martedì 12 agosto 2025

AL PRIMO VENTO LUMINATO


Guardate un po', nerìta questa cosa
fantastica carogna che appare,
può darsi e può darsi, in verità,
in tutte le disseminazioni
che il tempo sparge nel suo lungo corso.

Osservate bene questa materia
oscura che si presenta agli occhi
attoniti, può darsi che sia così,
può darsi che l'evidenza ci inganni
nella molteplicità dei sensi,
in tutte le disseminazioni
del significato che attraversa il tempo
come vento che porta via le foglie.

Le visite presentano all'anima
gli interni tremori di tutti gli altri
che mostrano i trasporti delle ragioni,
quelle visite inaspettate che giungono
e presentano alla vista turbata
i tremori segreti e più nascosti
di tutti gli altri esseri che vivono
in questo mondo di ombre e di luci.

Mostrano, rivelano alla mente
i trasporti appassionati e le ragioni,
le movenze sottili dell'intelletto
che cerca di comprendere il mistero
dell'esistenza e del suo significato.

È più scura, più scura delle altre,
giusto la metà del suo essere
è un viso rimestato all'alba chiara,
decisamente più scura e densa
di mistero profondo e di ombre,
solo la metà del suo essere
si manifesta alla luce del giorno.

È un viso tormentato, rimestato
dall'aurora che sorge nel cielo,
scompigliato dalle prime luci
che penetrano la notte profonda
e la dissolvono lentamente.

Avesse dovuta scendere la notte
come mantello pesante sull'anima,
salire le esitazioni ogni volta
che il cuore dubita del cammino,
avesse dovuta amministrare
la stessa stima con mano ferma
e "cada pure dal ramo, da sé"
dico questo con voce sicura,
lasciando che cada naturalmente.

Anticipo il dato che è: domenica,
giorno di riposo e di silenzio,
giorno sospeso nel tempo immobile
quando il mondo rallenta il suo passo
e tutto assume un ritmo diverso,
più lento e contemplativo.

Senza osare guardarli, i nostri corpi
mortali, quando nel momento stesso
della più piena differenza che ci separa
discorrevamo del limite estremo,
questi involucri di carne e sangue
che portiamo come fardello amaro.

Quando, proprio nel momento di massima
distanza che ci separava come abisso,
parlavamo insieme dell'estremo
confine dell'esistenza mortale,
di quel limite invalicabile
che segna ogni destino umano
con la sua presenza inesorabile.

I suoi rotti violini che si alzano,
innalzandosi un'intera invasione
di vecchie vocianti - coraggioso
e affranto, geme contro le assi,
quegli strumenti spezzati dalla vita
e dal dolore che non perdona mai.

Si innalzano verso l'alto come
un'invasione sonora che assale,
un assalto di vecchie voci
che gridano il passato perduto,
memorie che non vogliono tacere -
coraggioso eppure affranto insieme,
forte ma spezzato dal destino,
geme alle assi del pavimento,
si lamenta contro il legno duro
che sostiene ogni passo pesante.

Perplessi gli occhi che rimangono
confusi e smarriti davanti al mondo,
incapaci di decifrare il senso
di quanto vedono ogni giorno,
stupiti davanti al mistero
che si dispiega incessante.

C'è una parte riposata nella
rappresentazione del mondo amaro,
nel teatro dell'esistenza,
ma uno spasso crudelissimo
infligge tutte le notizie del dolore,
un divertimento spietato e amaro.

Impone con violenza le notizie
del giorno che feriscono l'anima,
tutte le informazioni che portano
dolore in ogni angolo del cuore
e tormentano la mente stanca.

"I boschi, tutti, sono già scuri"
questa voce che risuona nel vento
come un annuncio fatale che giunge,
come una profezia antica
che si compie inesorabile
nell'ora del tramonto.

D'oro come una pineta è l'illustre
guardiano che cela le tragedie,
leggero a coricarsi al mio fianco,
splendente come pineta illuminata
dal sole al tramonto dorato.

È l'illustre guardiano che veglia,
questa figura maestosa e solenne
che protegge ma cela, nasconde
delle tragedie antiche nel cuore,
dolori sepolti nel tempo passato,
leggero come piuma quando viene
a coricarsi al mio fianco nella notte,
compagno silenzioso dei miei
sogni inquieti e tormentati.