. Le opere di molti artisti e poeti rinascimentali celebravano l'amore per giovani di entrambi i sessi, spesso nascondendo questi temi sotto metafore mitologiche e letterarie. Leonardo, pur non scrivendo mai in maniera esplicita di amore omosessuale, era chiaramente immerso in questo contesto culturale, e le sue opere sembrano risentire di questa sensibilità rinascimentale verso un’estetica che vedeva il corpo come un veicolo di bellezza universale, al di là delle distinzioni di genere.
Infine, è interessante notare come Leonardo continuasse a essere legato ai suoi giovani discepoli anche negli ultimi anni di vita. Dopo essersi trasferito in Francia, dove visse sotto il patronato di Francesco I, Leonardo portò con sé Francesco Melzi, il quale rimase con lui fino alla fine. Questo profondo legame è significativo, non solo per la devozione di Melzi, che ne fu l’erede spirituale, ma anche per il fatto che Leonardo trovò in lui una sorta di compagno fedele e silenzioso. Questo rapporto rifletteva probabilmente il desiderio di Leonardo di trovare un’affinità e una comprensione che non avrebbe potuto cercare nei legami familiari convenzionali.
In conclusione, l’omosessualità di Leonardo non fu mai proclamata apertamente, ma appare come una parte importante della sua identità, intrecciata con la sua arte e il suo modo di vedere il mondo. È come se avesse trovato, nella discrezione e nella complessità del suo linguaggio artistico, un modo per esprimere una verità intima senza esporsi. La sua vita ci offre un ritratto di un uomo che cercò di vivere con integrità e fedeltà alla propria natura, nonostante le pressioni di una società che non avrebbe mai potuto accettarlo pienamente per quello che era.
Un ulteriore aspetto da considerare è come l'omosessualità di Leonardo si intrecciò con il suo senso di isolamento e solitudine, qualcosa che lui stesso sembra aver coltivato. Nonostante fosse al centro della vita artistica del suo tempo, Leonardo era noto per essere un uomo riservato e, in molti casi, distaccato. Alcuni biografi suggeriscono che questo atteggiamento distaccato derivasse almeno in parte dalla necessità di proteggere una parte di sé che non poteva essere compresa o accettata dalla società in cui viveva.
Leonardo scelse di dedicarsi totalmente alla sua arte e alla sua ricerca scientifica, preferendo una vita di studio e introspezione piuttosto che relazioni sociali o sentimentali pubbliche. Questa scelta potrebbe essere stata, almeno in parte, una risposta alle pressioni sociali che lo circondavano, poiché il Rinascimento italiano, pur con la sua tolleranza sottile per certe ambiguità, restava comunque una cultura in cui l'omosessualità era stigmatizzata e perseguita dalla legge. È possibile che Leonardo avesse trovato, in questa apparente solitudine, una sorta di rifugio, una dimensione privata in cui poteva vivere la sua sessualità in modo discreto e personale.
È anche interessante come Leonardo fosse affascinato da figure androgine e ambigue. Nei suoi ritratti, come quello di San Giovanni Battista o addirittura la stessa Monna Lisa, possiamo vedere una delicatezza e una fluidità nei tratti che sembrano suggerire una bellezza senza tempo e senza genere. Questa attrazione per l'ambiguità sessuale potrebbe riflettere la sua stessa identità, percepita come non conforme e fuori dagli schemi tradizionali. La figura di San Giovanni Battista, con il suo sorriso enigmatico e il dito che punta verso l’alto, sembra quasi una manifestazione della sua idea di spiritualità, una bellezza che non appartiene né al mondo maschile né a quello femminile, ma che trascende i confini dei generi.
In un certo senso, l’arte di Leonardo può essere vista come una sublimazione dei suoi desideri e delle sue emozioni. Se non poteva esprimere apertamente il suo amore per i giovani uomini, allora lo faceva attraverso le sue opere, trasformando quella tensione interiore in qualcosa di universale. La bellezza ideale e l’armonia che cercava nel corpo umano erano forse il modo per riconciliare il suo desiderio e la sua sensibilità con un mondo che non era pronto a comprenderli.
Inoltre, molti critici hanno notato che Leonardo non lasciò nessun manifesto morale o filosofico sulla sessualità. Al contrario di molti suoi contemporanei, evitò di commentare pubblicamente temi che, all’epoca, erano spesso oggetto di discussione e di giudizio. La sua omosessualità, dunque, rimane implicita, celata tra le righe dei suoi disegni, dei suoi appunti e delle sue relazioni personali. È quasi come se Leonardo avesse costruito una "maschera" sociale fatta di discrezione, concentrandosi solo su ciò che poteva mostrare senza compromessi: la sua arte e il suo genio scientifico.
Infine, la sua vita può essere vista come una testimonianza della complessità delle identità sessuali in un’epoca in cui non esistevano categorie fisse come quelle a cui siamo abituati oggi. Leonardo era un uomo che viveva “oltre” le definizioni, non solo artisticamente ma anche nella sua identità personale. La sua sessualità non era un aspetto separato dalla sua creatività, ma anzi, ne era una componente integrale, una forza che alimentava la sua ricerca incessante di bellezza e di verità.
In conclusione, l’omosessualità di Leonardo è un aspetto che rimane avvolto nel mistero, ma è anche una chiave per comprendere il suo genio: la sua capacità di vedere la bellezza in tutto, senza limiti o pregiudizi, è forse il riflesso di una sensibilità che trovava nella diversità un’inesauribile fonte di ispirazione.
Per approfondire ulteriormente, possiamo esaminare come Leonardo da Vinci fosse, in un certo senso, parte di una rete sotterranea di artisti e intellettuali che condividevano una sensibilità simile alla sua, pur restando nell’ombra. Sebbene l'omosessualità fosse formalmente condannata, a Firenze – e più tardi a Milano – esisteva una sorta di “società alternativa” che permetteva agli uomini di incontrarsi e coltivare relazioni amicali o amorose senza attirare troppa attenzione. È probabile che Leonardo, che fu sempre discreto e cauto, abbia trovato conforto in questo ambiente, dove poteva essere compreso almeno da una piccola cerchia di individui affini.
Alcuni studiosi hanno proposto che Leonardo, pur non parlando mai apertamente di omosessualità, lasciasse intendere nei suoi appunti e nei suoi disegni una comprensione e un’accettazione della diversità sessuale che andava oltre le convenzioni. Nelle sue note, Leonardo esprime una visione della natura e della sessualità umana come parti inscindibili della bellezza del mondo, senza mai moralizzare o giudicare. Questa apertura mentale, che lo distingue dai suoi contemporanei, suggerisce una profonda empatia e una visione “umanistica” che abbracciava tutte le espressioni dell’amore e dell’attrazione, senza distinzioni nette o categorie rigide.
Anche la sua relazione con la religione e la spiritualità rifletteva questa ambiguità. Pur essendo un uomo profondamente curioso verso il mondo naturale e un investigatore razionale, Leonardo era affascinato dalla dimensione spirituale dell’arte e della bellezza. Alcuni studiosi ipotizzano che il suo interesse per figure come San Giovanni Battista – rappresentato spesso come un giovane androgino e attraente – riflettesse una fusione tra estetica e spiritualità, un simbolo di una bellezza “trascendente” che non apparteneva a nessun genere specifico.
Un altro punto interessante riguarda il ruolo di Salaì, il suo assistente e forse amante, che per quasi trent’anni rimase al suo fianco nonostante le loro numerose divergenze. Salaì era spesso descritto come un giovane bellissimo, dotato di fascino e personalità, ma anche noto per il suo carattere ribelle e le sue piccole trasgressioni. Leonardo, pur conoscendo i difetti del giovane, continuò a tenerlo vicino, concedendogli una libertà che a un altro avrebbe probabilmente negato. Questo suggerisce un legame affettivo profondo e complesso, forse una delle relazioni più significative della vita di Leonardo. Salaì fu anche il modello per molte delle figure maschili nei suoi disegni, compresi San Giovanni e forse persino la Monna Lisa, il che lascia intendere quanto Leonardo fosse affezionato a lui, nonostante la sua condotta talvolta irriverente.
Infine, è importante notare che Leonardo da Vinci visse in un’epoca in cui non esistevano ancora parole o concetti moderni per descrivere l’omosessualità come orientamento sessuale. Gli atti omosessuali erano visti principalmente come comportamenti, non come identità stabili e definite. Leonardo, quindi, non avrebbe pensato a se stesso in termini di “omosessuale” come lo intendiamo oggi. Tuttavia, il suo modo di vivere e la sua estetica ci raccontano di un uomo che cercava una bellezza pura, libera dai vincoli morali del suo tempo, e che forse trovava nelle sue relazioni con i giovani discepoli e nei suoi ritratti una forma di espressione di quel desiderio, che poteva manifestare solo in modo simbolico.
In questo senso, la vita di Leonardo ci offre uno sguardo unico su una sessualità vissuta in silenzio, ma che ha permeato profondamente la sua arte e il suo modo di osservare il mondo. La sua omosessualità, sebbene non dichiarata apertamente, sembra aver avuto un’influenza sotterranea e costante su molte delle sue scelte artistiche e personali, lasciando tracce indelebili nel suo lascito immortale.