sabato 2 novembre 2024

incombeva su di noi un'amarezza


Incombeva su di noi un’amarezza fatta di ferro e ruggine, come il silenzio di giostre abbandonate che una volta pulsavano di vita. Quanta ingenuità c’era nel nostro amore giovanile, quel genio sfrontato e inconsapevole, immune dalla visione della falce in agguato. Era come se la morte stessa non fosse ancora stata inventata.

E così, ci gettavamo dal culmine dell’ardore, precipitando nell’istante colmo di follia, quasi che il volo potesse redimerci e la caduta bastasse a completare il senso. La vita stessa si rivelava carnefice, già avvolta nell’ombra di una morte che si annida in ogni nascita, una lama pronta a sferzare.

Nel tuo sguardo, una scossa tellurica: uno strappo che scuoteva i pilastri dell’anima. E lì eravamo, come fontane barocche che vomitavano emozioni, simboli, e quelle parole sgorgavano irrefrenabili, gocce di marmi e ori in tumulto. Al futuro nemmeno osavamo volgere lo sguardo, tanto era denso di fosche presenze, come un presagio che s’agita nel crepuscolo. Eppure, forse proprio in quella penombra, ogni istante si accendeva, come fiamma fatua, intensa e vorace, consumandoci nella luce di un tempo già perduto.