venerdì 1 agosto 2025

La musica dell’imprevisto: clinamen di Céleste Boursier-Mougenot alla Bourse de Commerce

Alla Bourse de Commerce di Parigi, uno degli spazi espositivi più affascinanti e visionari della città, clinamen di Céleste Boursier-Mougenot prende corpo e suono come un'opera che si sottrae alle convenzioni, sfidando la staticità dell’esposizione tradizionale. Presentata all’interno della programmazione della Pinault Collection fino al 2 settembre 2024, l’installazione invita il visitatore a immergersi in un’esperienza sensoriale sospesa tra acqua, porcellana, luce e musica, fondendo insieme scienza antica, natura e avanguardia sonora.

In un ambiente circolare — perfettamente in armonia con la planimetria della rotonda della Bourse — si estende una grande vasca d’acqua, apparentemente immobile. Sulla sua superficie, decine di ciotole di porcellana bianca galleggiano e si muovono lentamente, trasportate da deboli correnti invisibili. Ogni volta che due ciotole si urtano — un urto delicatissimo, fortuito — si sprigiona un suono: note limpide e cristalline, come tocchi di campane o vibrazioni di vetro, che si rincorrono nello spazio e lo trasformano in uno strumento musicale vivo. Il tutto avviene in assenza di alcun interprete umano, senza interventi esterni: il suono nasce dalla materia, dal tempo e dalla casualità.

A fondamento di questo dispositivo poetico e sensoriale vi è un concetto filosofico: il “clinamen”. Il termine, di origine latina, fu utilizzato dal poeta e filosofo romano Lucrezio nel De rerum natura per designare la deviazione minima, casuale e imprevedibile degli atomi nel vuoto. Secondo la visione epicurea del cosmo, è proprio questo scarto infinitesimale a rendere possibile l’incontro, la collisione, la formazione del mondo. In altre parole, il clinamen è ciò che rompe la rigida necessità meccanica dell’universo e introduce il principio di libertà, creatività e vita.

Boursier-Mougenot, artista noto per le sue installazioni sonore “naturali” e immersive, traduce questa astrazione in una partitura casuale ma piena di senso, affidata al linguaggio elementare dell’acqua e della ceramica. Non c’è regia, non c’è spartito, non c’è ripetizione. Ogni passaggio delle ciotole, ogni loro incontro, è un atto unico e irripetibile, che lo spettatore può solo cogliere nel momento in cui accade. Il pubblico si siede lungo il bordo della vasca, ascolta, guarda, contempla: è spettatore ma anche parte di un equilibrio fragile e in continua mutazione.

La cupola della Bourse, con la sua struttura trasparente, si riflette sulla superficie acquatica sottostante. L’effetto è di una duplicazione visiva, quasi vertiginosa: il cielo entra nell’acqua, la terra si solleva, l’alto e il basso si confondono. La luce cambia costantemente con le ore del giorno, amplificando la percezione di un’opera mai uguale a se stessa. L’installazione diventa una sorta di specchio cosmico, dove ogni elemento — la luce, il suono, la materia — partecipa a una danza silenziosa e continua. Nulla è fermo, ma tutto si muove in un ritmo lentissimo, che somiglia al respiro o alla deriva dei sogni.

La scelta della porcellana, materiale fragile e nobile, non è casuale. Essa amplifica la purezza del suono e ne fa risuonare la precarietà. Ogni impatto, seppur minimo, è un atto di grazia e rischio: le ciotole potrebbero infrangersi, eppure non lo fanno. Si toccano, si respingono, si cercano come atomi pensanti, o come esseri viventi in una danza priva di finalità, ma densa di bellezza.

Clinamen non è dunque un’opera da “guardare”, ma da attraversare con l’udito e con il tempo. Invita alla lentezza, all’attesa, all’ascolto. In un mondo dominato dalla velocità e dall’efficienza, la sua poetica dell’imprevisto si impone come un gesto di resistenza. Una musica che nasce dal caso e dalla materia, senza essere scritta, senza essere eseguita, ma solo vissuta.

Con questa installazione, Céleste Boursier-Mougenot, già noto per aver fatto “cantare” uccelli su chitarre elettriche o per aver fatto navigare mobili su piscine, firma una delle sue opere più essenziali e metafisiche. Clinamen è, in fondo, un laboratorio di percezione, dove il visitatore è chiamato a lasciarsi attraversare da ciò che non può controllare, e forse neppure comprendere del tutto. Un invito alla meraviglia e alla riflessione, nel cuore stesso della città e della materia.