sabato 21 giugno 2025

MODENA – GIUGNO IN MOSTRA: L'ARTE COME LABORATORIO VIVENTE DI IDEE, IMMAGINI, MACCHINE E MEMORIA.

Per tutto il mese di giugno, la città di Modena si trasforma in un campo di riflessione e stupore grazie a due mostre di ampio respiro, capaci di dialogare profondamente con il nostro presente. Due sedi diverse – Palazzo Santa Margherita e la Palazzina dei Giardini, con il supporto visionario del Museo della Figurina – ospitano due esposizioni complementari, ma radicalmente differenti: da un lato, l’indagine di Donato Piccolo sul pensiero meccanico, sull'intelligenza artificiale e sulla vita simulata; dall’altro, un viaggio visivo e critico nei paradisi perduti dell'immaginario collettivo, tra utopie dimenticate, icone svanite e tracce visive della nostra memoria condivisa.


“L’arte del pensiero meccanico”

Palazzo Santa Margherita – Corso Canalgrande 103
Una mente fatta di ferro e pensiero, emozione e movimento, elettricità e stupore

Donato Piccolo, artista italiano di punta nel campo dell’interazione tra arte e scienza, approda a Modena con un progetto ambizioso e perturbante. Il titolo della mostra, “L’arte del pensiero meccanico”, è già di per sé una provocazione: può una macchina pensare? E se sì, può anche sentire? Qual è il confine tra intelligenza naturale e intelligenza simulata, tra mente biologica e mente costruita?

Attraverso una serie di installazioni cinetiche, sculture interattive, oggetti che reagiscono al suono, alla luce, al respiro del visitatore, Donato Piccolo crea un ambiente immersivo, dove la tecnologia si fa quasi carne, dove le macchine sembrano osservare chi le osserva, elaborare reazioni, imitare l’errore umano.
L'artista costruisce una sorta di teatro neurologico post-umano, nel quale lo spettatore non può che sentirsi al contempo affascinato e destabilizzato. I corpi metallici si muovono come se fossero animati da uno spirito, ma quel "soffio vitale" è frutto di algoritmi, sensori e circuiti: eppure, ciò che appare è profondamente simile all’umano.

La mostra invita a una riflessione che non è mai puramente teorica, ma sensoriale, visiva, emotiva. Il rumore delle sculture, il tremolio delle strutture, le luci che pulsano seguendo segnali invisibili, tutto concorre a far sentire il visitatore dentro una nuova forma di natura: una natura post-organica, dove il pensiero non è più un’esclusiva dell’uomo.

Accanto al percorso espositivo, è previsto un programma di laboratori didattici, performance, talk e incontri con filosofi, scienziati, ingegneri e artisti, a costruire una piattaforma multidisciplinare che renda accessibile a tutti – anche ai bambini e ai non addetti ai lavori – il grande enigma del nostro tempo: l’intelligenza artificiale è solo uno specchio o una creatura che ci supera?
Piccolo non dà risposte, ma costruisce una narrazione visiva densa, provocatoria e seducente. La mostra si presenta così come una sinfonia di metallo e idea, dove il meccanico non è opposto al pensiero, ma ne è il suo amplificatore, la sua incarnazione futura.


“Paradise Lost”

Palazzina dei Giardini + Museo della Figurina
Un paradiso in frantumi: visioni, nostalgie, utopie e rovine nel tempo dell’immagine

Il secondo grande appuntamento si snoda tra due sedi apparentemente distanti per funzione e atmosfera: la suggestiva Palazzina dei Giardini, raffinata serra settecentesca trasformata in spazio espositivo contemporaneo, e il più intimo e meravigliosamente popolare Museo della Figurina, vero e proprio scrigno della cultura visiva effimera del Novecento.

La mostra si intitola “Paradise Lost”, citazione esplicita dal poema epico di John Milton, ma anche riferimento diretto alla sensazione diffusa, oggi più che mai, di aver perduto ogni luogo di purezza, ogni spazio ideale, ogni innocenza dell’immaginazione. Il paradiso – che sia religioso, infantile, erotico, tecnologico, estetico – appare nella mostra come un sogno frantumato, un ricordo in via di dissoluzione.

Il percorso si sviluppa come un’esplorazione visiva del concetto di “paradiso perduto”: dalle isole esotiche immaginate nei decenni passati alle copertine delle riviste di viaggio, dai grandi paesaggi della pittura romantica ai collage contemporanei che ricompongono, con ironia o malinconia, le promesse mai mantenute dell’Occidente.
La mostra è un viaggio nella memoria collettiva e nell’archivio del desiderio: si incontrano paradisi tropicali da cartolina, promesse pubblicitarie degli anni Sessanta, icone dello sport, visioni new age, ma anche paesaggi deturpati, sogni infranti, utopie tecnologiche finite in apocalisse.

Nel centro del percorso, la collezione del Museo della Figurina diventa strumento critico: dalle bustine Panini alle figurine Liebig, dalle cromolitografie ai piccoli santini profani del consumo, ogni oggetto è un frammento di un paradiso immaginato – e ora svanito. Un piccolo mondo che fa riflettere su come l’infanzia, l’immaginazione, la bellezza e la speranza siano diventate merce, e infine rovina.

Ma “Paradise Lost” non è solo nostalgia: è anche resistenza immaginativa. Le opere di artisti contemporanei (fotografi, videoartisti, installatori) dialogano con i materiali d’archivio per mostrare come sia ancora possibile inventare nuovi paradisi – magari imperfetti, queer, frammentari, non totalizzanti, ma vitali. È un invito a non smettere di immaginare, anche a partire dai resti.

Anche in questo caso, la mostra è accompagnata da un ricco calendario di eventi: proiezioni, laboratori creativi per bambini, incontri con artisti e studiosi dell’immaginario, percorsi educativi per le scuole e talk sui nuovi linguaggi visivi.


Le due mostre sono visitabili per tutta la durata del mese di giugno.
Maggiori informazioni su: www.galleriacivicadimodena.it
È previsto un catalogo per ciascuna esposizione, con testi critici e apparati iconografici.
Ingresso gratuito o ridotto per scuole, studenti, senior e gruppi organizzati.


Modena si conferma così come uno dei poli culturali più vivi del panorama italiano, in grado di offrire non solo bellezza, ma anche stimoli profondi e domande essenziali.
Che cos’è oggi un pensiero? Che cosa abbiamo perso, e che cosa possiamo ancora immaginare?
In un tempo che corre verso l’intelligenza artificiale e al tempo stesso cerca rifugio nel ricordo, queste due mostre rappresentano un’occasione unica per riflettere – attraverso l’arte – sul nostro passato, sul nostro presente e sulle mappe incerte del futuro.